La difficile trattativa fra l’incubatore del Patto Civico e Gnassi ritarda la nascita della giunta

La difficile trattativa fra l’incubatore del Patto Civico e Gnassi ritarda la nascita della giunta

Nel 2011, al suo debutto a Palazzo Garampi e pur costretto al secondo turno, mise insieme la sua squadra in due settimane. Questa volta ha stravinto a

Nel 2011, al suo debutto a Palazzo Garampi e pur costretto al secondo turno, mise insieme la sua squadra in due settimane. Questa volta ha stravinto al primo turno, ha già tre assessori riconfermati, e dopo 13 giorni non ha ancora annunciato la nuova giunta. Perché? Non è facile trovare la quadra. I nomi che Pizzolante vorrebbe vedere alla destra di Gnassi non piacciono al sindaco. Si discute.

Non tarderà ad annunciare la nuova squadra di giunta, anche perché ci ha già messo troppo. Ma come mai Andrea Gnassi impiega tanto tempo stavolta? Dopo che ha stravinto le elezioni e tre assessori (Lisi, Brasini e Jamil Sadegholvaadci sono già? Nel 2011, quando fu costretto al secondo turno per spuntarla su Gioenzo Renzi, ci aveva messo appena due settimane per condividere con l’universo social la composizione della giunta. Siamo arrivati al tredicesimo giorno dalla apoteosi del 5 giugno, ovvero il 57% dei voti conquistati al primo turno, e i nomi degli assessori ancora non ci sono. Why? Pecché?, si domanderebbe il mitico Carmine Faraco, l’uomo dei pecché? Rischia di diventare un caso nel caso. Il fenomeno elettorale nazionale, portato a modello da Matteo Renzi, ha grippato il motore a corsa finita?
Il Patto Civico, che secondo l’analisi (box in fondo) – via Facebook – di Maurizio Melucci avrebbe semplicemente lucrato, come una cozza attaccata allo scoglio di Gnassi, sul posizionamento favorevole del proprio simbolo vicino a quello del candidato sindaco, pare invece che un’impronta originale la stia lasciando nel post voto.
Sergio Pizzolante si è già visto circolare a Palazzo Garampi, dove ha incontrato Captain Gnassi. I contatti fra i due continuano ma la soluzione non è stata ancora trovata. Già siamo in presenza della anomalia di una lista formalmente civica che tratta col sindaco per decidere chi schierare in giunta e lo fa con il parlamentare di Ncd. Il quale, per sua stessa rassicurazione, in questa fase non dovrebbe nemmeno più esistere sulla scena politica del Patto: “Svolgo il ruolo di incubatore di una start up, cioè di una lista civica che è l’espressione diretta della gente che ho sempre rappresentato. Finito il lavoro di incubatore per la start up, farò un passo di lato. Nei prossimi giorni nascerà un comitato di persone che scriveranno il programma e il patto con Gnassi. A quel punto procederanno da soli”. Così assicurava il 25 marzo scorso a Rimini 2.0 e gli stessi concetti li ha chiariti anche su altra stampa. Invece è ancora lì e questo apre per ora anche leggere crepe nella casa del Patto Civico. I candidati più in sintonia col parlamentare non hanno ottenuto i voti sufficienti per entrare in consiglio comunale. Quasi tutti i cinque eletti non subiscono il fascino di Pizzolante. Sono lontani dalla sua influenza diretta e vogliono continuare ad esserlo. Anzi qualcuno sta guardando con un po’ di sofferenza la trattativa da lui condotta col sindaco. Comunque vada a finire la vicenda della composizione della giunta, bisogna tenere presente che il Patto Civico è come un vaso di vetro che non sopporta le pressioni e men che meno gli urti. E sarà anche ago della bilancia negli equilibri della maggioranza, con un enorme potere di condizionamento sul sindaco. Se dovessero iniziare le frizioni interne per Gnassi sarebbero guai.
Torniamo alla giunta. I nomi che Pizzolante ha sussurrato ad un orecchio del suo interlocutore sono usciti dall’altro. Se ne fanno diversi, compresi quelli di Alessandro Rapone e Giuliana Moretti, che ad Andrea Gnassi stanno “indigesti”. E soprattutto la seconda non incontra nemmeno i favori del Pd. Divergenze, discussione, chiamatela come volete, ma l’incubatore non vorrebbe cedere e men che meno il sindaco. Sono due caratterini, personalità forti, entrambi con un ego politico non indifferente, molti occhi puntati sopra per via del “laboratorio” vero o presunto. Saranno scintille. (c.m.)

Melucci enigmistico: cosa accomuna le schede delle ultime tre tornate amministrative?

maurizio-melucci-homeMelucci il voto lo analizza da decenni. Ne ha seguite in prima persona di elezioni comunali a Rimini. E così il 9 giugno sulla sua pagina Facebook l’ha buttata sul quiz: “Queste tre schede elettorali riferite alle elezioni comunali del 1999, 2006 e 2016 hanno in comune un particolare. Chi sa dirmi quale?” Con tanto di schede messe una di fianco all’altra. Passa qualche giorno e Melucci enigmistico svela la soluzione (che qualcuno per la verità aveva subito trovato, a partire da Roberto Biagini).
“Tutte e tre le schede delle tre competizioni elettorali hanno come tratto comune la posizione di vantaggio avuta dal posizionamento del simbolo vicino al candidato a Sindaco. Infatti nel 1999 il Quadrifoglio (lista inventata a livello locale che riuniva 4 simboli nazionali) si trovò allineato al candidato Alberto Ravaioli. Risultato? 6596 voti pari all’8,65%. Risultato eccezionale ma falsato. Infatti lo stesso giorno per l’elezione dei quartieri il Quadrifoglio non è andato oltre il 4,3%. Il posizionamento è valso il raddoppio dei voti”.
Nel 2006 la sorte premia Italia dei Valori che vede il suo simbolo affiancato al candidato Alberto Ravaioli e porta a casa il 4,38%. Nei quartieri si fermava al 2%.
“Veniamo a Patto Civico (per Gnassi a caratteri cubitali). Un risultato molto positivo. Infatti raccoglie 8458 voti pari al 13,84%. Risultato eccezionale ma falsato doppiamente: posizionamento sulla scheda elettorale e nome del candidato Sindaco a carattere cubitali nel simbolo, che ha tratto in inganno. Da dove traggo questa conclusione non essendoci stato analogo voto per i quartieri? Da ciò che è stato raccontato nei seggi dai rappresentanti di lista (voti di lista annullati perché votato il simbolo del Patto Civico e del Pd), voti di preferenza annullati al Pd perché scritti sotto il simbolo del Patto Civico (votato). Ma soprattutto su una analisi delle preferenze. I candidati della lista Patto Civico hanno preso in percentuale meno preferenze dei candidati del PD. Infatti soltanto il 38% di chi ha votato la lista Patto Civico ha dato una preferenza. Meno del Pd (molto poco propenso a dare preferenze da sempre) che arriva al 42%”. La conclusione di Melucci è che “la lista Patto Civico e Città Metropolitana con Gnassi non è nessun caso nazionale. Non è un laboratorio politico. E’ stata la presentazione di una lista civica che tra furbate (nome del candidato a Sindaco a caratteri cubitali) e fortuna (sorteggio sotto il nome del candidato a Sindaco) ha prodotto quel risultato elettorale. Senza il combinato disposto delle due congiunture avrebbe preso i voti di una lista civica di spessore per le candidature messe in campo ma non sarebbe andata oltre al 5%. Come succede normalmente ai migliori risultati delle liste civiche locali”.

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