La Fondazione Carim ha venduto tutte le azioni a Crédit Agricole

La Fondazione Carim ha venduto tutte le azioni a Crédit Agricole

L'ente di palazzo Buonadrata esce dal sistema bancario e incamera 5,4 milioni

Le 27.948.323 azioni superstiti della Fondazione Cassa di Risparmio sono passate a Crédit Agricole Cariparma al prezzo di 0,194 euro cadauna. D'ora in avanti l'attività istituzionale a favore del territorio poggerà sulla capacità di far fruttare il proprio portafoglio finanziario. Nel 2019 si riduce ulteriormente la somma da distribuire sui quattro settori di intervento: 210mila euro.

Scrivemmo a luglio che la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini era orientata a cedere tutte le azioni detenute (anche se ormai ridotte al lumicino a causa della svalutazione dell’asset bancario). Fatto. A settembre, le sue 27.948.323 azioni sono passate a Crédit Agricole Cariparma al prezzo di 0,194 euro cadauna, incamerando 5.421.975 euro. Oltre che per il passaggio di mano di banca Carim, portato a termine quest’anno, il 2018 verrà ricordato anche per quest’altra rivoluzione (ovviamente legata alla prima): la Fondazione Carim esce dal settore bancario. E quindi da dove trarrà le proprie risorse per continuare a realizzare gli scopi sociali? Si apre una fase che definire complicata è forse poco.

Cominciamo col dire che si assottiglia ancora di più il budget da suddividere a favore dei quattro settori nei quali si concretizza la sua attività istituzionale. Il prossimo anno si prevede di ridurla a 210mila euro, il 71% dei quali risucchiati dalla voce “educazione, istruzione e formazione”, ovvero in buona parte a vantaggio di Uni.Rimini: 150mila euro. Seguono “sviluppo locale ed edilizia popolare” (25mila euro) quindi “volontariato, filantropia e formazione” (25mila) e da ultimo “arte, attività, beni culturali” (10mila). Un colpo al cuore se si pensa che solo nel 2012 il malloppo da spalmare sul territorio ammontava a 2.900.000 euro, nel 2015 era ancora di 1.300.000 euro, per poi precipitare a 660mila euro nel 2016.

Come guardare al futuro? La coperta si è fatta davvero corta. Anzitutto c’è da perseguire l’obiettivo del riequilibrio economico e, stando alle previsioni, anche il 2019 dovrebbe chiudersi in perdita. Se prima della debacle di banca Carim il patrimonio strategico derivava dalla partecipazione detenuta nell’istituto di credito di piazza Ferrari, adesso questa fetta della torta è sparita. Mangiata. I vertici della Fondazione hanno ritenuto più conveniente cedere tutte le azioni a Crédit Agricole (la stessa scelta è stata fatta anche da Cesena). Quindi la Fondazione deve giocarsi bene la carta della gestione del proprio portafoglio. Per il 2019 spera di beneficiare di rendimenti intorno a 280mila euro: 20mila da dividendi e 260mila da obbligazioni e altri strumenti finanziari del portafoglio amministrato. C’è poi l’impegno a vendere gli immobili, ma la strada non è affatto in discesa.

Infine, va messo in conto il “regalino” di Crédit Agricole Cariparma. Nell’accordo di cessione della intera partecipazione azionaria siglato col gruppo francese, è contemplato un supporto alla attività istituzionale della Fondazione su progetti di soggetti terzi che però devono essere ritenuti di interesse da Crédit Agricole. Su questi la Fondazione non ha, insomma, mano libera. Si parla di 300mila euro per il 2018, che potranno essere rinnovati, se la sperimentazione sarà ritenuta efficace, anche nel 2019 e 2020. Il meccanismo è il seguente: qualora dovessero arrivare progetti dal territorio negli ambiti delle attività istituzionali (sociale, formazione, cultura e sviluppo), la Fondazione li presenterà a Crédit Agricole, alla quale spetterà l’ultima parola. Allo stesso modo la Fondazione potrà bussare alla porta della Associazione tra Fondazioni di origine bancaria dell’Emilia Romagna, non per trarne un beneficio diretto, ma solo per sostenere progetti del territorio.

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