Il ponte di Verucchio rimarrà chiuso a lungo: disagi sulle spalle dei cittadini, ma chi paga i danni?

Il ponte di Verucchio rimarrà chiuso a lungo: disagi sulle spalle dei cittadini, ma chi paga i danni?

Nell'estate del 2018 il governo chiedeva di monitorare i ponti e quantificare gli interventi. La Provincia (proprietaria anche del ponte di Verucchio) rispondeva: qui tutto bene e tutto monitorato. Lo scorso maggio è crollata la briglia. E solo in seguito è partito l'incarico per tenere d'occhio il ponte. Il 21 novembre l'allarme sul "crollo", subito smentito. Ma il 4 dicembre è scattata la limitazione del traffico e il 20 la chiusura totale. Ora occorreranno dai 60 ai 90 giorni e molti milioni per riaprirlo al traffico. E con conseguenze drammatiche per chi vive e lavora in un territorio tagliato in due. Ma gli enti pubblici si sono preoccupati prima di questioni "private". Ecco quel che sta succedendo.

Agosto 2018: dal governo centrale, esattamente dal Provveditorato per le Opere Pubbliche del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, arriva a Regioni, Province e Comuni una comunicazione da non sottovalutare. Il 14 agosto è avvenuto il crollo del ponte Morandi, 43 persone hanno perso la vita. Come succede spesso in Italia, si cerca di correre ai ripari a disastro avvenuto. E così da Roma si chiede agli enti territoriali il “monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere di competenza” per “rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali”. Occorre “procedere con la massima urgenza all’avvio dello stato di conservazione delle opere infrastrutturali, viarie e non” e il ministero sollecita gli enti locali a “comunicare entro e non oltre il 30 agosto prossimo gli interventi necessari a rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza, corredando le segnalazioni di adeguate attestazioni tecniche (perizie, verbali di sopralluogo), indicazioni di priorità e stima indicativa dei costi”. A finire sotto la lente di ingrandimento sopratutto ponti e cavalcavia.

Nemmeno bici e pedoni possono attraversare il ponte

La Provincia di Rimini che fa? Riziero Santi polemizza col governo: “Si tratta di una follia puramente demagogica, se dal Governo non ci arriveranno le risorse, sarà solo una presa in giro per i cittadini”. E aggiunge: “Sono circa duecento i ponti e cavalcavia di cui quattro in zona Alta Valmarecchia che necessitano di interventi: per il ponte sulla strada provinciale 91 a Casteldeci, quello sulla provinciale 8 a Sant’Agata, a Molino di Bascio e Ca’ Moroncini a Pennabilli, faremo dei lavori per un importo di 500mila euro”. Ma non c’è “alcun allarme nel nostro territorio”. Ponte Verucchio sembra dormire sonni tranquilli per Santi, che comunque risponde al ministero.

Trascorrono i mesi. Il 13 maggio di quest’anno crolla la briglia a Ponte Verucchio. Si passa da “nessun allarme” alla agitazione massima. Ma che la briglia fosse in condizioni pessime era noto a tutti gli enti competenti e da molto tempo.
Il 21 maggio il Servizio politiche territoriali, lavori pubblici e mobilità di sistema della Provincia di Rimini, dà incarico ad alcuni tecnici per “tenere sotto controllo e monitorare lo stato complessivo del ponte, nonché effettuare degli studi approfonditi per determinare le attuali effettive capacità di risposta alle sollecitazioni della struttura nel suo insieme”.

Lavori ai piloni del ponte questa mattina

Trascorro altri lungi mesi e si arriva a novembre. Il 21 circola il famoso audio che parla di una ispezione effettuata ai piloni del ponte e che “lo chiuderanno” perché “a rischio crollo”. Amministrazione comunale di Verucchio e Provincia di Rimini smentiscono, affermando, rispettivamente: “Ad oggi non ci sono motivi per ipotizzare una chiusura alla circolazione, né tanto meno per prevedere il crollo immediato” e “quel ponte è stato sottoposto a intervento sulla briglia, abbiamo una pratica aperta con la Regione per un finanziamento per un ulteriore intervento di tutela del ponte. E’ costante l’attività di monitoraggio e di prevenzione”. Tutto bene, insomma. O no?

E’ il 4 dicembre, due settimane dopo quello che la Provincia definisce “procurato allarme”, e l’ente di via Dario Campana annuncia il senso unico alternato e il divieto di transito ai mezzi di peso superiore alle 40 tonnellate. Non è finita. Il 20 dicembre scatta la chiusura totale. Per allerta meteo arancione, si dice, salvo precisare pochi giorni dopo che “il ponte di Verucchio non è nelle condizioni di tornare operativo in alcun modo nel breve periodo”. Viene da ridere anche al consigliere regionale del Pd Giorgio Pruccoli, che a Bologna fa parte della Commissione III Territorio, Ambiente, Mobilità: con una interrogazione chiede che venga fatta chiarezza sulle chiusure, prima parziale e poi totale e, si domanda, se il problema – come sostengono i tecnici – è dovuto principalmente alle due faglie che si avvicinano, “gli enti preposti ci aiutino a comprendere: quando piove le due faglie in questione si avvicinano di più? Perché il ponte viene chiuso in corrispondenza delle perturbazioni in transito sul bacino del Marecchia?”. Pare di cogliere una leggera ironia.

