La storia infinita del Piano delle fogne: ecco l’ultima virata, che prevede anche nuove condotte sottomarine

La storia infinita del Piano delle fogne: ecco l’ultima virata, che prevede anche nuove condotte sottomarine

I primi passi del piano generale delle fognature vengono mossi tredici anni fa. Durante il percorso arrivano vari aggiustamenti. L'ultimo è dello scorso aprile. Motivato con la necessità di far fronte ai cambiamenti climatici, ma forse l'obiettivo è quello di rimediare ad una debolezza contenuta nel progetto del Psbo che risale al 2013. Partiranno nuovi cantieri. Mentre quello di piazzale Kennedy non si sa bene quando verrà ultimato.

A palazzo Garampi c’era ancora Alberto Ravaioli quando, all’inizio del 2006, veniva approvato il piano generale delle fognature. Ce n’era già uno di piani delle fognature, risalente agli anni 70, ma nessuno se n’era accorto perché alla prova dei fatti quel che invece tutti ben conoscevano erano i divieti di balneazione che scattavano dopo ogni pioggia.
All’epoca (2006) i tecnici erano giunti a fissare tre possibili soluzioni per risolvere, o comunque limitare, il problema che puntualmente si ripresentava ad ogni stagione estiva.

La prima, più radicale e completa, si prefiggeva di separare totalmente la rete fognaria bianca da quella nera, eccezion fatta per il centro storico di Rimini, (per mettere mano al quale sarebbe stato necessario l’intervento di Mosè) che avrebbe mantenuto l’attuale rete mista.
La seconda, intermedia, che ipotizzava la separazione delle fogne solo nell’area di Rimini nord, mentre in tutto il resto della città avrebbe continuato ad imperversare il sistema misto ma con l’avvertenza che dove possibile nelle zone di espansione e sempre e comunque in quelle di nuova costruzione, si sarebbero dovute realizzare reti separate.
La terza, profilo basso, mantenere lo status quo, limitandosi a mettere mano alle reti vecchie e ammalorate e ad adeguare gli impianti di sollevamento.
In quell’ormai lontano 2006, la maggioranza politica portò in consiglio comunale la soluzione intermedia e quella ottenne il via libera.

Passano quattro anni e l’amministrazione comunale cambia idea. La scelta si concretizza con l’atto di indirizzo in materia di fognature e depurazione e poi con una delibera di consiglio comunale. Si passa dalla busta numero 2 alla busta numero 1, per dirla alla Mike. L’obiettivo diventa quello di separare le reti sull’intero ambito comunale, salvo il centro storico, dove intervenire sarebbe praticamente impossibile visto il “costruito”.
Il Comune di Rimini si affida ad Hera, senza nessuna gara pubblica, e la multiutility presenta il suo piano nell’estate del 2011 che naturalmente passa anche in consiglio comunale alla fine di quell’anno. A pieno titolo nel piano di salvaguardia della balneazione (come si vede cambiano anche i termini) entrano il raddoppio del depuratore di Santa Giustina, la riconversione del depuratore Marecchiese in vasca di accumulo, la realizzazione della dorsale nord per il collettamento del Depuratore di Bellaria al Depuratore di Santa Giustina, il completamento della separazione delle reti fognarie della zona di Rimini Nord, la dorsale sud con un nuovo sollevamento e condotta premente, la condotta sottomarina e l’impianto idrovoro nel bacino Ausa più le vasche di laminazione di prima pioggia, la separazione delle fosse Rodella, Colonnella II e Colonnella e altro.

Però, e ci avviciniamo ad un altro aggiustamento, i tecnici scoprono che tutto questo non basta, gli sversamenti in mare avrebbero continuato a far scattare le bandiere rosse almeno in alcuni scarichi. Quindi la giunta Gnassi all’inizio del primo mandato chiede ad Hera una ulteriore revisione del piano delle fogne. Dalla schiuma del mare, come Afrodite, solo un po’ più marroncina, nasce il Psbo.

Ci è stato raccontato che il Psbo, Piano di Salvaguardia della Balneazione Ottimizzato (lo dice il nome stesso, ottimizzato: “Rendere ottimale, portare a una condizione o a un risultato che possano essere considerati i migliori possibili”) sarebbe stato “l’intervento di risanamento fognario” e grazie a quel piano Rimini avrebbe assunto i connotati della “prima città costiera a risolvere il problema degli scarichi a mare, dando così una soluzione complessiva alle criticità in termini di balneazione”. Un progetto risolutivo. Ce l’hanno detto in tutti i modi e in ogni occasione. E’ stato e continua ad essere il tormentone del sindaco Gnassi ovunque prenda la parola, in qualunque incontro o conferenza pubblica, anche se all’ordine del giorno c’è il commercio nel centro storico o il taglio del nastro del teatro o la consegna del Sigismondo d’oro.

