La lobby dei bagnini, il turismo, le civiche e Gnassi. Maurizio Melucci ne ha per tutti

La lobby dei bagnini, il turismo, le civiche e Gnassi. Maurizio Melucci ne ha per tutti

Sulla partita della Bolkestein c'è in gioco il profilo riformista del Pd, che non può farsi dettare la linea da una lobby. La revisione della Legge 7/98 era già pronta quando ho lasciato la Regione: basta soldi a pioggia e senza verifiche. Si all'area vasta del turismo regionale. I danni del consociativismo. Nelle civiche troppi "ferri vecchi", che raccoglieranno percentuali da prefisso telefonico. Nel Pd in molti imitano Renzi, a Rimini ci sono anche alcune patologie. Il secondo giro di giostra per Gnassi? Al netto del rinvio a giudizio non si discute, altrimenti bisognerà ragionarci. Parla Maurizio Melucci.

“L’Unione Prodotto Costa l’ho sempre conosciuta poco, e non per la sua organizzazione e per come è stata gestita, ma l’Apt è un gioiello a livello nazionale”. Maurizio Melucci legge Rimini 2.0 e in particolare non gli sono sfuggiti gli approfondimenti su Unione Prodotto Costa e Apt Servizi. Vicesindaco di Rimini per una decina d’anni e assessore regionale al turismo dal maggio del 2010 fino alla caduta, lo scorso anno, del Bonaparte ravennate, dopo una consegna del silenzio che durava da qualche anno e durante la quale non è mai entrato nel merito della politica riminese, se ne esce con giudizi frizzantini su liste civiche, Pd e elezioni amministrative del prossimo anno. Ma il pezzo forte che scaturisce da questa conversazione con Melucci è un altro: ai bagnini, anzi alla lobby dei bagnini, come la chiama lui, manda a dire: no pasarán! Ce n’è anche per l’uomo che ha preso il suo posto in Regione, Andrea Corsini.

Partiamo dalla revisione della legge 7 che da 17 anni è la “Carta” del turismo regionale. Lei ci ha lavorato ma taglierà il traguardo Corsini.
Dal punto di vista sostanziale era già pronta quando ho terminato il mandato e se non fosse caduta la giunta avrei portato in porto il nuovo testo prima di Pasqua di quest’anno.

E allora qual è il contenuto delle novità che rimpiazzeranno l’attuale legge 7?
Il punto cruciale è il passaggio dal prodotto alla destinazione. Nel ’98, quando nacque la legge 7, si discusse se fosse più importante la destinazione o il prodotto e il dibattito la Regione lo chiuse privilegiando il secondo e creando le quattro Unioni di Prodotto. Per una ragione semplice: se avesse privilegiato le destinazioni la Costa avrebbe fatto le barricate, ognuno avrebbe preteso la sua destinazione. Le racconterò un episodio che fa capire questo aspetto.

Prego.
Per decidere il nome dell’azienda di promozione turistica provinciale, che alla fine si chiamò Rimini & Co., fu convocata una riunione del comitato federale del Pci, di domenica mattina. Il clima era infuocato, prevalevano i “campanili”, della serie: io sono più bravo di te. Ma da quel clima siamo approdati al Distretto turistico della costa, da Cattolica a Comacchio, quindi con un salto culturale enorme. Ecco perché oggi ci sono le condizioni per fare il passaggio dal prodotto ai territori. Quello che ho lasciato in Regione a proposito della riforma della legge 7 prevede che dalle attuali quattro Unioni si arrivi a tre, che dovrebbero promuovere prodotto e territorio insieme. Tre aree vaste del turismo: la Romagna (comprendendo anche Ferrara), l’area metropolitana di Bologna e l’Emilia (Modena, Reggio, Parma e Piacenza). In più, oltre al distretto turistico della Costa, anche la possibilità di creare quello della montagna.

E su questa linea aveva già ottenuto il via libera dagli “attori” dei diversi territori?
Dalla Romagna e da Bologna si, le uniche resistenze erano venute dai territori emiliani più deboli, Modena.

La riforma cambierà qualcosa nel rapporto fra pubblico e privato, che è stato il cardine della legge 7?
Quel rapporto resta centrale.

Però lì si annidano anche alcune storture, il consociativismo, il fatto che in molti casi ci sia seduti aspettando i finanziamenti quasi assicurati ai Club di prodotto, che dopo i primi anni di entusiasmo e creatività hanno tirato, poco o tanto, i remi in barca.
Concordo col fatto che ci sia seduti, che col passare degli anni si sia vista poca innovazione e molta ripetitività, però sarebbe sbagliato buttare via quella intuizione felice incentrata sulla leva del rapporto pubblico-privato.

