La Confraternita di San Girolamo espone i suoi tesori miniati

La Confraternita di San Girolamo espone i suoi tesori miniati

Sabato 10 giugno l’iniziativa in collaborazione con il Comune e la Biblioteca Civica Gambalunga.

Sopravvissuta a terremoti, soppressioni e bombardamenti, è la più antica istituzione laica di Rimini tuttora viva. Il presidente Marco Ferrini: “Un corpo sociale intermedio, nato dall’educazione cattolica, che dà il suo contributo al bene comune”. Per la prima volta si potranno ammirare tutti insieme i cinque manoscritti e i tre incunaboli di proprietà della Confraternita.

Marco Ferrini, presidente della Confraternita di San Girolamo

Sabato 10 giugno le splendide Sale Antiche al piano nobile di palazzo Gambalunga, sede della biblioteca civica di Rimini, ospiteranno un evento da non perdere per i cultori dell’arte e della storia riminese: per la prima volta verranno esposti al pubblico tutti insieme i cinque manoscritti e tre incunaboli, di proprietà della Confraternita di San Girolamo, che costituiscono uno dei nuclei storicamente ed artisticamente più importanti del patrimonio della Biblioteca Gambalunghiana.
Illustreranno i codici e la loro storia, con sintetici interventi, Massimo Pulini, Assessore alle Arti del Comune di Rimini, Marco Ferrini, Presidente della Confraternita di San Girolamo e della Ss. Trinità, e Paola Delbianco, Responsabile Fondi antichi della Gambalunghiana.
E’ anche un’occasione per saperne di più su questa antica istituzione privata nei suoi rapporti con la municipalità e con la comunità civile riminese. Abbiamo parlato dell’iniziativa con il Presidente Marco Ferrini.

Qual è l’importanza della Confraternita di San Girolamo per la città di Rimini?
“E’ l’istituzione laica più antica di Rimini ed è ancora viva. È attualmente una Fondazione di diritto privato riconosciuta dal DPGR Emilia-Romagna n. 444/1994. Nel Medioevo la Confraternita – il suo nome completo è di San Girolamo e della Santissima Trinità – aveva un ruolo e un’importanza notevole, forse non facile da comprendere con gli occhi della nostra epoca: era un luogo che partiva da una piccola comunità di preghiera e di educazione alla vita cristiana, e che però sfociava in grandi opere a servizio del bene comune della cittadinanza.”

Per esempio?
“Un esempio, l’ospedale di San Giovanni Battista degli Armeni che si trovava in fondo alla contrada patarina, nell’attuale zona di via Dante. Ma i confratelli usavano rendite e donazioni anche per altre opere di pietà e carità: la visita ai malati, la protezione di indigenti e di donne non sposate che quindi non avevano una dote per campare, oppure l’istruzione religiosa del popolo. Era il «welfare» del tempo, la risposta ai bisogni anche materiali, che le amministrazioni pubbliche non fornivano. La Confraternita poi ha avuto un ruolo centrale nella cultura cittadina: lo testimoniano la committenza di straordinarie opere d’arte, la raccolta di importanti manoscritti e incunaboli – alcuni dei quali verrano esposti al pubblico sabato 10 giugno presso le Sale Antiche della Biblioteca civica Gambalunga -, i documenti dell’archivio storico e così via.”

E oggi?
“La Confraternita è viva tuttoggi e formata da 33 soci, come vuole l’antico statuto. Non ci sono più le possibilità dei secoli addietro, perché nel frattempo c’è stata la parentesi della soppressione in epoca rivoluzionaria, dal 1798 al 1819, il terremoto del 1916 e soprattutto i bombardamenti della seconda guerra mondiale che rasero al suolo il complesso chiesastico. Anche la fase del passaggio dallo Stato della Chiesa all’Italia sabauda ha significato la chiusura per molte istituzioni come la nostra, che furono incorporate dall’ente pubblico in forma di IPAB (assistenza bisognosi), per poi essere smembrate andando a costituire i patrimoni oggi alla base delle AUSL e delle ASP, aziende di servizio alla persona. La Confraternita di San Girolamo, pur mutilata in vari modi, è sopravvissuta a tutto questo ed oggi si dedica sostanzialmente all’educazione alla vita cristiana, collaborando per quanto possibile al bene comune. In particolare curando i beni culturali rimasti, che comunque sono significativi per bellezza e qualità, e non sono pochi. Quindi mi piace pensare alla nostra Confraternita come uno dei «corpi sociali intermedi» che secondo la nostra Costituzione italiana sono i luoghi dove normalmente si forma la cittadinanza, lo spirito civico, l’appartenenza ad un popolo, in modo silenzioso ma non per questo inefficace. Questa soggettività, permeata da una precisa identità legata alla tradizione cattolica, è ancora più importante del patrimonio stesso della Confraternita: è in un certo senso il presupposto senza del quale non ci sarebbe niente altro. Per questo abbiamo cercato negli ultimi 10-15 anni di far conoscere meglio ai riminesi e all’opinione pubblica tale realtà – nel nostro territorio quasi unica nel suo genere.”

