La fine di Casa Sant’Anna: ci scrive Alberto Marsciani

La fine di Casa Sant’Anna: ci scrive Alberto Marsciani

Ha destato grande interesse ed enorme amarezza la notizia sulla annunciata chiusura della struttura che si è caratterizzata per il sostegno alla genitorialità. Torniamo sul caso con una lettera e rilanciamo la domanda che arriva dai nostri lettori: ma davvero non è più possibile fare nulla? Comune, Regione, Ausl, Diocesi, ma anche privati e imprenditori, se possibile battano un colpo.

E’ una ferita che brucia la chiusura di Casa Sant’Anna di cui abbiamo scritto ieri. La notizia ha destato grande interesse, enorme sorpresa ma anche amarezza e dolore nei tanti che hanno costruito, gestito, collaborato, frequentato e conosciuto, nelle modalità più diverse, questa esperienza. Per quasi tutti (tranne ovviamente per chi ne ha avuto la conduzione nell’ultimo periodo), poi, è stato un fulmine a ciel sereno. Come si è arrivati in questo vicolo cieco? L’articolo ha riportato anche il racconto della “origine di Casa Sant’Anna” fatto dal dr. Alberto Marsciani, figura molto nota e apprezzata in ambito riminese per la sua lunga attività di pediatra, “che ne fu uno dei promotori, insieme a Gisella Baiocchi che svolse il ruolo di direttrice”. Abbiamo usato il passato remoto per sottolineare ruoli ricoperti ma in tempi ormai lontani. Al riguardo ci scrive proprio il dr. Marsciani per chiederci di precisare ulteriormente questo aspetto:

Gentile Redazione,
ho letto con interesse e rinnovato dolore l’articolo da voi pubblicato oggi in merito alla chiusura della cooperativa Casa di Sant’Anna.
Non voglio entrare in merito alle argomentazioni prodotte riguardanti le cause del triste epilogo.
Con la presente mi preme solo sottolineare un aspetto che, a mio parere, non emerge con sufficiente chiarezza dall’articolo, vale a dire che non sono stato io il presidente della cooperativa in questi ultimi anni: dopo 25 anni di presidenza infatti, nel 2014 ho rassegnato le dimissioni da presidente e nel 2016 mi sono dimesso pure dal consiglio di amministrazione della stessa. Alla dott.ssa Baiocchi invece, direttrice della casa fin dal suo inizio, nel 2015 non è più stato rinnovato l’incarico.
Mi sono sembrate doverose queste precisazioni, essendo i nostri gli unici nomi citati nell’articolo quali responsabili della cooperativa.
Augurandovi buon lavoro, invio i più cordiali saluti
Dott. Alberto Marsciani

Attualmente il consiglio di amministrazione della Cooperativa Sociale Casa di Sant’Anna, che ha deliberato la messa in liquidazione della cooperativa, è presieduto dal dr. Gabriele Bianchini Massoni, medico, mentre la direttrice è la dr.ssa Maria Mansi, e l’équipe composta da quattro educatrici e da una neuropsichiatra infantile.
Ad essere chiara è l’identità di questa struttura residenziale “a carattere familiare, di tutela sociale, sviluppo e sostegno alla genitorialità” che “accoglie gestanti, anche minorenni, e nuclei monoparentali con figli minori che si trovano in una situazione personale di disagio legato a maternità difficile o indesiderata, marginalità o esclusione sociale, difficoltà relative all’immigrazione e storie di maltrattamento e trascuratezza”, con “lo scopo primario della Casa è quello di accogliere e aiutare il nucleo mamma-bambino a costruire e/o consolidare la relazione affettiva, avviare un progetto di vita autonomo e favorire la reintegrazione nella vita sociale e lavorativa”. Già queste poche righe, che si possono leggere sul sito della Casa, introducono nella peculiare accoglienza che ha intessuto la storia di questo luogo. Meno chiaro è cosa sia accaduto negli ultimi anni.
I bilanci non sono pubblici e dunque non è possibile approfondire l’aspetto economico, fino ad arrivare a quella “condizione giudicata di carattere permanente e insostenibile” di cui parla il consiglio di amministrazione di Casa Sant’Anna nella comunicazione anticipata ieri da Rimini 2.0. Quel che appare poco comprensibile è che dopo solo poco più di un anno di conti instabili, sia arrivata la decisione inappellabile del “the end”: “Nel corso di questo ultimo periodo, che si protrae da oltre un anno, i costi necessari di gestione mensile hanno sempre superato sensibilmente le entrate”, scrive il cda. Una realtà come Casa Sant’Anna, che ha attraversato tre decenni di storia e superato diversi scogli, come mai ai primi “intoppi” decide di tirare i remi in barca? Le varie strade battute, dice chi ha avuto la responsabilità della Casa negli ultimi anni, non sono riuscite a “modificare sostanzialmente la situazione”. Sarebbe però importante sapere qualcosa di più, ad esempio, se e in che modo il Comune di Rimini (il vicesindaco Gloria Lisi ha speso parole di elogio per la Casa e il sindaco Gnassi nel 2015 l’ha visitata) abbia contribuito al sostegno, così come la Regione Emilia Romagna e la sanità romagnola. Ma anche la Diocesi di Rimini, che pure non si risparmia per tutta una serie di opere di aiuto al bisogno. Ma quello che i lettori ci chiedono è anche altro: se davvero sia già tutto perduto o se resti ancora aperta una piccola porta di speranza e con la collaborazione del pubblico e del privato, Casa Sant’Anna possa ancora riprendere a veleggiare. Vi terremo informati.