Comunque concorderà che qualche cambio di rotta sostanziale vada introdotto.
Ne sono convinto e le dico anche quali: i progetti di promo-commercializzazione vanno verificati e mantenuti in vita solo se superano l’esame. Dopo tre anni è giusto sapere cosa hanno prodotto e agire di conseguenza. Adesso manca questa verifica. Secondo, non possono più essere accettati progetti fotocopia e, terzo, vanno incentivate ancora di più le reti d’impresa, che non devono essere solo in mano a pochi. In questo modo si alza l’asticella della qualità e ovviamente resteranno anche dei morti sul campo, ma è una scelta da fare.

Però la voglio riportare al consociativismo e al rapporto “malato” fra pubblico e privato. Quando il coordinatore dell’Upc riceve per la sua società di consulenza un incarico dalla stessa Unione, vuol dire che qualcosa non va nel rapporto pubblico-privato…
Vuol dire anzitutto che è ora di smetterla con la demagogia che gli incarichi pubblici o parapubblici devono essere gratuiti, perché poi nessuno è più disposto ad assumerli e nascono certi meccanismi…

Però finché le regole sono queste non si possono fare certi “giochetti”…
Concordo, ma siccome in questa follia demagogica nessuno ha più il coraggio di chiamare le cose col loro nome, si finisce con l’aggirare il problema con patacate di questo tipo, sapendo benissimo che la mansione del coordinatore non può essere a titolo gratuito perché comporta un impegno costante che va opportunamente remunerato.
Il consociativismo invece non è un rapporto “malato” con gli imprenditori privati ma con le associazioni di categoria, nella logica di concordare tutto quello che succede con le associazioni di riferimento.

Quella che lei ha descritto è l’ossatura della riforma della legge 7 che sta andando avanti anche con l’assessore Corsini?
Mi risulta di si.

Non è che Corsini stia approntando delle modifiche e ascoltando dei territori che invece di cambiamenti di rotta ne chiedono?
Non escludo che possa apportare delle modifiche, ma Corsini era uno fra quelli più d’accordo con l’impostazione che ho appena enucleato perché all’epoca era presidente dell’Upc e assessore a Ravenna, non è che fosse un alieno.

Si dice che la sua mancata riconferma all’assessorato regionale al turismo sia in buona parte dipesa dalla sua posizione “ostile” ai bagnini sulla Bolkestein.
E’ possibile. Non le nascondo che se andassi al mare su altre spiagge che non sono quelle di Rimini, rischierei di prenderle. I bagnini mi hanno fatto una manifestazione nazionale sotto la Regione nel novembre 2012, erano più di mille e sono volati insulti a me e a Errani. Ci ritenevano i responsabili principali del fatto che le loro proposte non venissero accolte.

In sintesi, perché ce l’avevano tanto con lei?
Perché io sostengo che dalla Bolkestein non si esce. Giusto salvaguardare le imprese concessionarie da lunga data, ma a condizione che facciano innovazione e investimenti. Quindi credo sia giusto riconoscere ai bagnini un punteggio adeguato per la professionalità acquisita per il lavoro fatto e per i servizi svolti, ma sul piatto della bilancia vanno messi anche gli investimenti e comunque la concessione non può essere vita natural durante, ma per un periodo limitato, 25 anni.

Però attualmente la Regione esprime una posizione diversa dalla sua, molto più accondiscendente verso i bagnini.
Lo vedo, ma io non indietreggio di un centimetro, anche perché ritengo che ci sia in gioco il profilo riformista del Pd, che non può farsi dettare legge da una lobby.

Nel Pd chi sta coi bagnini?
A Rimini nessuno ma fuori di Rimini direi tutti. Ho ascoltato l’intervento di Zoffoli (Damiano, ex sindaco di Cesenatico, consigliere regionale e dal 2014 nel Parlamento europeo per il Pd, ndr) al convegno nazionale di Cna…. Trovo imbarazzante che un parlamentare europeo parli in quei termini, anche per il livello di incompetenza.

Non è che alla fine il Pd sposerà invece la linea Zoffoli?
Chi segue per il governo questa partita è Sandro Gozi (Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari Europei, ndr) e il suo consulente è la prof.ssa Lucia Serena Rossi, docente all’università di Bologna, che è stata anche la mia consulente in Regione.

Eppure Corsini sta dicendo altro.
Forse perché non è semplice sostenere la mia posizione di fronte a 500 bagnini e dire con chiarezza che dalla Bolkestein non si esce. Corsini sta tenendo un doppio binario, ma è un grave errore, anche perché alla fine non sarà la linea dei “balneari” a prevalere e non saranno né la Regione e nemmeno il Parlamento italiano a decidere, ma l’Europa, che ha già deciso.
Ricordo che la Corte Costituzionale ha bocciato la nostra legge regionale sul principio della libera concorrenza. Allora mi si vuole spiegare come si fa a sostenere la messa a bando solo per le nuove concessioni e la proroga per 50 anni delle vecchie concessioni? Si sta giocando col fuoco…

Cioè?
Il rischio è quello di non avere nemmeno la proroga al 2020, dopo di che dal prossimo anno non solo potrebbero scattare le multe per la procedura d’infrazione, ma se qualcuno interessato a gestire una spiaggia dovesse fare ricorso al Tar eccependo che la concessione è scaduta e va messa a bando, il Tar in automatico dovrebbe mettere a bando, e senza “paletti” di sorta in quanto manca la legge nazionale.