Il ponte è entrato in crisi non per cause legate al fiume ma perché, e questo lo possiamo affermare in base ai testi di geologia, i sassi di Torriana e Verucchio si avvicinano sempre di più e avviene una sorta di “accartocciamento” delle traverse che poggiano sui piloni. Il “gioco” fra le traverse col passare degli anni diminuisce e da qui nasce il problema”, spiega il prof. Riccardo Santolini, riminese, docente di ecologia all’università di Urbino, coordinatore del tavolo tecnico del Contratto di fiume del Marecchia, presidente per l’Emilia Romagna dell’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica. Quindi sarebbe questa la causa da aggredire per rimettere in sicurezza il ponte, insieme ad un altro intervento: “Incamiciare le pile scoperte del ponte col cemento armato e proteggerle adeguatamente”. Secondo Santolini i mali del fiume vanno poi affrontati adeguatamente ma anche separatamente: “L’unica connessione fra i due problemi (ponte e fiume) è quella dei piloni scoperti”, precisa. “Ma tutto il tema della briglia e delle derivazioni (Consorzio/Centrale idroelettrica) sono un’altra partita, mentre si spendono soldi pubblici, oltre 2 milioni di euro, per questi interventi che definirei a beneficio privato, e a mio parere la briglia ha accelerato l’erosione perché ha interrotto il profilo di equilibrio del fiume. Mi chiedo perché si debbano spendere soldi pubblici per questo mentre l’urgenza avrebbe dovuto essere quella si affrontare e risolvere la questione del ponte, senza arrivare all’emergenza attuale“.
Si diceva del Contratto di fiume del Marecchia, che coinvolge Regione, Provincia, Comune di Rimini e dieci Comuni della Valmarecchia, insieme a tutti gli enti tecnici (Consorzio di Bonifica, Autorità di Bacino, Arpae, ecc.), e che sulla carta dovrebbe avere voce in capitolo su quel che sta accadendo al ponte ora invalicabile. Sulla carta, perché per il momento rimane del tutto escluso in quanto “l’Unione dei Comuni della Valmarecchia, organismo amministrativo legittimato a gestire l’operatività del Contratto di fiume, non lo ha reso operativo”.

Insomma, su ponte Verucchio l’impressione è che il problema non sia stato affrontato con la dovuta tempestività e organicità. E adesso? Stamattina sopra il ponte e sotto c’erano una quantità di tecnici e operai al lavoro. Cosa sta succedendo? L’abbiamo chiesto al presidente della Provincia Riziero Santi: “Questa mattina sono iniziati i lavori per fare in modo che il ponte possa riaprire il prima possibile, in primis quello più importante è togliere la pressione sulla “spalla” di Verucchio col taglio del giunto e una ditta sta verificando sul posto il tipo di intervento e la contestuale realizzazione. Per la difesa del secondo pilone è prevista la gettata il prossimo martedì”. Più o meno quali tempi prevedete per riaprire il ponte? “Al momento non posso essere preciso sui tempi perché siamo in attesa che la ditta che sta sondando la situazione per fare l’intervento del taglio ci fornisca notizie. Per non prendere in giro la gente, direi che abbiamo bisogno di 60-90 giorni, ma stiamo valutando dentro questo periodo la possibilità di essere ancora più veloci, considerato che ci sono già quattro ditte sul posto”. E comunque bisognerà incrociare le dita dal punto di vista meteorologico. La spesa? Qui le incertezze sono ancora maggiori perché alcune opere importanti (come il taglio del giunto), i carotaggi e altro, non sono stati ancora quantificati. Ma si parla di qualche milione di euro per recuperare il ponte così com’è. Costruirlo nuovo avrebbe costi di tutt’altra natura “e al momento questa ipotesi è stata scartata”, dice Santi. Comunque non sarà finita qui perché “stiamo già valutando gli interventi strutturali definitivi che seguiranno”.

