La sicurezza non si fa coi proclami. ‘Gnassing’ sotto i riflettori del mondo per la spiaggia dell’orrore

La sicurezza non si fa coi proclami. ‘Gnassing’ sotto i riflettori del mondo per la spiaggia dell’orrore

Il governo polacco ha annunciato l'apertura di una indagine autonoma

Il ‘Corrierone’ definisce Rimini una città degna dei peggiori romanzi noir di James Ellroy. Gita a Miramare, dove i turisti di una vita ora hanno paura per sé e per i nipoti. E gli insegnanti fanno strani incontri al bar. Bisogna cambiare marcia: prima dell’etica dei selfie e degli eventi, mettete in sicurezza la città.

Dal New York Times alla stampa araba e cinese passando per quella di tutta Europa
Dal New York Times alla stampa araba e cinese passando per quella di tutta Europa. Quello che è successo sulla spiaggia di Rimini e, poco distante, ai danni di un trans, alimenta le news di tutto il mondo. Ovviamente si parte dei media polacchi, letteralmente pieni di immagini e del racconto dei fatti e di titoli sul “pestaggio e lo stupro sulla spiaggia di Rimini”. Il consolato polacco a Milano si sta interessando della coppia assalita brutalmente, il ministro della giustizia Zbigniew Ziobro ha annunciato l’apertura di una indagine su quello che è accaduto nell’oscurità del bagno 130 (“un reato scioccante”, ha detto) e gli autori della inaudita violenza li ha definiti “teppisti, delinquenti e banditi” che meritano una “severa punizione”. Il governo della premier Beata Szydlo tiene gli occhi puntati su Rimini. Il caso si allarga e coinvolge il tema della sicurezza a Rimini: Adam Stępień, fotoreporter di Gazeta Wyborcza, giornale molto letto, racconta di essere stato a Rimini e di non essersi sentito al sicuro. “Folle di turisti ma poca polizia e pochi controlli soprattutto sulle spiagge, poco illuminate durante la notte”. La stampa inglese coglie l’occasione per rispolverare la violenza subita dalla 17enne britannica lo scorso anno sull’arenile di San Giuliano. E’ un cataclisma che si abbatte su quella che solo pochi giorni fa il sindaco aveva definito una “stagione d’oro”. E costringe a fare i conti non solo col tema della sicurezza ma anche con quello, molto collegato, della qualità del turismo che il modello degli eventi caotici ha ulteriormente abbassato. Non tiene ricordare che in spiaggia di sera non ci si dovrebbe andare. Se il luogo simbolo della vacanza di sera si trasforma in zona off limits, come le periferie o le aree più malfamate delle grandi città, qualcosa non va. Tutto è aggravato anche dai precedenti: 2016 e addirittura tre casi nel 2015 ai danni di giovani donne. Rimini, sveglia! Non ci si può a lungo raccontare che va tutto bene quando bene non va.

Meglio di Los Angeles… In tutti i sensi
Paolo Di Stefano, che fa il giornalista per il Corriere della Sera e ogni tanto pubblica un romanzo per Feltrinelli, ha scritto che Rimini è passata dall’epopea un po’ pacchiana di Pier Vittorio Tondelli al romanzo noir alla James Ellroy. Si riferiva, ovvio, ai fatti tenebrosi accaduti a Miramare, zona 130, lo stupro di gruppo con polacco. A voler mettere cultura nel fuoco, possiamo ricordare a Di Stefano che Umberto Eco, dal Paradiso, noto locale in Covignano, in pieni Ottanta, guardava Rimini e gorgheggiava, “…ma qui è meglio di Los Angeles!”. Già. Ora, purtroppo, Rimini è meglio di Los Angeles in tutti i sensi – oltre alle luci sgargianti abbiamo anche gli stupri dilaganti. Ora, però, sterziamo dai missili aria-aria di Di Stefano a discorsi più terra-terra.

