La scuola che offre un “concerto” di positività

La scuola che offre un “concerto” di positività

Allena l'ascolto, la pazienza, l'attesa. Così l'armonia entra nella vita dei bambini. Alla scoperta del Centro di Educazione Musicale Infantile di via Dario Campana. Frequentato dai suzukini, da due anni in su.

Via Dario Campana, una ventina di giorni fa. All’altezza della rotonda Mozzoni abbiamo l’opportunità di conoscere il CEMI. Questo perché durante una passeggiata domenicale ci imbattiamo in uno sventurato albero cappottato al suolo, con le radici all’aria. La débacle dell’ippocastano è avvenuta davanti al cancello di un istituto che immaginiamo normalmente molto frequentato. Fortunatamente, al momento dello schianto, in zona non c’era anima viva. Mentre fotografiamo l’infelice carcassa notiamo una signora che pietosamente sta radunando in un angolo del giardino alcune fronde della pianta, spezzatesi contro la cancellata durante la caduta. Dopo le inevitabili ipotesi che facciamo insieme sul perché del crollo, la conversazione cade (pure lei!) sulla bella palazzina gialla e su chi la occupa: una scuola musicale di cui, colpevolmente, non avevamo mai sentito parlare. La signora Marta Quarantini è una socia della cooperativa che la gestisce: da anni segue l’aspetto amministrativo della scuola.

Cosa significa l’acronimo che si legge sulla vetrata dell’ingresso?
«C.E.M.I. sta per Centro Educazione Musicale Infantile. Insegniamo l’educazione musicale ai bambini dai due anni in su.»

Molto interessante. In Italia, a differenza di altri stati europei, l’insegnamento della musica nelle scuole dell’obbligo non sembra tenuto in debito conto. Sarebbe utile lo fosse. È vero?
«La mia opinione potrebbe essere viziata da interesse personale, dal momento che ne parlo da parte in causa, ma le assicuro che frequentare la musica è occasione di incontro, di linguaggio comune, condivisione. La musica usa un idioma universale, tant’è che in qualsiasi angolo del mondo si scrive e si legge in modo pressoché uguale. E poi rappresenta una grande forma di aggregazione. Praticarla significa attivare funzioni cognitive, mnemoniche e di attenzione, di disciplina e capacità che devono lavorare assieme per trovare il giusto sincrono. Pensi alle due mani del pianista: normalmente una si occupa della melodia e l’altra dell’accompagnamento, poi c’è l’azione dei pedali pertanto entrano fortemente in gioco capacità motoria e coordinazione. Non va neppure dimenticata la lettura del pentagramma. Infine, operazione comune a tutti i concertisti, per forza di cose interviene la memorizzazione. Attenzione e concentrazione sono pertanto fondamentali. Si comprende bene come grazie a questa sublime disciplina si sviluppino una sequenza di capacità che riguardano molteplici branche del nostro essere. La somma di tutti questi benefici non può che portare vantaggi anche in altri àmbiti».

Marta Quarantini

Sta magnificando gli effetti positivi che la musica ha sui più giovani come propedeutica alla vita.
«Non posso che dirne bene. Il bambino che grazie a questa preparazione inizia a muovere i primi passi nella musica in età pre-scolare (come succede da noi), ovviamente è facilitato nell’espandere il momento di concentrazione rispetto a un coetaneo che non abbia analogo allenamento. La musica va praticata quasi tutti i giorni per allenare l’ascolto, la pazienza, l’attesa, le pause, i ritmi. In una parola, è un “concerto” di positività che dona armonia alla vita di bambini in modo semplice e dolce, non invasivo».

Quando e dove avete iniziato la vostra attività?
«Il CEMI nasce a Bologna nel 1990 per iniziativa della Maestra di violino Fiorenza Rosi. La scuola di Bologna ottiene il riconoscimento dall’ISI (Istituto Suzuki Italiano) e dall’ESA (Istituto Suzuki Europeo) per l’insegnamento del metodo Suzuki. Nel 1993 Fiorenza Rosi insieme con Isabella Ripa (insegnante di violino, Vicepresidente) ed Elisa Sambi (insegnante di piano, Presidente della cooperativa e referente coordinatrice didattica) aprono un centro CEMI anche a Pesaro e a Rimini. Per un certo periodo l’associazione tiene lezioni in entrambe le città. A Pesaro all’interno del conservatorio Rossini, a Rimini presso l’Istituto Musicale Pareggiato Giovanni Lettimi dove alcune aule ci erano concesse attraverso il Comune. Tuttora teniamo alcune lezioni al Lettimi con il quale abbiamo un ottimo rapporto. Il Cemi di Rimini è una scuola di musica riconosciuta dalla regione Emilia Romagna».

