In carrozza, si va a teatro

In carrozza, si va a teatro

Finalmente è arrivato il giorno dell'attesa inaugurazione del teatro Amintore Galli. Da domani si spera che l'attenzione torni sui tanti nodi che la città deve sciogliere e che meritano un lieto fine come la Cenerentola. A partire dal centro storico senza parcheggi. Tanto che per andare a teatro è consigliabile chiamare il taxi.

Godiamoci questa bella inaugurazione, con la favola della Cenerentola, così poi da domani si tornerà coi piedi per terra, sperando in un lieto fine anche per i nodi veri, tutti irrisolti, di questa città: dal centro storico nella morsa di una crisi commerciale che falcidia un negozio dietro l’altro, senza che nessuno se ne occupi, al turismo che piange e alla offerta ricettiva che non si rinnova, fino al waterfront a metà del guado e ancora sospeso fra pacco e parco (del mare).

Notiamo, solo, di passaggio, che al teatro bisogna andarci in taxi e la cosa viene presentata come “progetto sperimentale” e come un “servizio attivato dall’Amministrazione Comunale, di concerto con le associazioni di categoria” (il concerto con gli albergatori si fa sul trasporto al teatro mentre sulla tassa di soggiorno le richieste della Rinaldis cadono nel vuoto), anziché come un disastro nella programmazione e quindi nella visione di quel che serve davvero al rilancio della economia di Rimini. Si cancellano gli stalli di piazza Malatesta prima di averne creati di nuovi.
Facile inaugurare un’opera finanziata e avviata dal bistrattato sindaco oncologo a cui spettò anche l’onere di ascoltare la piazza. L’unica cosa che avrebbero dovuto mettere in cantiere i nuovi inquilini di palazzo Garampi sarebbe stata la raggiungibilità del centro cittadino, e invece devono tagliare il nastro dell’opera costata l’ira di Dio (e chissà quale sarà la spesa del cartellone per i lunghi festeggiamenti) con l’aiuto dei taxisti.

La lettera autografa di Giuseppe Verdi: “Io ho sempre nuovi obblighi verso di lei e verso i riminesi. Essi hanno usata tanta cordialità e gentilezza durante il mio soggiorno in Rimini, e mi prodigarono tante onorevoli dimostrazioni per quel poco che io seppi fare, che io ne sarò sempre riconoscente”.

Alla prima, 161 anni fa, ci fu Giuseppe Verdi, (e un po’ c’è anche adesso grazie alla sua lettera autografa sbucata con perfetto tempismo) stasera Cecilia Bartoli. C’era il sipario del Coghetti, che stavolta manca. C’era il teatro intitolato a Vittorio Emanuele, com’era dov’era, mentre l’Amintore Galli sul “modello originale” polettiano è un altro teatro, come ha sostenuto il project manager comunale che ne ha curato la ricostruzione. Per il resto è tutto uguale al 1857. A teatro si va a piedi o in carrozza! All’epoca perché non c’erano le auto, oggi perché non ci sono parcheggi. La moderna carrozza si chiama taxi.

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