Bene, si scopre adesso, nel 2019, tredici anni dopo il piano generale delle fognature e cinque anni dopo il Psbo, che per risolvere davvero, forse (verrebbe da pensare, visti i precedenti), la questione degli scarichi in mare, occorre spendere molti altri milioni di euro (pare 8) e aprire diversi nuovi cantieri. Quando non si sa ancora bene quando sarà terminato il “super cantiere” di piazzale Kennedy, che tanti disagi sta creando alle attività del luogo. Perché lo si scopre solo adesso? Non si sa bene. Quel che compare nei documenti ufficiali che formalizzano la decisione di aggiornare e integrare il Psbo (il punto è all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale) è che i “cambiamenti climatici” hanno avuto il loro peso nella decisione. E che oggi si rende necessario porre rimedio non solo alla urgenza di garantire acque di balneazione ottimali, ma anche al tema della “sicurezza idraulica”.

Quindi l’amministrazione comunale bussa ancora una volta alla porta di Hera. Che il 14 aprile scorso ha risposto con una proposta di aggiornamento per la “mitigazione del rischio idraulico”. E così veniamo alle ultime novità, che daranno lavoro alla multiutility ancora per diversi anni.
E’ prevista la realizzazione della “dorsale Ausa”, un progetto totalmente nuovo (che si aggiunge agli 11 cantieri fin qui noti), e due “revisioni”, belle sostanziose. Una di queste prevede l’impianto di ulteriori condotte sottomarine. Con la dorsale Ausa si punta ad “alleggerire il carico idraulico sul bacino Ausa”. Si vogliono intercettare gli apporti meteorici del bacino a monte della statale 16 “prima che entrino nel fitto reticolo della porzione più antropizzata del bacino e di inviarli al deviatore Ausa, riducendo in questo modo il rischio idraulico delle zone a valle”. Per quanto riguarda le fosse, si opta per lo scarico al largo, ovvero altre condotte sottomarine, sistemi “vasca di laminazione più idrovora più condotta sottomarina” alle fosse Rodella e Colonnella II. Presso l’Ausa verranno piazzate tre condotte di smaltimento.

Per la fossa Rodella è stato pensato “un volume di laminazione ed uno di prima pioggia, da associarsi all’esistente, unitamente ad un impianto idrovoro e condotta sottomarina di scarico al largo. In presenza di eventi meteorici tali da generare portate superiori alla massima capacità di sollevamento e collettamento alla depurazione, entrano in funzione i volumi di prima pioggia. I volumi di prima pioggia sono deputati all’intercettazione della “prima cacciata inquinata”, la prima parte dell’evento, che, per caratteristiche, risulta essere quella percentualmente qualitativamente più carica. Saturati i volumi di prima pioggia, che saranno svuotati a depurazione al termine dell’evento, sarà interessato il volume di laminazione in cui sono collocate le idrovore. Queste solleveranno ad un torrino da cui partirà l’opera di scarico”. E lo scarico avverrà al largo.
Stessa cosa per la fossa Colonnella II, con la sola differenza rispetto al Rodella “che per le fosse Colonnella I e II, il progetto prevede un unico sistema di “vasca laminazione più idrovora più condotta sottomarina” comune alle due fosse, collocato in corrispondenza della fossa Colonnella II.

A che punto siamo col Psbo? La riconversione del depuratore Marecchiese in vasca di accumulo è pronta per il 95%. La Dorsale nord è stata completata. La separazione delle reti fognarie a Rimini nord è ultimata in 5 punti, la dorsale sud è stata completata per due stralci su tre, il bacino Ausa è in corso di lavorazione, la vasca di laminazione Ospedale è terminata, il progetto Rimini Isola è completato nel primo stralcio mentre il secondo si trova in fase di progettazione, così come quelli sulle fosse Rodella, Colonnella I e Colonnella II.

“Mi risulta che il Psbo in questo momento sia in stato di revisione, progetto sbagliato, è vero?”, domandò Luigi Camporesi in consiglio comunale senza ottenere risposta. La revisione c’è, come abbiamo fin qui documentato. E c’è anche qualcosa di sostanzialmente nuovo. Il costo finale, considerando tutto quello che ad oggi è noto, supera i 160 milioni di euro.

E piazzale Kennedy? Quando alberghi e attività economiche di marina centro potranno tornare alla normalità e dire addio all’ingombrante e rumoroso cantiere dopo circa quattro anni di pesanti disagi? “Con discrezione per non creare troppi disagi agli operatori balneari e ai turisti”, disse il sindaco alla vigilia dell’avvio dei lavori, nel 2015, dove “l’architetto Foster per realizzare il suo masterplan voleva costruire un totem di 100 metri verso il cielo, noi 36 metri sotto collocheremo una vasca che con i suoi 35mila metri cubi sarà il più capiente sistema di accumulo d’Italia”. Ad oggi ha accumulato un ritardo di un anno e l’ultima promessa in ordine di tempo è stata quella di inaugurare il prossimo giugno, con tanto di invito al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E’ fattibile?
Oppure i tempi slitteranno e per l’estate 2019 sarà ultimata solo una parte di piazzale Kennedy? Avremmo voluto ricevere risposte precise dagli assessori ai lavori pubblici e all’ambiente ma, nonostante numerose mail, non abbiamo avuto udienza.

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