Il Ponte(fice) diocesano spara sul sindaco di Riccione: i vertici della Curia vogliono l’accattonaggio?

Il Ponte(fice) diocesano spara sul sindaco di Riccione: i vertici della Curia vogliono l’accattonaggio?

"Faccio della fede un motivo contaminante del mio essere e della mia amministrazione”. Così disse di sé Renata Tosi. Per ricambiarla di tanta cattolica testimonianza il settimanale della Diocesi e nientemeno che il vicario generale, le fanno un attacco diretto. Scambiando gli accattoni molesti e minacciosi per i poveri. Buon Natale.

Il Ponte, settimanale diocesano, ha pensato bene, sotto Natale e forse per dare concretezza all’appello del vescovo ad accogliere i poveri, di creare il caso.
Addirittura fa fuoco sulla sindaca riccionese – che di sé disse “faccio della fede un motivo contaminante del mio essere e della mia amministrazione” – con una doppia canna (quando con altri sindaci, e per ben più seria casistica, utilizza il fucile a tappi): spara il vicario don Maurizio Fabbri e spara il direttore del Ponte don Giovanni Tonelli. Perché tanto impegno? Nella Chiesa di Francesco hanno aperto la caccia anche al sindaco cattolico? I due se la prendono con l’ordinanza sindacale dello scorso novembre che vieta “accattonaggio e mendicità molesta durante le festività natalizie”. E’ questa associazione, mendicante-Natale, che deve aver fatto perdere la bussola ai due sacerdoti.

Idee poche e confuse. Dice il direttore del Ponte che “l’elemosina per strada non è la mia preferita”, ma poi difende l’elemosina perché non può essere considerata “una questione di decoro urbano”. Secondo il vicario, invece, siccome mons. Lambiasi ha invitato le famiglie ad aprire le porte delle loro case ai poveri “per renderci conto della persona che abbiamo davanti, conoscere la sua vita”, ergo l’ordinanza della Tosi esprime un punto di vista opposto a quello del vescovo.
A parte che vescovo e sindaco hanno due “ruoli” ben diversi fra loro, e non bisognerebbe fare confusione al riguardo, che c’entra la modalità dell’accattonaggio con l’incontro e la conoscenza della vita chi ti si para davanti, spesso con insistenza e una certa pretesa, sulla pubblica via, solo per ottenere qualche euro? Trattare da persona l’accattone, come suggerisce il vicario della Diocesi, equivale a corrispondere tout court alla sua richiesta? Dietro l’accattone si nascondono spesso organizzazioni criminali che li sfruttano. Dovrebbe saperlo bene la Chiesa che dispone di una rodatissima ed efficiente macchina di aiuto ai poveri che si chiama Caritas.

Applicare all’accattone l’evangelica mano tesa ai poveri (come ha fatto nei giorni scorsi don Antonio Moro, parroco di San Martino a Riccione, anche lui impegnato a cimentarsi sulla stessa ordinanza: “Non possiamo criminalizzare i poveri e i bisognosi”), che oggi si è trasformata un po’ in ideologia buonista, molto alla moda, è un grave errore. Anche perché l’ordinanza sindacale riccionese non è un “Daspo contro i barboni” (come si legge oggi sul Carlino) ma qualcosa di molto più definito e specifico. Leggiamo: “su tutto il territorio comunale, è vietata qualsiasi forma di accattonaggio, con modalità minacciose, ostinate e insistenti, ovvero con animali o altri comportamenti tesi a suscitare sentimenti di pietà e stimolare l’offerta di denaro, anche senza esplicita richiesta, ovvero con travestimenti anch’essi atti a stimolare, con comportamenti invasivi, l’offerta di denaro, rendendo così difficoltoso il libero utilizzo, la fruizione e l’acceso alle aree e spazi pubblici; e “su tutto il territorio comunale è vietata qualsiasi forma di accattonaggio, la mendicità, ancorché non molesti, bivacchi o utilizzo improprio di beni pubblici (fontane, panchine, e similari), quando rechino intralcio alla circolazione o alla regolare fruizione e al decoro degli spazi e luoghi pubblici e aperti al pubblico, con particolare attenzione in relazione alla Zona a Traffico Limitato e alla zona turistica“.

E allora non c’entra nulla non solo il Daspo contro i barboni ma nemmeno la levata di scudi del Ponte(fice) diocesano.

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