La Piada

La Piada

Programmare la giornata? Un'idea rurale...

I dottori della mente dicono che è necessario programmare la giornata, calandosi in contesti e situazioni diverse, lasciando libero spazio alla fantasia. Insomma, tornare bambini e giocare, interpretando personaggi e ruoli che non ci sono abituali; e poi leggere, parlare con amici che da troppo tempo non sentivamo, dilettarsi in cucina confrontandosi con piatti e ricette della nostra tradizione.
Ho voglia di Piada, a modo mio, senza orpelli e pregiudizi, voglio mettere le mani in pasta, meglio ancora nell’impasto, e sporcarmi con la farina.
Ho sempre sostenuto che la Piada sia nata a Coriano. La forzatura è evidente, ma serve a ricordare che Lei nasce dove la povertà era più forte e sicuramente in ambito rurale. Non è cibo borghese, aristocratico e tantomeno da marinai.
Alimento povero, da morti di fame. Nel rapporto sulla condizione della agricoltura dopo l’Unità d’Italia (1861), il mandamento del mio paese è uno dei più malandati in assoluto.
La mia tesi, sostenuta dai dati incontrovertibili, è che la Piada ha nella Valconca e nel Montefeltro la sua primogenitura. Parlo di Piada, non di piadina. Piadina è un vezzeggiativo, piadina è da fighetti di sinistra. Piadina è da Nutella, da dopoguerra, da giovani pecoroni cresciuti nella bambagia.
Entriamo nello specifico: alta, bassa, spessa, sorta sottile, unta, mesta, armesta… fate come vi pare, come potete. Il gusto è soggettivo.
L’importante è che sia buona, che vi piaccia. La cartina da tornasole è il giorno dopo, la Piada va giudicata nel tempo, se rimane.
Con che cosa? Sono, ed è solo una questione di età, un conservatore. Anzi di più: un ruralreazionarioconservatore di destra che diventa di sinistrasocialkomunistanarchico Bakuniano. Insomma un Democristo culo giallo papalino.
La piada con che cosa? Con la Piada. Tutto il resto, come diceva il Califfo, è noia.
Rurali sempre.

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