La sprecopoli degli affitti per gli uffici pubblici e la nuova questura

La sprecopoli degli affitti per gli uffici pubblici e la nuova questura

Solo per i canoni di locazione di via Rosaspina e piazzale Bornaccini dal 2000 ad oggi si sono spesi circa 14 milioni di euro. Poi ci sono le spese per gli affitti della Provincia, quelli della Camera di Commercio e di tutti gli organi periferici dello Stato: la nuova questura di via Bassi si sarebbe potuta comprare.

Alzi la mano chi sa quanto ha già speso il Comune di Rimini per pagare gli affitti della sede di via Rosaspina e di quella di piazzale Bornaccini. Nel corso degli anni gli importi sono cambiati, ma si calcola che solo dal 2000 ad oggi abbia speso circa 14 milioni di euro.

Nel 2018 ben 652.319,35 euro più Iva, quasi 800mila euro, per occupare l’immobile di via Rosaspina ai civici 7, 13-15 e 21. Più 194.236,69 (più Iva) per il Centro per l’impiego di piazzale Bornaccini: 236.968,76. La somma dà 1.032.798,36. Ma l’amministrazione comunale di Rimini complessivamente in canoni passivi nello stesso anno ha speso oltre 1 milione 300mila euro. Pagando anche locali e aree con destinazione a giardino pubblico, scuole, depositi, parcheggi, centro sociale anziani, canile comunale. Per il futuro il piano di razionalizzazione prevede qualche piccola novità, ma lo stabile di via Rosaspina continuerà ad essere mantenuto. Anzi, l’ufficio passi carrai verrà accorpato ai Lavori pubblici acquisendo nuovi locali al piano terra di via Rosaspina e andando ad aggiungere quindi un nuovo canone. Verranno lasciati gli spazi di via IV Novembre di proprietà della Diocesi per trasferire i materiali d’archivio attualmente depositati in quel luogo in via della Gazzella di proprietà del Comune, con un risparmio di 32.600 euro.

Di denaro pubblico ne ha speso parecchio anche la Provincia: sempre per la location di piazzale Bornaccini dal 2010 al 2015 sono partiti 2 milioni e mezzo.
Per quanto riguarda la Provincia in totale nel 2016 in locazioni passive sono partiti 552.442,28 euro, 757.096 euro nel 2015, nel 2014 la bellezza di 1.152.095,93 euro. Nel 2017 circa 230mila euro, di cui 77,864 rimborsati dalla Regione.
In passato anche per il “Colosseo” veniva pagato un affitto salato, 800 milioni di lire l’anno, che poi l’Asl ha acquistato.
La Camera di Commercio è in affitto per i locali di viale Vespucci: oltre 110mila euro l’anno.

Per i locali inadeguati della attuale questura di Rimini lo Stato spende una fortuna ogni anno: 735.254 euro. Queste le cifre (pubbliche sul sito della polizia di Stato) alla voce Rimini nel 2017 e tutte a beneficio di privati:
– alloggi ex Hotel Mercedes: 111.822;
– sede di corso d’Augusto: 247.504
– vani aggiuntivi corso d’Augusto: 41.684
– vani aggiuntivi corso d’Augusto: 31.939
– sezione polizia stradale (traversa nuova Circonvallazione): 163.808
– via Bonsi: 134.810
– vicolo Battaglini: 3.687

Poi ci sono i circa 400mila euro per il palazzo di fronte al Duomo che ospita la prefettura e più di 300mila euro per il quartier generale della Guardia di Finanza.

Per la sede provvisoria della questura in piazzale Bornaccini si parla di più di 500mila euro l’anno. Il Centro per l’impiego andrà nel palazzo Palloni per il quale il Comune pagherà  all’Asp Valloni Marecchia un affitto di 112mila euro l’anno, oltre al mezzo milione di euro che hanno preso il volo per ristrutturarlo.

A fronte di questa situazione, abbiamo spazi per circa 23mila metri quadri in via Ugo Bassi che sono stati lasciati cadere a pezzi mentre avrebbero potuto ospitare sicuramente la cittadella della sicurezza ma forse, vista la dimensione, anche molto altro. Non solo. L’Inail si è aggiudica l’immobile di via Bassi all’asta a poco più di 7 milioni di euro (salvo poi, a quanto pare, ritirare l’offerta). Al termine di una lunga trattativa col ministero dell’Interno (che vide ballare richieste da 3 milioni 336mila euro e anche 5,2 milioni di euro annui), la società Da.Ma. che costruì la nuova questura, si accontentava di incamerare attorno a 900mila euro l’anno d’affitto per quel monster di costruzione rimasto a marcire. Novecentomila. Ne ha pagati di più ogni anno il Comune per le sole sedi di via Rosaspina e piazzale Bornaccini.

“Il Comune deve riparare al danno fatto dalla superficialità con cui ha gestito questa vicenda sino ad oggi, acquistando il cespite dalla curatela (poteva già farlo in precedenza con la procedura d’esproprio per pubblica utilità) ad una cifra inferiore agli 8 milioni di euro (l’Inail ne aveva offerti 7,5) e poi metterlo a bando come project financing con tanto di offerta vincolante ed irrevocabile da parte del Ministero degli Interni per una presa in affitto alla cifra di 1,8 milioni di euro (cifra già ritenuta congrua dal Ministero che in tal caso non potrebbe tirarsi indietro). Tale affitto, anche in considerazione dei costi di ristrutturazione stimati (circa 17 milioni di euro), genererebbe un’ottima revenue facilmente collocabile sul mercato fondistico dei cosiddetti fondi “opportunistici”, che poi nel medio periodo, 3-5 anni dalla messa in regime del bene, potrebbero facilmente cartolarizzarlo sul mercato immobiliare classico che in genere acquista tali immobili affittati allo Stato italiano con redditività anche del 4%”. Così ha proposto di recente Alessandro Ravaglioli,

Qualcosa di analogo ha detto anche l’ex curatore fallimentare di Da.Ma. Rino Mosconi, intervistato dal Carlino: “Il Comune compri la questura”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gioenzo Renzi di Fratelli d’Italia: Invece di continuare nel rimpallo delle responsabilità  e della provvisorietà chiedo al Sindaco Gnassi se non sia  opportuno una riflessione della Amministrazione Comunale su una offerta di acquisto da presentare al Tribunale per il complesso immobiliare di via Ugo Bassi e di tutta l’area circostante, da ristrutturare, essendo costruito nonostante tutto con le caratteristiche e finalità per una idonea e definitiva sistemazione della Cittadella della Sicurezza, e da cedere in locazione al Ministero degli Interni con un accordo preliminare in mano, per rimborsare con l’affitto l’impegno finanziario.   Come nel 2004, dopo la bocciatura dell’esproprio di pubblica utilità,  non vedo altre proposte praticabili per sbloccare la situazione e conseguire  quell’interesse pubblico mancato fino ad oggi”.

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