Ha accennato al contributo culturale attuale della Confraternita. Può parlarcene in dettaglio?
“Sì, cercando di essere sintetico. Dalle distruzioni dei bombardamenti era rimasto in piedi solo l’Oratorio di San Giovannino, testimonianza notevole del Settecento riminese: nel 2008 l’abbiamo restaurato e restituito alla fruizione pubblica, benché limitata. Con un contratto di comodato, è stata depositata ai Musei Comunali un’opera che si può ben dire fra le più prestigiose della raccolta civica, mi riferisco al «San Girolamo nel deserto» del Guercino. L’archivio storico della Confraternita, che versava nel degrado, è stato anch’esso oggetto di recupero e restauro. La sua importanza è tale che la Soprintendenza regionale lo ha catalogato e messo in rete a disposizione degli studiosi. L’oratorio è un piccolo gioiello del centro storico, tanto che in collaborazione con la Sagra Musicale Malatestiana vi si svolge anche un concerto di musica clavicembalistica. La collaborazione con il Comune e con la Biennale del Disegno ha portato inoltre ad una importante esposizione del pittore barocco riminese Cesare Pronti.”

Altre curiosità di storia e arte locale?
“Lavorando al recupero dell’oratorio, è stato fatto recentemente il ritrovamento di una matrice in rame raffigurante la «Mater Salvatoris», cioè Maria Madre del Salvatore, opera dell’incisore Francesco Rosaspina, una gloria artistica di Rimini. La matrice risale al periodo del 1796, quando avvenne un fatto prodigioso, poi accertato dalle autorità locali: l’immagine della Vergine – che ancora adesso domina dietro l’altare dell’oratorio – aveva mosso gli occhi. I confratelli allora commissionarono la matrice per potere riprodurre a stampa una immagine della loro Madonna miracolosa. Il prezioso oggetto in rame è passato indenne dal periodo napoleonico, quando lo si voleva distruggere: con uno stratagemma, il pittore Giuseppe Soleri Brancaleoni, fornì all’autorità pubblica una matrice simile, non quella di valore che fu salvata e nascosta in attesa di tempi migliori. Poi Soleri Brancaleoni dipinse la tela della Madonna della Misericordia, ispirandosi a quella della Confraternita di San Girolamo, e il suo quadro è quello del miracolo del 1850 nel santuario di Santa Chiara. Ma questa è un’altra storia…”

Come quella dei codici manoscritti e degli incunaboli…
“Sì, ma gli otto manoscritti e incunaboli – fra XII e XV secolo – saranno esposti alla cittadinanza nell’iniziativa che abbiamo promosso insieme al Comune di Rimini: li lascio quindi «parlare» direttamente ai nostri occhi con le loro strepitose miniature, nel contesto delle bellissime sale antiche di palazzo Gambalunga. Sono sicuro che i riminesi che verranno ne saranno conquistati e affascinati.”

La Confraternita ha avuto soci celebri?
“Per quanto il loro numero fosse limitato, si può dire che molti dei riminesi celebri sono stati tra i confratelli in quasi 600 anni di storia. Faccio solo alcuni nomi: nel secondo Settecento monsignor Giuseppe Garampi, che fu giovane vicebibliotecario della Gambalunga poi fece carriera in Vaticano come Prefetto dell’Archivio Segreto, divenne Cardinale e tra l’altro ebbe l’importantissimo incarico diplomatico di Nunzio apostolico a Vienna. Ricordo anche Luigi Tonini, una figura essenziale per la storia di Rimini – senza di lui probabilmente non avremmo nemmeno una nostra storiografia cittadina. Ricordo poi anche Alberto Marvelli, che fu socio della Confraternita anche se per poco tempo, perché purtroppo un incidente lo fece prematuramente morire. Oggi Alberto è un beato della Chiesa cattolica, ed una figura esemplare di laico impegnato in politica per servire il bene comune.”

Quali sono i futuri progetti della Confraternita?
“Sono in atto alcune operazioni di valorizzazione del patrimonio immobiliare, finalizzate al reinvestimento in ulteriori opere di conservazione e restauro dei beni artistici. Sarebbe quindi un investimento che indirettamente tornerebbe a beneficio della città. Ci auguriamo quindi una mutua collaborazione. Purtroppo, infatti, il prossimo futuro del sistema bancario locale non è prevedibile che possa essere di sostegno, come invece negli anni scorsi è stato di sostegno ai numerosi restauri, unitamente all’autofinanziamento, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio.”

Un’ultima domanda, lei ha fatto riferimento alla comunità armena a Rimini, ci può dire qualcosa in più al proposito?
“Il priorato e ospedale degli armeni esisteva precedentemente, e nel XV secolo fu incorporato alla Confraternita di San Girolamo, nata da pochi anni. Non è questa la sede per fare un discorso storico che sarebbe lungo. Ma sta di fatto che a Erevan, capitale dell’Armenia, al Matenadaran, cioè la principale biblioteca al mondo di manoscritti armeni, c’è una grande mappa dove sono segnati con un cerchietto i luoghi di presenza nel mondo delle comunità di quel popolo. Nella mappa, oltre a Venezia, è segnata anche Rimini. L’ho visto con i miei occhi e ne sono stato fiero.”

“I tesori della Gambalunghiana”
Manoscritti e incunaboli della Confraternita di San Girolamo
Sabato 10 giugno 2017, ore 17,30
Biblioteca Civica Gambalunga, Sale Antiche
via Gambalunga 27 – Rimini
(ingresso libero)

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