Il Patto delle poltrone

Il Patto delle poltrone

Uno è a capo dell'Acer, uno è andato a comandare fra i marchigiani del Parco del Sasso Simone e Simoncello, un altro è presidente di Amir. Carriere e scranni dei padri nobili e delle menti del Patto civico per Gnassi.

Riccardo Fabbri alla presidenza di Acer. Lino Gobbi a capo del parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello. Alessandro Rapone alla guida di Amir. Manca qualcuno all’appello? I padri fondatori del Patto civico per Gnassi sono stati tre: Sergio Pizzolante (a lungo parlamentare della Repubblica, fino alla mancata rielezione dello scorso anno), Riccardo Fabbri e Lino Gobbi. Il primo di fede craxiana, approdato a Forza Italia e al Pdl e poi filo Pd e alleato di Gnassi, gli altri due di scuola Pci-Pds-Ds-Pd.

A costoro saranno forse fischiate le orecchie ieri sera fra le ore 22 e le 23. A chiamarli in causa nell’aula del consiglio comunale sono stati Luigi Camporesi (Obiettivo Civico – Vincere per Rimini) e Nicola Marcello (Forza Italia). A parlare del trio si è finiti seguendo il filo di Lepida e della seduta consiliare all’origine della mozione di sfiducia al presidente del consiglio comunale Sara Donati, respinta dalla maggioranza. “Il portavoce del Patto civico Alessandro Rapone alla presentazione della lista in occasione delle amministrative del 2016, disse che questa non nasceva allo scopo di occupare poltrone: ma Rapone è presidente di Amir, Riccardo Fabbri, fra gli strateghi della civica, persona molto in gamba per quanto ho potuto constatare, è alla presidenza di Acer…” ha attaccato Camporesi. E il compagno Lino?

“Colgo Camporesi impreparato perché non sa che poche settimane fa Lino Gobbi si è accaparrato la presidenza del Parco Simone e Simoncello, quindi tutti i promotori della civica il patto l’hanno rispettato nel prendere qualcosa”, ha detto Marcello.

Rapone, indicato da palazzo Garampi (che con Rimini Holding detiene oltre il 75% del capitale sociale di Amir) alla presidenza della azienda pubblica per la rete idrica, percepisce un compenso annuo di 30mila euro. Riccardo Fabbri dopo avere ricoperto a lungo il ruolo di capo di gabinetto dei presidenti della Provincia Nando Fabbri e Stefano Vitali, dal 1999 al 2014, poi una breve parentesi in Airiminum, si è andato a posizionare nell’Azienda Casa dell’Emilia Romagna nel 2016. Incamera 37.794 euro l’anno. Quello di Lino Gobbi è invece un colpo da maestri della cadrega. Sì, perché ha fatto le scarpe alla concorrenza marchigiana e ad aprile ha occupato lo scranno dell’Ente per il quale è in quota alla Provincia di Rimini (rimarrà in sella fino al 2024), che ha un peso specifico irrisorio nella comunità del parco. I marchigiani hanno una schiacciante maggioranza: la Regione Marche il 33,82% e il Comune di Carpegna col 18,93% da soli potrebbero dettare legge. Ma hanno deciso di farsi comandare da un riminese che porta in dote l’1%.

Quanto guadagna Lino Gobbi? La trasparenza non è sempre molto decifrabile. Sul sito istituzionale del parco si legge che “al Presidente spetta un’indennità pari al 20% dell’indennità di carica spettante ad un consigliere regionale delle Marche“. Ma non viene indicata la cifra. Andatevela a cercare voi l’indennità di un consigliere regionale. Secondo il direttore dell’Ente parco, Gianfranco Soriani, al quale ci siamo rivolti per avere lumi sull’ammontare della indennità, Gobbi percepisce intorno ai 17mila euro lordi all’anno, più eventuali rimborsi sulle trasferte legate alle missioni.

“I marchigiani si contendevano lo scettro dell’Ente parco, ma è arrivato uno più potente da Rimini e gliel’ha soffiato”, ha commentato Nicola Marcello. “Una chicca di quei geni che hanno partorito il Patto; secondo i criteri che l’allora portavoce di Patto civico aveva espresso, noi saremmo tutti arruffoni della politica e loro puritani, in realtà dietro la civica c’è una accozzaglia di gente proveniente dai partiti”.

L’unico a reagire fra i tre esponenti di Patto civico ieri in consiglio comunale, è stato Davide Frisoni. Lui che sulla questione mozione di sfiducia, pur affermando di non sentirsela di condannare la presidente Sara Donati per una sola scivolata, e definendo Lepida “un disservizio che non può essere sostenuto“, nella sostanza ha dato ragione alla minoranza (“non possiamo non considerare la verità dei fatti, che è quella nota e registrata”), ha rispedito le accuse di poltronificio ai mittenti: “Patto civico non è la lista della poltrone, e a parte il fatto che due dei citati (Fabbri e Gobbi, ndr) sono del Pd, si tratta di persone competenti, e Pizzolante ha fatto un ottimo lavoro”.

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