La giornata dell’economia è quasi un funerale: turismo, occupazione e imprese in caduta libera

La giornata dell’economia è quasi un funerale: turismo, occupazione e imprese in caduta libera

I primi tre mesi del 2015 in provincia di Rimini dicono che le presenze turistiche sono calate del 10,4% e gli arrivi del 3%. La disoccupazione giova

I primi tre mesi del 2015 in provincia di Rimini dicono che le presenze turistiche sono calate del 10,4% e gli arrivi del 3%. La disoccupazione giovanile è arrivata al 28,1% (era al 16% nel 2012) nella fascia di età 15-29 anni e al 37,6% (era 21,6% nel 2012) nella fascia di età 15-24 anni. Le cessazioni delle imprese hanno superato le iscrizioni: 1.074 le prime e 932 le seconde. Aumentano solo le imprese straniere. Continuano a crescere le sofferenze bancarie e si conferma la ristrettezza del credito.

Cominciamo dalla notizia più positiva, per non deprimerci troppo: riguarda gli avviati (+ 6,6%) al lavoro nel primo trimestre 2015, rispetto allo stesso periodo del 2014, in provincia di Rimini e gli avviamenti (+7%). Ne ha beneficiato soprattutto l’edilizia (+34% degli avviamenti), seguita dal commercio (+10,3%) e dall’industria manifatturiera (+8,0%). Nulla il turismo, che come vedremo a breve, sta male. Fra le tipologie di contratto, quelle a tempo determinato rappresentano la forma più utilizzata per iniziare un rapporto subordinato, con una percentuale che si attesta al 56,3%, seguito dal contratto a tempo indeterminato (15,4%), dal lavoro intermittente (13,5%), dalla somministrazione lavoro (6,4%) e dai rapporti di collaborazione (5,0%). Crescita sensibile anche nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato che vedono la loro quota percentuale sul totale raddoppiare rispetto al 1° trimestre 2014, passando dal 7,6% al 15,4%.
“La crescita dei contratti a tempo indeterminato è da ricondursi principalmente agli incentivi per la stabilizzazione contenuti nell’ultima Legge di Stabilità che dal 1° gennaio 2015 concede sostanziosi sgravi contributivi alle imprese che assumono a tempo indeterminato o trasformano in tal senso un rapporto in essere; minimi sono invece, al momento, gli effetti delle norme contenute nel Jobs Act, con riferimento al contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in quanto esso è entrato in vigore solo all’inizio del mese di marzo, con i relativi effetti che potranno essere quindi osservati solo nei prossimi mesi”, spiega la sintesi dei dati economico-statistici presentati stamattina alla Camera di Commercio di Rimini.
La maggior parte degli avviati è di sesso maschile (50,4%), è compreso nella classe di età 45 anni e oltre (31,0%), risiede in provincia (69,6%) e risulta di nazionalità italiana (71,2%); in particolare, riguardo alla classe di età, nel 1° trimestre 2015, rispetto al 1° trimestre 2014, si registrano incrementi nelle classi 25-34 anni (+8,2%), 35-44 anni (+8,5%) e 45 anni e oltre (+8,4%) mentre si riscontra una diminuzione nella classe dei più giovani, aventi 15-24 anni (-6,7%).

Sempre guardando al mercato del lavoro, risulta in calo la cassa integrazione guadagni (-3,5%) ma schizza a livelli paurosi la Cigs (+77,9%) che passa da 1.003.715 ore a 1.785.303. Va ricordato che la Cigs viene richiesta nei casi di crisi aziendali più gravi e non risolvibili a breve termine ed è il primo passo verso la riduzione degli organici. “Nonostante la riduzione del 1° trimestre del 2015, il ricorso alla CIG in provincia di Rimini è ancora assai rilevante, considerato che oltre 1,9 milioni di ore complessivamente autorizzate rappresentano, per consistenza, il secondo utilizzo di ore di CIG del periodo di crisi (dopo le ore di CIG utilizzate nel 1° trimestre 2014), prendendo a confronto il primo trimestre di ogni anno a partire dal 2009”.
E’ poi vero che si registra una notevole flessione della CIG in deroga, che alleggerisce le ore di CIG totali, ma il calo “è da imputarsi non tanto alla mancanza di una reale necessità, quanto al mancato rifinanziamento della CIG da parte della Stato”. Infine, la riduzione delle ore totali di CIG che si è verificata in provincia di Rimini nel trimestre 2015 è molto al di sotto della media regionale (-56,6% in Emilia-Romagna) e nazionale (-42,2% in Italia).