Per confessare la personale ignoranza in materia musicale: in cosa consiste il metodo Suzuki?
«Il metodo Suzuki è una filosofia educativa musicale elaborata dal violinista Shinichi Suzuki (1898-1998; ndr). Giapponese, figlio di un liutaio, ha ventisei anni quando viene in Europa, precisamente in Germania, per studiare l’arte e la musica del Vecchio Continente. Tornato in patria, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale sviluppa, rivoluzionando i classici modelli di insegnamento, un proprio metodo per l’apprendimento della musica rivolto all’infanzia. Il sistema in oggetto lavora sullo studente, stimola il suo ambiente e ne sviluppa la maturazione artistica e la tecnica, ma non si limita a questo. Agisce sulla moralità e il carattere».

Quelle descritte sembrano norme di vita di impronta tipicamente “giapponese”.
«Il violinista giapponese ripensa e propone una metodica dell’insegnamento del tutto diversa da quella tradizionale, riassumibile nel concetto che denomina “della lingua madre” essendoci l’imitazione alla base del processo d’apprendimento umano nei primi stadi dell’esistenza. Infatti dimostra che un bambino si può educare alla musica esattamente come gli si insegna a parlare. Il concetto è elementare, eppure straordinariamente rivoluzionario per l’epoca. Come un bambino impara a parlare ascoltando e ripetendo continuamente le parole dette infinite volte dai genitori, così apprende ascoltando e ripetendo continuamente un frammento musicale, un ritmo, una melodia che i genitori, opportunamente preparati dall’insegnante, gli presentano nel corso della giornata affinché, poco alla volta, gli risultino familiari. Il carattere del bambino si struttura in modo assolutamente naturale. Il buon gusto e l’armonia, le buone maniere, il rispetto delle regole (ecco il tratto giapponese) e la capacità di relazione con gli altri, entrano docilmente a far parte della vita del giovane musicista (e dei genitori)».

È un apprendimento molto discreto, ma incisivo…
I bambini nemmeno si accorgono che stanno imparando perché molto della didattica è basata sul gioco. Va sottolineato che è fondamentale la rassicurante presenza dei genitori che interagiscono, sempre guidati o consigliati dagli insegnanti. Quando il bambino diventa autonomo, solitamente non è più necessaria la presenza del genitore. A quel punto, spesso succede che sia lui ad appassionarsi e cominci a prendere lezioni. Per chi si avvicina alla musica in età più matura, naturalmente l’approccio è più simile a quello tradizionale. Sono importanti i rapporti con i Conservatori del territorio; i nostri iscritti infatti vengono preparati e seguiti per sostenere gli esami di certificazione o di ammissione. Sono numerosi gli ex “suzukini” iscritti nei corsi accademici. Lucia, un’insegnante della scuola, è stata appunto una nostra allieva».

Quanti sono gli iscritti ai vostri corsi? E quali sono gli strumenti che si imparano a suonare?
«Quest’anno avremo circa 200 iscritti la cui età va dai 2 anni all’età adulta. Si insegna pianoforte, violino, flauto, violoncello, chitarra, sax, canto e coro. Ma la nostra attività non si esaurisce qui; le attività collaterali che ci vedono coinvolti sono numerose. Come CEMI andiamo alle convention nazionali e internazionali (la prossima Pasqua saremo a Londra alla Royal Albert Hall). Con una scuola di Bologna e un’associazione di Cesena abbiamo vinto un bando molto importante della regione con 2 progetti: la “Big Orchestra” e “Inverso” che a rotazione si tengono a Rimini, Cesena e Bologna. Lo scorso anno, la manifestazione “Big Orchestra” è stata tenuta a Rimini ed è rientrata nel cartellone della Sagra Malatestiana. Sul palco sono saliti più 350 tra bambini, ragazzi e insegnanti che suonavano insieme con i professionisti della Wunderkammer Orchestra. È stato molto bello e stimolante per noi e per i ragazzi. L’altro progetto (Inverso), è un percorso musico sensoriale che nel 19 ha visto la collaborazione con l’Istituto dei Ciechi Cavazza di Bologna. Il successo ottenuto è stato strepitoso. Ci sono anche obiettivi legati alla nostra città, infatti da gennaio inizieremo un progetto in un asilo vicino alla nostra sede»

Da quanto tempo siete in questa bella sede?
«Dallo scorso primo di giugno. La cercavamo dal 2013, quando da associazione il Cemi di Rimini è diventato una cooperativa. Da tempo adocchiavo, ma sarebbe più giusto dire “sognavo” questa palazzina. Casualmente, un giorno ci passo davanti e la vedo chiusa. Comincio a suonare campanelli finché non trovo quello giusto ed eccoci qua. Volevamo un luogo abbastanza grande, bello e in cui la musica avesse la giusta dignità. Certamente, sosteniamo notevoli sacrifici economici e personali, ma ne vale la pena. E il buon nome che nel tempo siamo riusciti a conquistare ci aiuta con le iscrizioni che sono in graduale aumento».

C’è una battuta che le venga in mente per significare l’importanza della musica?
«Sì, ma è di Bach: “La musica aiuta a non sentire dentro, il silenzio che c’è fuori”».

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