La comunicazione a firma del consiglio di amministrazione di Casa Sant’Anna

Cari amici,
con immensa tristezza dobbiamo dare la notizia che l’esperienza di Casa S.Anna si sta per concludere.
Nel corso di questo ultimo periodo, che si protrae da oltre un anno, i costi necessari di gestione mensile hanno sempre superato sensibilmente le entrate.
Dopo vani tentativi di soluzione, abbiamo ritenuto doveroso prendere atto di una condizione giudicata di carattere permanente e insostenibile e, prima che le perdite determinassero una situazione debitoria irrisolvibile, abbiamo proposto responsabilmente di cessare le attività della Casa.
Venerdì 29 maggio, l’assemblea straordinaria dei soci, alla luce di tale perdurante situazione di grave crisi economica, ha deliberato la messa in liquidazione della cooperativa.
Nel corso degli anni a fronte di una crescente complessità di gestione con conseguente aumento dei costi, non è corrisposta una parallela crescita delle risorse economiche disponibili, anzi, per molti versi, le stesse sono progressivamente diminuite. Non certamente per il venir meno di una generosità diffusa che ha sempre svolto un importante ruolo complementare di sostegno, quanto piuttosto per l’insufficienza delle entrate essenziali che l’ente pubblico riconosce al nostro servizio. I periodi di permanenza via via più brevi, la limitazione degli accessi da realtà diverse da quella riminese, il mantenimento negli anni di un livello economico di rette non proporzionato ai costi di gestione, sono alcuni dei fattori che hanno progressivamente fatto mancare il sostegno economico ad una realtà come la nostra, che deve condursi attraverso una presenza quotidiana continuativa di figure professionali qualificate.
Né le mirate campagne di fundraising, né la promozione della Casa presso Servizi Sociali di altri territori, né i continui contatti con opere sociali amiche, sono stati sufficienti a modificare sostanzialmente la situazione.
È impossibile racchiudere in poche frasi la ricchezza di trent’anni di attività.
L’unica parola adeguata, apparentemente contraddittoria rispetto alla circostanza attuale, è: Grazie!
Grazie innanzitutto alle “nostre” mamme e ai “nostri” bambini che, per tanti di noi, sono divenuti nuovi amici veri per la vita, quasi nuovi familiari acquisiti. Grazie di cuore alle tante persone che nella Casa hanno lavorato, dove è sempre risultato evidente che non era in ballo una questione di puro mestiere, ma realmente si trattava di condividere una “vocazione”. Grazie alle tante persone dei Servizi e alle assistenti sociali, che in questi anni hanno portato con noi situazioni che, più che casi da risolvere, sono sempre state mamme e figli, con un nome e un volto preciso, persone da amare.
E grazie al nostro Vescovo che, come i suoi predecessori, ci ha ospitato e paternamente accompagnato.
Grazie infine a tutti voi, a tutti coloro che in mille modi hanno generosamente condiviso l’impeto con il quale la Casa è nata, a tutti i volontari e ai tantissimi simpatizzanti che con noi hanno sperimentato quanto infinitamente più grandi siano i doni ricevuti rispetto a quel poco o tanto che ciascuno ha potuto dare.
Questo sentimento, che più che un sentimento è un giudizio, rimane.
La cooperativa purtroppo chiude, ma la verità e la bellezza che il buon Dio ci ha dato di vivere in questa esperienza restano, e sono per sempre.

Il Consiglio di Amministrazione

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