Ma il dato davvero preoccupante è quello del tasso di disoccupazione giovanile, che in provincia di Rimini è arrivato al 28,1% (era al 16% nel 2012) nella fascia di età 15-29 anni (23,1% maschile e 33,0% femminile) e addirittura al 37,6% (era 21,6% nel 2012) nella fascia di età 15-24 anni (25,9% maschile e 54,1% femminile).

Passando al sistema bancario, la ristrettezza del credito è confermata dai dati sugli impieghi (aggiornamento al 28/02/2015): gli impieghi totali scendono del -4,2% e la diminuzione si è abbattuta sulle imprese (-6,5%, da 7.940 milioni di euro a febbraio 2014 a 7.420 milioni di euro a febbraio 2015), calo che arriva fino al 13,1% considerando i soli “impieghi vivi” (al netto delle sofferenze).
C’è però un dato che fa ben sperare con riferimento alla situazione creditizia provinciale, e cioè che i primi due mesi dell’anno in corso registrano incrementi se confrontati con la situazione di fine anno scorso; nel dettaglio, +1,0% per gli impieghi totali (da 11.060 milioni di euro del 31/12/14 a 11.173 milioni di euro del 28/02/15) e +1,4% per gli impieghi alle imprese (da 7.315 milioni di euro di fine dicembre 2014 a 7.420 milioni di euro di fine febbraio 2015). Naturalmente, per sapere se ciò rappresenta un’inversione di tendenza definitiva occorrerà comunque attendere le cifre di un maggior numero di mesi 2015.
I finanziamenti agevolati sono scesi da 74 milioni di euro del 2013 a 67 milioni di euro del 31/12/2014, con una diminuzione del 9,5%.
Fra 2013 e 2014 le sofferenze bancarie sono incrementate del 25,3%, salendo da 1.365 milioni nel 2013 a 1.710 milioni nel 2014.
Un aiuto alle imprese è venuto dai Confidi: nel 2014 in provincia di Rimini le imprese che nel corso della propria attività hanno fatto ricorso ad un Confidi per accedere al credito bancario rappresentano il 25% del sistema imprenditoriale riminese (in aumento rispetto al 23,9% del 2013), valore superiore a quello riscontrato in tutte le altre province
 emiliano-romagnole, e quindi anche alla percentuale che risulta in Emilia-Romagna (18,6%).

Vanno bene l’export (+2,4%) e l’import (+10,7%) e i 5 principali prodotti oggetto di esportazione sono stati, nell’ordine:
– Articoli di abbigliamento, escluso l’abbigliamento in pelliccia (26,9% sul totale export);
– Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (12,7%);
– Navi e imbarcazioni (8,3%);
– Altre macchine di impiego generale (forni e bruciatori, sistemi di riscaldamento e refrigerazione, macchine e attrezzature per ufficio escl. computer, macchine di sollevamento e movimentazione) (7,9%);
– Articoli di maglieria (3,9%).

Continua a calare il numero delle imprese: sono 34.254 unità al 31 marzo 2015 (-1,5%, variazione superiore a quella della regione e dell’Italia). In termini di tipologia di impresa, a risentirne maggiormente sono state, nell’ordine, le imprese giovanili (-2,6%), cioè quelle gestite da giovani under 35, le imprese artigiane (-2,2%), che costituiscono circa il 30% delle imprese totali, e le imprese femminili 
(-0,5%) mentre, al contrario, aumentano le imprese straniere (+0,4%).
Diminuiscono le imprese delle costruzioni (-3,8%), dell’agricoltura (-2,8%), del manifatturiero (-1,9%), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (-1,4%), il commercio (-1,3%) e le attività immobiliari (-0,8%). Per ciò che concerne l’andamento delle forme giuridiche, la diminuzione maggiore si riscontra nelle società di persone (da 9.480 a 9.222 unità: -2,7%); in calo anche le imprese individuali (da 18.763 a 18.458 unità: -1,6%) e le altre forme (associazioni, cooperative, consorzi, da 665 a 658 unità: -1,1%) mentre aumentano le società di capitale (da 5.884 a 5.916 unità: +0,5%).
Le iscrizioni e cessazioni nei primi tre mesi del 2015, in provincia di Rimini, confermano le difficoltà del momento. Le cessazioni, con 1.074 unità, hanno superato le iscrizioni, arrivate a 932 unità, determinando un saldo nati-mortalità delle imprese negativo (-142 imprese). Nel confronto con il 1° trimestre 2014 è presente un aspetto positivo, e cioè un deciso incremento delle imprese iscritte (+8,0%) accompagnato da una consistente diminuzione delle imprese cessate (-25,5%), con la conseguenza di un saldo, seppur negativo, migliore rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno precedente (-578 imprese).