“Il problema è che qui ci sono problemi da tempo”
Miramare è una terra di nessuno che d’estate si riempie di turisti. Domenica mattina, ora di pranzo. Becco un paio di persone armate di sdraio. Si chiamano Luigi e Rita, sono lombardi, Cernusco sul Naviglio. “Veniamo a Miramare da trent’anni. Ci abbiamo portato i figli. Ora un figlio, quello sposato, ci porta i nipoti”. Lui, Luigi, 65 anni, fa l’elettricista per una azienda di media grandezza, una delle tante in ‘Padania’. Avete saputo dello stupro di massa? “Non ce lo dica, che brutta storia… Più che altro, adesso abbiamo paura per i nostri nipoti. Che mondo…”. Già, l’uomo è brutto e cattivo da qualche millennio in su. Nel dialogo s’interseca Franco, 71 anni, piemontese, di Asti. Qui a Miramare ci sono tanti anziani, campi di bocce alla buona, un tot di valzer. “Il problema è che a Miramare ci sono problemi da tempo. Adesso tutti ne parlano, ma bisogna conoscerle le cose…”. Ci spieghi lei. “Beh, caro mio, l’altra sera ho visto un paio di prostitute che se le davano di brutto, per non parlare dei travestiti, che fanno un baccano del diavolo. E poi c’è gente strana…”. Non vi sentite protetti? “La sera la polizia passa”, puntualizza la signora Rita. “Ma non è abbastanza. D’estate c’è tanta gente, di notte sai cosa succede…”. Cosa succede? “Gente che s’accampa qua e là, spaccio, a volte fiocca una coltellata e nessuno dice niente. Poi senti il suono di una volante, ma non c’è più nessuno”. Tutte cose che si sanno da anni. “Appunto. E nessuno alza la voce se non a tragedia consumata”, dice Franco.

A scuola nella ‘no man’s land’
Poco più in là della zona 130, ci sono le scuole. Qualche insegnante è già in aula, per corsi di recupero o esami di riparazione. “Diciamo che il problema non è soltanto d’estate”, dice Giulia. Cioè? “Beh, per i ragazzi Miramare, Bellariva, non sono dei bei posti”. Ci faccia un esempio. “Due giorni fa accompagnavo uno studente a prendere una bottiglia d’acqua. Nel bar c’era un travestito, un trans. Piuttosto robusto, con i tacchi a spillo. Sia chiaro, non ho nulla contro nessuno, anzi. Solo che si è messo a fissarci, con un chiaro intento di sfida. Quando ha cominciato ad attaccare bottone con lo studente, l’ho portato via, siamo tornati a scuola”. Problemi, quelli della no man’s land riminese, denunciati, ripeto, da anni. E dove da anni si assiste a più o meno gravi atti di criminalità. “E non c’è solo Miramare…”. Cioè? “La stazione è un luogo da cui stare lontani, dopo una certa ora. Ma anche il centro storico non è più sicuro. In piazza Ferrari, dove ci sono i giochi per i bambini, non è raro incrociare soggetti ‘bizzarri’, diciamo così. Che poi, duole dover ripetere sempre le stesse cose…”. Ha ragione. Rimini non è una città sicura. Ma al posto di metterla in sicurezza, gli amministratori badano a rassicurare l’‘opinione pubblica’. Per salvare quei brandelli di turismo che restano.

Contro la retorica piaciona, pattugliare le spiagge
Proprio questa è la bestialità. Pensare che basti un comunicato stampa o una dichiarazione ai quotidiani giusti per risolvere il problema. Troppo impegnati a riempire gli alberghi e a strologare l’evento di grido – ma la ‘tendenza’ si fa ormai altrove – ci siamo dimenticati l’abc del civismo: mettere in sicurezza la città, tutelare i cittadini. Che non significa spazzar via la feccia dell’umanità, come se qualcuno avesse il potere di farlo e fosse giustificato a farlo. Significa, molto banalmente, custodire il proprio territorio, difendere la città. Una rottura di balle per la Giunta Gnassing, lo capisco, che ha costruito il proprio operato sull’etica del selfie e sulla retorica piaciona. Dico un’estrema banalità. Juan-les-Pins, Costa Azzurra, vent’anni fa. Becco una tipa, tour in spiaggia, ci sdraiamo sull’orizzonte lascivo di una spiaggia. Paradiso terrestre. Interrotto quasi subito dal muso di un cane e da un agente in divisa, con manganello e armeria al fianco. Il tipo, in rabbioso francese, mi dice che dopo una certa ora in spiaggia non si va, vattene. Me ne vado, abbracciando la tipa. Incazzato contro la Francia intera. Le spiagge francesi erano punteggiate di agenti. Non facevi tempo a sfilare gli slip a una che li avevi addosso. Avevano ragione loro, cazzo.

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