Veniamo alla politica, che aria tira nel Pd?
Nel Pd in generale si fa fatica a ragionare di contenuti, si studia poco, tutto si risolve con un tweet o una battuta su facebook. Tutti pensano di essere Renzi. Io com’è noto non ho mai votato per Renzi tuttavia sono il suo primo tifoso perché se la sua azione di governo non dovesse andare a buon fine sarebbe un disastro non solo per il Pd ma per l’Italia. Renzi però è un fuoriclasse, io sono preoccupato di quelli che lo imitano.

Anche a Rimini ce ne sono?
Eccome se ce ne sono… Qui però a mio parere ci sono patologie diverse, latenti anche prima di Renzi. Il quale non racconta solo ma fa anche…

Che effetto le fanno tutte queste liste civiche che a Rimini spuntano come funghi?
Sono il risultato di una opposizione, e mi riferisco a quella di centrodestra, inesistente, di un movimento 5 stelle che fa fatica e quindi sono espressione di una domanda di politica che proviene da tutti coloro che non si riconoscono nel governo di centrosinistra. Le liste civiche sono la manifestazione di uno spirito di cambiamento e, non trovandolo nelle forme tradizionali della politica, si organizzano con le liste “fai da te”. C’è poi anche una buona dose di presunzione e di alta considerazione di se stessi.

Secondo lei con quale possibilità di successo?
Sono tutte liste destinate ad una sconfitta inevitabile, che possono aspirare ad una percentuale di voti da prefisso telefonico, si tratterà solo di vedere se il prefisso sarà quello di Milano o di Palermo.
Vedo molti ferri vecchi in queste liste civiche. Penso che la partita si giocherà ancora una volta fra i marchi di fabbrica, cioè i partiti tradizionali, il resto è nulla.

Quindi il Pd non rischia niente nemmeno alle prossime elezioni a Rimini?
Assolutamente no.

Nemmeno con una ricandidatura di Gnassi?
Rimini non è Riccione, intanto perché la classe dirigente del Pd di Rimini ha più testa, qui di fare la guerra al sindaco – né a Gnassi né a quelli di prima – non ci si pensa nemmeno. E’ vero che in passato c’era più dialettica, però questo è. E poi a Rimini non c’è una Tosi, c’è Gioenzo Renzi, che io stimo per la sua onestà intellettuale ma ha già dato. Lo dico anche con rammarico perché non fa bene alla democrazia non avere una opposizione forte.

Però se dovesse arrivare il rinvio a giudizio per Gnassi le cose cambierebbero, anche se è prevedibile che lui molto difficilmente accetterebbe di farsi da parte…
Io mi auguro davvero che non ci sia il rinvio a giudizio e si chiarisca tutto per il meglio, ma nel caso del rinvio a giudizio è inevitabile che la politica dovrà fare una riflessione. E poi rinvio a giudizio su cosa? Non è un dettaglio nemmeno questo. La vicenda Aeradria non è a tasso di influenza zero. Ma al netto del rinvio a giudizio Andrea è il candidato naturale: i sindaci devono fare due legislature e lui può vincere senza problemi a Rimini.

 

Expo, per l’Emilia Romagna sarà un successo

“Penso ci siano ottime probabilità che Expo possa dare soddisfazioni al territorio della regione Emilia Romagna e anche alla Riviera romagnola. Molto più che per tanti altri territori”. La pensa così Melucci sulla Esposizione che si apre fra 6 giorni.
E questo perché, spiega, “la Regione Emilia Romagna ha saputo costruire e promuovere una ottantina di pacchetti turistici sui mercati esteri puntando sul fatto di poter offrire esperienze uniche: certe eccellenze enogastronomiche, la motor valley, la food e wellness valley piuttosto che l’offerta turistica della Riviera, a livello internazionale sono ciò che è proprio di questa terra. Anche a livello nazionale non c’è niente di tutto questo: Matteo Renzi è andato a Pompei per dimostrare che tutta l’Italia è Expo, ma li i pacchetti turistici non esistono. Manca la filiera turistica. Ma al di là di Pompei, si sta verificando che è addirittura più semplice soggiornare in Svizzera o in Francia e poi a visitare l’Expo, che non a Milano, perché quei paesi hanno pensato dei pacchetti turistici ad hoc”. L’ex assessore regionale al turismo è convinto che l’Italia sia “un paese che di turismo parla troppo ma di competenze adeguate per rilanciarlo ce ne sono pochissime. L’errore più grave è stato quello di unificare in uno stesso ministero turismo e beni culturali. Il turismo significa servizi e filiera produttiva, i beni culturali sono un attrattore, una motivazione per fare un viaggio in Italia, due mondi completamente diversi. La vera carenza di Expo dal punto di vista turistico nazionale è stata nella promo-commercializzazione sui mercati esteri”.

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