La Cei scuote Renzi, la chiesa di Rimini va a braccetto con Gnassi & Co.

La Cei scuote Renzi, la chiesa di Rimini va a braccetto con Gnassi & Co.

A Roma un Papa di nome Francesco sta rivoluzionando la Chiesa imprimendole un nuovo e necessitato corso per renderla umile, popolare e autorevole agli

A Roma un Papa di nome Francesco sta rivoluzionando la Chiesa imprimendole un nuovo e necessitato corso per renderla umile, popolare e autorevole agli occhi del mondo.
Su un altro piano, ma con intenti ugualmente condivisibili, la Conferenza Episcopale dei vescovi Italiani invita il Presidente del Consiglio dei Ministri a esprimersi con meno chiacchiere e a produrre risultati più concreti nell’interesse dei cittadini e delle famiglie dell’italico Paese. Lasciando chiaramente intendere che Matteo Renzi deve parlare di meno e fare di più!
Con prese di posizione così esemplari e solidamente ecumeniche ci si attendono conseguenze anche in sede locale, a Rimini.

Infatti, da qualche tempo un’ampia parte del popolo dei fedeli della Chiesa di Papa Francesco aspetta che dall’alto pulpito della Diocesi di Rimini si levi qualche parola, almeno di disappunto, se non di censura, men che meno di condanna, nei confronti di iniziative effimere e di eventi spettacolari che rasentano la pubblica decenza.
Nel caso della Molo Street Parade, per esempio, sembra addirittura che si sia superato il limite dello sballo dei tempi del cosiddetto divertimentificio riminese che tanti indelebili danni ha causato all’immagine turistica dell’accoglienza popolare e in particolare delle famiglie.

In altri casi, eventi che servono a produrre utili per pochi e i cui costi sono a carico della collettività, finalizzati a far tanta confusione e a richiamare ogni tipo di adesione di massa, vengono agevolmente classificati nei rapporti della Questura come dell’eccesso e a rischio di sicurezza.

Ma c’è dell’altro!
Nel riserbo delle sacrestie e comunque con la sensibilità di evitare ogni forma di critica all’indirizzo del Vescovo di Rimini, alcuni ferventi cristiani si interrogano sull’effettivo ruolo di alcuni loro rappresentanti, più o meno riconosciuti come tali, nelle istituzioni locali. Cioè sulla loro reale capacità di interdizione politica nei rapporti con partiti che sono strutturati come organizzazioni di raccolta del consenso per le carriere personali di pochi eletti e non come efficaci strumenti di servizio alle comunità locali.

Gli echi provenienti da Roma di questi importanti segnali di cambiamento ed anche di critica, arrivano smorzati, affievoliti, indeboliti nelle orecchie dei rappresentanti della Chiesa riminese. Le cui pesanti difficoltà economiche vengono da lontano, dai tempi della forse poco approfondita programmazione del costoso intervento sull’immobile dell’ex seminario. Quelle difficoltà economiche della Chiesa riminese sembrano aver fiaccato pure la capacità di indirizzo, il ruolo di guida e l’efficacia della propria comunicazione pubblica. Per lasciare il posto a una comoda accondiscendenza ai poteri forti che millantano ancora la capacità di offrire buone coperture. E ciò nonostante che la politica sia da tempo impresentabile agli occhi degli elettori e dei credenti, e che gli affari siano impantanati in una crisi che sta trascinando a fondo imprese e famiglie.

L’analisi può essere giudicata impietosa ma, vista l’interessata dilagante omertà anche della stampa, è doveroso esprimerla.
Ci auguriamo che possa servire a scuotere qualche anima e a riaccendere qualche illuminata mente per porvi rimedio.
E’ difatti assolutamente condivisibile lodare le santità di Alberto Marvelli e di Don Oreste Benzi, occorre però contestualizzare nell’attualità le loro battaglie di contenuti e di ideali per rendere onore alle loro esemplari vite.
Il sentimento del perdono è per tutti a portata di mano purché non si perseveri nell’errore.

M. S.

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