Il focus sul manifatturiero non è incoraggiante. Dal campione di imprese fino a 500 dipendenti prese in esame, nel 2014 in provincia di Rimini si è avuta una diminuzione delle principali variabili: produzione: -2,1%, fatturato: -2,2% e ordinativi: -2,7%.

Il turismo se la passa male. I dati provvisori dei primi tre mesi del 2015 in provincia di Rimini, dicono che ci sono stati 202.247 arrivi: 170.422 italiani (84,3% sul totale) e 31.825 esteri (15,7%), e 507.793 presenze: 387.331 presenze italiane (76,3% sul totale) e 120.462 estere (23,7%). Arrivi e presenze mostrano un decremento: la variazione delle presenze pari al -10,4%, risulta più marcata rispetto a quella degli arrivi corrispondente al -3,0%. Aumenta la clientela italiana (+5,2%) ma cala nettamente quella straniera (-31,6%); segno meno invece per le presenze, sia quelle italiane 
(-1,0%) che quelle estere (-31,3%) in misura alquanto marcata.
Gli arrivi della “principale clientela estera” sono relativi a turisti russi (19,9% sul totale degli arrivi stranieri), tedeschi (11,7%), francesi (4,5%), svizzeri (4,4%) e spagnoli (3,3%) mentre per le presenze si registrano ancora i turisti russi al primo posto (19,9% sul totale delle presenze straniere), seguiti dai tedeschi (10,2%), rumeni (10,1%), polacchi (3,2%) e francesi (3,0%); rispetto ai primi tre mesi del 2014 aumentano gli arrivi dalla Svizzera (+19,9%) e lievemente dalla Germania (+0,3%), mentre diminuiscono quelli provenienti dalla Francia (-19,6%), dalla Spagna 
(-9,7%) e soprattutto dalla Russia (-69,6%).
La permanenza media data dal rapporto presenze/arrivi, risulta pari a 2,5 giorni per i primi tre mesi del 2015; ancora al primo trimestre dell’anno non si tratta di un turismo di tipo balneare, con un’incidenza maggiore per il turista straniero (3,8 gg. contro 2,3 gg. degli italiani) e per le strutture complementari (4,4 gg. contro 2,5 gg. delle strutture alberghiere); risulta complessivamente in calo rispetto all’analogo periodo 2014 (2,7 giorni).

Infine l’analisi dei bilanci riclassificati delle società di capitale realizzata dalla Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Rimini sui bilanci 2011-2013. Si evidenzia un sostanziale stallo della crescita del fatturato a livello di comparto provinciale complessivo. “Dal punto di vista dell’analisi finanziaria, alcuni settori mostrano situazioni di evidente e preoccupante squilibrio tra impegni e risorse a breve. La maggioranza dei settori versa però in una situazione, ancorché non ottimale, non immediatamente allarmante, essendo in grado di far fronte alle passività a breve termine attraverso l’impiego di disponibilità liquide, di liquidità differite (come i crediti finanziari e commerciali) e delle risorse ricomprese nel magazzino (disponibilità). La circostanza che la situazione di equilibrio finanziario sia raggiunta solo attraverso il necessario smobilizzo di parte del magazzino può evidentemente portare a tensioni di cassa dato il minor grado di liquidabilità dell’aggregato”. E “l’analisi patrimoniale ha evidenziato una situazione di generalizzata sottocapitalizzazione, in alcuni casi causa di un evidente e preoccupante squilibrio patrimoniale. La maggioranza dei settori però, pur non versando in una situazione ottimale, è in sostanziale equilibrio”.

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