Il Talete di Covignano scende in città con una food hall felliniana

Il Talete di Covignano scende in città con una food hall felliniana

Si chiamerà Amarcord. Ad ogni ora si potrà trovare qualcosa da gustare, dalla colazione alla cena, passando per la merenda e l'aperitivo. Salumi, carne, pesce, piada, gelato. Tutto e realizzato con grande specializzazione.

Da uno che imbottiglia il principio di tutte le cose, l’arché del cosmo, e lo vende in mezzo mondo, a partire dalla superpotenza a stelle e strisce, c’è da aspettarsi di tutto. Il Talete di Covignano si chiama Rino Mini (nella foto). E’ il filosofo dell’acqua.
Qui non c’è nulla di artificiale. In tempi di eterologa, l’unica fecondazione assistita in vitro, anzi in bottiglia, che si pratica alla Galvanina, è quella con l’inseminazione di succhi naturali nell’elemento primordiale che sgorga dalla cima Paradiso (un nome un programma), San Lorenzo Monte. Dalle banche del succo nascono i fruit drink.
La storia di quest’uomo, che prima di approdare alla guida dell’azienda di famiglia studiava da ufficiale di Marina (l’acqua l’ha accompagnato sempre e dunque un destino dovrà pur esserci), racconta che il lavoro paga e la dedizione all’impresa dà frutti generosi. In un’economia ancora gravemente anemica e dentro un’Italia e un’Europa abuliche più che mai, trovarsi davanti Rino Mini è come toccare con mano che c’è ancora chi scoppia di salute e ne va giustamente fiero.
Senza poltrone (“non ho tempo e quello che faccio voglio farlo bene”) in associazioni di categoria, banche e men che meno nella politica (“a me i partiti vanno bene tutti purché facciano l’interesse del territorio”), e anche questo nella Rimini delle cariche “diffuse” lo rende una specie di marziano, trascorre le sue giornate in via della Torretta, fra bottiglie esposte ovunque e meritatamente esibite come trofei: “Passo qui dalle 20 alle 22 ore al giorno”, ammette candidamente. “Dedico la vita a questa impresa di famiglia, siamo alla quarta generazione e voglio sperare che ce ne siano tante altre ancora. Credo ci sia molto spazio al mondo per chi produce bene e per chi ha passione e volontà”.
Se gli chiedete quale impatto abbia avuto la crisi sulla Galvanina, la risposta è questa: “Nessuno, se non quello di dover lavorare di più per fare attenzione al credito, ma in termini di volumi e produzione non ne abbiamo risentito per niente, anzi, quest’anno siamo in crescita del 30%”. Grazie al mercato estero, certo, ma – tiene a puntualizzare – “anche grazie al mercato italiano, dove abbiamo seguito la politica della nicchia e dei prodotti di grande eccellenza, diventando gli unici produttori di bevande bio di qualità ineccepibile, scelte che prima o poi pagano”.
Ora ha deciso di incastonare un’altra creatura nel suo impero fatto di beverage e ristorazione. “Si chiamerà Amarcord e sarà una food hall per i riminesi e i turisti”, spiega Mini a Rimini 2.0. Manca poco per vederla in funzione per la gioia dei ghiottoni e sorgerà a Rimini nella proprietà della Confraternita di San Girolamo, in via Dante. Uno dei luoghi più belli del centro storico e da tempo in attesa di una idea vincente. “Ad ogni ora si potrà trovare qualcosa da gustare, dalla colazione alla cena, passando per la merenda e l’aperitivo. Salumi, carne, pesce, piada, gelato. Tutto e realizzato con grande specializzazione. Utilizzeremo interamente la struttura esistente, compresa l’ex sede dei Crabs, che ospiterà punti di esposizione dei prodotti”. L’apertura? “Se sono ottimista dico novembre, al più tardi dicembre. Funzionerà 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno”. Per il prossimo Natale Amarcord dovrebbe essere aperto, insomma.
Intanto per settembre (dal 5 al 7) Rino Mini sta preparando la quattordicesima edizione del Festival della Cucina italiana, la seconda con la sua gestione (insieme a La Madia) e la prima interamente sulle sue spalle. Nel parco terme della Galvanina, chiama a raccolta il meglio dell’enogastronomia dello stivale (cibo di strada, pasta, chianina toscana, pizza, scuola di cucina, vini, acqua termale dell’antica fonte romana e tanto di più) e un concentrato di chef stellati che messi assieme formano la costellazione più golosa del pianeta.
“La seconda edizione sarà un bel biglietto da visita per la nostra città perché portare a Rimini contemporaneamente Gualtiero Marchesi, Cracco, Vissani, Gino Angelini, costituisce un evento – a porte aperte fra l’altro, che non costa nulla venirlo a visitare – unico. Senza contare le ricadute in termini turistici. Portiamo migliaia di persone che dormiranno negli alberghi di Rimini, con ospiti importanti. Le aziende partecipanti al festival portano centinaia e centinaia di pernottamenti”.
E qui la filosofia Mini si esprime compiutamente. “Quello che Galvanina sta cercando di realizzare in questo territorio è un distretto del food e beverage di eccellenza. Con un duplice obiettivo: valorizzare le aziende vitivinicole che guadagnano tre bicchieri e la ristorazione storica riminese che va dalla tagliatella alla piadina, ormai dei miti. E non far spegnere il colle di Covignano. Io potrei anche fregarmene perché vendo il mio prodotto in tutto il mondo, invece vorrei dar vita ad un polo di attrazione in grado di catturare l’interesse non solo del riminese, ma del turista, del buyer della grande distribuzione e così via. Il festival non a caso l’abbiamo portato qui mentre prima era itinerante in giro per l’Italia”.
Per fare questo Mini ha messo a punto un piano di riqualificazione che parte dalla Galvanina: “Dopo l’estate presenterò in Comune un progetto ambizioso che comprende tutta la nostra proprietà, non solo l’industria ma anche i parcheggi, il parco delle terme, il Pomod’Oro, per far nascere un’isola bio, esemplare anche a livello paesaggistico. Utilizzeremo infatti materiali come legno, ferro, pietra, vetro. E all’interno ci saranno tutte le nuove discipline del wellness, per il benessere e la cura del corpo, compresa una ristorazione innovativa: al vapore, erbe, pesce del nostro mare e altro. Sulla carta è già ultimato, stiamo vedendo gli ultimi piccoli dettagli tecnici”.
Interessa una superficie di 20 ettari circa e anche l’investimento sarà importante. “Se vogliamo continuare a produrre in Italia dobbiamo guardare a questo, altrimenti molto meglio andare all’estero, come hanno fatto altre aziende riminesi. A noi non interessa rimanere in questo territorio se diventa dequalificato e dequalificante. Dequalificato lo è già, per la verità, nel senso che sono morte molte strutture storiche, a partire dal Paradiso. Ne sono nate altre che non hanno avuto successo e che hanno portato brutta gente e brutti giri, e quando il territorio non è più gestito da nessuno diventa malavitoso, prendono piede lo spaccio, la prostituzione e poi furti, rapine, addirittura sequestri. Fino all’omicidio del taxista… Perché questo non avvenga bisogna che la vita ritorni su questo colle”.
A chi amministra la cosa pubblica, Mini chiede meno burocrazia e più passione per il bene comune. “La costa romagnola è stata un modello, con un’offerta di posti letto, ristoranti, ospitalità, stabilimenti balneari che nessuna città al mondo possiede, in proporzione, a livelli così alti. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata però la capacità del pubblico di prendere sotto braccio gli imprenditori e camminare insieme a loro sviluppando progetti significativi. Gli imprenditori sono stati lasciati soli, qualsiasi cosa chiedessero non è stata fatta, basta vedere l’immobilismo che caratterizza la spiaggia e la zona turistica. Burocrazia e individualismo hanno bloccato Rimini. Fare gioco di squadra nell’ospitalità e nella ristorazione, anche per abbattere i costi di gestione e puntare alla qualità, è un’esigenza non più rinviabile. Altrimenti non avremo vita lunga. Spero che a Rimini spunti qualcuno che si metta a lavorare con questa prospettiva. Oggi solo l’innovazione paga”.