Santi è convinto che la Provincia non abbia perso tempo. “Da quando sono diventato presidente, un anno fa, immediatamente abbiamo programmato la valutazione dei ponti, prima con un pacchetto di 30 ponti e intervenendo su 4, poi con un altro pacchetto di ulteriori 30 ponti e fra questi c’era anche ponte Verucchio, ma nel frattempo c’è stato il crollo della briglia… costringendoci a determinare nell’arco di qualche settimana la decisione sul tipo di intervento da fare. Un paio di piene del fiume hanno portato a scoprire i pali sotto i piloni fino a 2 metri e mezzo, e l’allerta arancione ci ha fatto decidere di chiuderlo, considerate le concause che si sono verificate a livello di erosione e di problematica relativa al ponte”. Ma è lecito sollevare dubbi: perché si è atteso il crollo della briglia, in condizioni pessime da molti anni? Perché si è atteso che si sommasse questo problema con quello dei giunti, anch’esso ben conosciuto?

Morale: saranno i cittadini a farne le spese. Sessanta o novanta giorni di chiusura sarebbero tantissimi. Tali da mettere in ginocchio la Valmarecchia. Alla riapertura delle scuole si avrà il primo test. Ma Santi risponde così: “Io devo garantire la sicurezza, si leggono notizie di ponti e intonaci che crollano in giro per l’Italia, ma noi non siamo messi così; una cosa è il disagio da gestire in 60 giorni e una cosa è il pericolo per i cittadini. E lo gestiremo. Questa sera vado a Torriana all’incontro pubblico con la popolazione, domani sera alla assemblea per la class action, e andrò a dire: io sono dalla vostra stessa parte e voglio occuparmene a viso aperto con voi. A me interessa aprire il ponte in sicurezza”. Ai cittadini interessava di più non arrivare alla chiusura. “Entro 48 ore conto di poter comunicare tempi e modalità di riapertura del ponte”, assicurava il 30 dicembre il presidente della Provincia. Oggi è il 2 gennaio e la comunicazione ufficiale non c’è.

Nicola Marcello

Di altro avviso il capolista di Forza Italia alle regionali, Nicola Marcello, a sostegno della candidata presidente Lucia Borgonzoni: “Provincia, Contratto di Fiume, Consorzio di Bonifica e Regione Emilia Romagna, attori protagonisti di questa brutta vicenda, sono tutti della stessa ‘parrocchia’ politica.  Fino a 20 giorni fa dicevano che tutto andava bene pur avendo speso nel tempo più 2 milioni di euro per opere rivelatesi inutili. Nessuno della maggioranza PD e pseudo-civici aveva mai valutato l’importanza capitale di questo snodo viario. Esso rappresenta il passaggio non solo di tanti lavoratori della Valmarecchia ma anche di molti frontalieri che lavorano da anni nella confinante San Marino. Notevole è anche il transito di mezzi pesanti che evitano la ormai “impercorribile” Marecchiese di cui nel mio programma elettorale pubblicato già un mese fa, chiedo la sostituzione o meglio una strada a scorrimento veloce che colleghi il Montefeltro con un terzo casello autostradale nei pressi della Fiera. Tra pochi giorni si torna a scuola ed al lavoro a tempo pieno, immaginate che caos e che disagi. Pensate solo ai tanti ragazzini di Poggio Torriana che vanno a scuola a Verucchio, ai tanti lavoratori frontalieri delle zone di Gualdicciolo ed Acquaviva ed alle tante attività commerciali presenti proprio lungo la strada. Tanti dovranno fare circa 20 Km, andando a sovraccaricare il ponte della Trasversale Marecchia e tutto il centro di Corpolo’ e Villa Verucchio già al collasso per un traffico veicolare di circa 15mila mezzi al giorno (secondo dati della Regione). E le attività commerciali ed artigianali della zona per mancanza di clienti rischiano la chiusura a breve. Per un ponte costruito nel 1974 e senza, pare, la capacità di contenere la spinta degli argini laterali, le segnalazioni alla Regione di dissesto sono cominciate prima del 2005 ad opera dell’allora consigliere regionale Lombardi.”

Conclude Marcello: “Tutto viene rimpallato tra i vari Enti gestori, si continuano a sperperare soldi per fare protezioni, argini, briglie di contenimento fino agli 850mila euro preelettorali del marzo 2019 pur di lasciare il Pd al potere. Nonostante alcune interpellanze consiliari nel comune di Verucchio, tutto tace fino alle piene di dicembre ed alla chiusura definitiva del 20 dicembre. La prossima settimana in Senato la capogruppo di Forza Italia Bernini ed il senatore Barboni porteranno il tutto all’attenzione del Governo per chiedere lo “stato di calamità naturale” e fondi straordinari per una imminente riapertura del ponte e, come sostegno alle comunità colpite, verranno chiesti sgravi fiscali, stop alle tasse nazionali e locali, sussidi per chi perde lavoro. In Regione lotterò perché opere di dissesto idrogeologico come questa non vengano sottovalutate e per il Ponte di Santa Maria Maddalena da mettere in sicurezza ed al riparo subito prima di correre a interventi urgenti”.

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