Il velo integrale difeso dall’islamica del PD e tutte le contraddizioni dell’assessore Fussi

Il velo integrale difeso dall’islamica del PD e tutte le contraddizioni dell’assessore Fussi

L’assessore Pamela Fussi si contraddice nel giro di una settimana e viene smentita due volte perfino da Sumaya Abdel Qader, l’autrice islamica del libro che la stessa Fussi ha letto nelle scuole elementari di Santarcangelo all’interno del progetto “Oltre il velo”. A proposito di velo, Sumaya Abdel Qader difese dal bando quello integrale, il niqab.

Eravamo rimasti ai legami dei suoi genitori, di suo marito e dei suoi amici attivisti con i Fratelli Musulmani. Poi abbiamo spulciato nel suo curriculum e ci siamo imbattuti nei suoi legami con (la FIOE), l’espressione europea di questa organizzazione islamista. Ma c’è ancora tanto da dire su Sumaya Abdel Qader, l’islamica del PD letta nelle scuole elementari, al centro del progetto “Oltre il velo”, organizzato dall’amministrazione comunale di Santarcangelo e di cui abbiamo parlato a lungo sulle pagine di Rimini 2.0.



Altro che “Oltre il velo”. Bisognerebbe proprio soffermarsi sulle idee di Sumaya a proposito del velo. Non tanto su quello chiamato “Hijab” che indossa lei e che lascia scoperto il volto. Mi riferisco proprio alla sua opinione sul velo integrale, quello che simboleggia proprio l’oppressione nei confronti della donna e l’integralismo islamico. Esistono due veli di questo genere, molto simili e abbastanza celebri: il burqa e il niqab. Il burqa è la prigione che copre la donna dalla testa ai piedi. Una gabbia che non risparmia nemmeno gli occhi, che rimangono nascosti dietro ad una retina. Mentre il niqab è pressoché identico al burqa, con la differenza che al posto della retina, si trova una fessura di qualche centimetro che lascia scoperti esclusivamente gli occhi. Entrambi i veli, ovviamente, non consentono il riconoscimento facciale della persona e per questo sono un ostacolo alla tutela della sicurezza pubblica, oltre ad essere uno strumento di violenza “culturale” inaudita.



Fatta questa premessa, è bene informare tutti del fatto che Sumaya Abdel Qader, spacciata come modello d’integrazione ai bambini delle scuole elementari, in un suo intervento presente ancora su Youtube, ha affermato: “Non si può essere costretti a non portare il velo o il Niqab”. Traduco: per Sumaya, il niqab, che copre integralmente la donna come se fosse immersa in un sacchetto della spazzatura, non va assolutamente vietato. Dal canto suo, non permettere di portarlo nelle nostre strade, si tratterebbe di una “costrizione”. Strano senso di sicurezza pubblica, di valore della donna e di percezione geografica (siamo in Occidente), non trovate? Alla faccia dell’integrazione. Integrazione che del resto non è mai interessata a Sumaya, ma capirete presto perché. 



Pamela Fussi, assessore di Santarcangelo che di fatto si è intestata il progetto “Oltre il Velo” e ha propagandato il libro di Sumaya Abdel Qader nelle scuole clementine, si è smentita da sola, con un’affermazione contrastante rispetto alla precedente, nel giro di una settimana. 



Il 20 ottobre sul sito del Comune di Santarcangelo, riferendosi al progetto “Oltre il velo”, l’assessore Fussi aveva affermato: “Questa iniziativa nasce in modo del tutto spontaneo dalla proposta di Fatima, che incontrandomi qualche mese fa, ha espresso il desiderio di far conoscere l’esperienza e il punto di vista delle donne che scelgono di portare il velo”.



Il 27 ottobre, sulle colonne del Resto del Carlino si contraddice dicendo: “Le storie che sono state lette ai bambini a scuola per l’iniziativa Oltre il velo erano storie di integrazione e solidarietà. Non avevano nulla a che fare con la religione o con il velo come simbolo religioso”.



Quindi, prima ha sostenuto che l’iniziativa derivasse da una proposta di Fatima Ifqirne (ragazza musulmana) e che servisse a far conoscere l’esperienza quotidiana e il punto di vista delle donne che scelgono di portare il velo, poi dopo sette giorni ha cambiato totalmente la versione, affermando che le storie lette non avevano nulla a che fare con la religione o con il velo come simbolo religioso. Una contraddizione in termini.



Ma c’è di più. L’Assessore Pamela Fussi è stata smentita due volte dalla stessa autrice del libro. Sumaya Abdel Qader ha recentemente sostenuto: “L’integrazione è ormai un concetto obsoleto”. Insomma, superato, passato di moda, antiquato. Ah, perciò non si trattava di “storie di integrazione e solidarietà” di cui parlava la Fussi? Eh no, Sumaya è venuta qui per “costruire ponti”. Ponti che servono a portare qualcosa dentro la nostra società. Si è capito cosa: nessuna integrazione. A rimetterci è la nostra identità. 



Inoltre, Sumaya Abdel Qader ha smentito una seconda volta l’Assessore Fussi. Durante una trasmissione televisiva, infatti, affermò: “Il velo, Hijab, è un precetto religioso. Non può essere banalizzato a un semplice simbolo, perché considerare l’Hijab come un simbolo, inficia il suo senso di precetto e quindi anche il suo senso più profondo”. 

L’assessore Fussi aveva cercato di fare retromarcia dicendo che i brani non avevano nulla a che fare con il velo inteso come simbolo religioso, mentre Sumaya, l’autrice di questi brani, parla proprio di velo come precetto religioso e afferma chiaramente che non può essere banalizzato a un semplice simbolo come ha cercato di farci credere la Fussi (consapevole o meno che sia).



Qualora non fosse ancora abbastanza chiaro, voglio ricordare che l’Assessore Pamela Fussi e il Vice-Sindaco del PD Emanuele Zangoli hanno letto nelle scuole ai bambini di quarta e quinta elementare dei brani del libro “Porto il velo, adoro i Queen”, la cui autrice non è un pinco pallino qualsiasi, ma proprio questa Sumaya Abdel Qader. Continuo a chiedere le dimissioni di tutti i responsabili e pongo nello specifico ai due amministratori una domanda: “Avete la coscienza a posto?”



PS: Vorrei far notare che nel Comune di Santarcangelo all’interno dell’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) è presente una linea guida inerente alla carta d’identità. In questo cartellone, tra le varie cose, viene spiegato che la fotografia della carta d’identità per essere conforme non deve ritrarre una persona con il viso coperto dal velo. Come la mettiamo visto che il Sindaco Alice Parma e la Giunta dello stesso Comune hanno promosso nelle scuole il libro di una islamica che si è schierata dichiaratamente contro il divieto del velo integrale “niqab” che copre tutto il volto tranne gli occhi?

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