Un impero da 40 milioni di fatturato

Oltre 100 milioni di bottiglie prodotte all’anno, il 92% del fatturato (attorno ai 40 milioni di euro) realizzato all’estero, di cui il 60% in America e poi Australia, Giappone, Corea del Sud, Europa. Oggi è presente in tutti i continenti. Anche in Russia, peraltro senza pagare le conseguenze dell’embargo, perché assieme al cibo per i bambini, il beverage non viene colpito dal provvedimento.
Azienda leader in Romagna, anche a Rimini la Galvanina copre una fetta di mercato fra il 40 e 50%. Nella classifica delle aziende produttrici di acqua si colloca fra le prime otto, subito dietro a colossi multinazionali come il gruppo San Pellegrino, San Benedetto, Ferrarelle, Uliveto, Rocchetta, … “E subito dopo ci siamo noi perché siamo un po’ il mostro sacro della qualità, nel senso che il risultato ci deriva solo dalla eccellenza perseguita in tutto quello che facciamo uscire dal nostro stabilimento”, dice Mini. Dai contenitori (bottiglie studiate appositamente per sopportare lo stress da esportazione, riciclabili al 100% ma con l’effetto barriera per evitare che si perda l’anidride carbonica) al contenuto.
Ha acquistato pure la fonte Val di Meti, ad Apecchio, e se si contano un po’ tutte le attività che sono gestite direttamente o in partnership, dà lavoro a qualche centinaio di dipendenti.
A proposito di partnership. Col Molino Spadoni, Saclà, e per suo conto con la società di ristorazione “Fattoria Pomod’Oro” (un terzo ciascuno), ha creato “Amici per la tavola” che intende farsi notare nella gastronomia di qualità a livello nazionale e oltre. “Sta per partire un primo spazio all’interno della Rinascente a Cagliari: pizza, piatti tipici romagnoli e il meglio della tradizione culinaria italiana. Aprirà il 26 settembre”. In loco sono già ben noti il “Pomod’Oro” di Covignano e “Pomod’Oro Beach” di Riccione, poi ha messo le mani anche nel ristorante “La Frasca” di Milano Marittima, ed ha aperto la prima frutteria a Mirabilandia insieme ad Almaverde Bio (di cui Galvanina è entrata a far parte nel 2011).

COMMENTI

DISQUS: 0