La vita esagerata di ‘Spadò’ (ennesima storia di incuria civica)

La vita esagerata di ‘Spadò’ (ennesima storia di incuria civica)

Alberto Spadolini, tipo eccentrico e geniale, che ha lasciato tracce artistiche in varie parti del mondo, negli anni Sessanta installò il proprio atelier a Riccione e decorò il Grand Hotel. C'è traccia di lui anche nella collezione fotografia di Elton John. Picasso ne era geloso. Fu amico di D'Annunzio, idolatrato da Marlene Dietrich. Eppure le istituzioni locali lo snobbano.

Picasso era geloso di lui. E Marlene lo adorava
Marco Travaglini è un tipo eccentrico. Insegnante di educazione fisica per una buona parte della sua vita, da anni si occupa pressoché a tempo pieno dello zio, Alberto Spadolini. La sua casa, a Riccione, è diventata l’archivio di Spadolini, in arte ‘Spadò’, sulla cui esistenza Travaglini ha creato pure un archivio telematico. Spadolini, in effetti, ha avuto una vita davvero ‘spericolata’: nato 110 anni fa, morto nel 1972 a Parigi in circostanze misteriose – ai parenti fu recapitata l’infausta notizia tre giorni dopo il decesso, quando l’appartamento era stato svaligiato: come mai? – è stato:
*scenografo collaboratore di Anton Giulio Bragaglia al Teatro degli Indipendenti, un luogo dove bazzicavano, per dire, Moravia e Giorgio De Chirico;
*decoratore presso il Vittoriale degli Italiani, dove divenne amico di Gabriele d’Annunzio;
*ballerino di fama a Parigi, strappando odi di gioia a personaggi come Jean Cocteau e Marlene Dietrich;
*attore con Jean Gabin e coreografo idolatrato da Maurice Ravel e Paul Valéry;
*l’amante di Joséphine Baker e l’amato da Dora Maar – il che gli attirò le ire spagnole di tal Picasso;
*l’amico del principe Jusupov, che architettò, nel 1916, l’assassinio di Rasputin.
Tra le tante altre cose, Spadolini è stato cantante a New York, pittore a Stoccolma, spia in Vietnam per gli Stati Uniti. Insomma, la vita di ‘Spadò’, luminosa quanto enigmatica, attraversa i personaggi più celebri del Novecento, è una vita da romanzo. In effetti, qualcuno ci si è messo ad abborracciare un romanzo: nel 2015 l’editore Castelvecchi è uscito con una biografia, Alberto Spadolini. Danzatore, pittore, agente segreto, piena di inesattezze, a dire di Travaglini. Il quale, rimestando nel bendiddio archivistico di famiglia – che si è premurato di ingrassare girando per il mondo come un cane da tartufi bibliografici – ha tratto un romanzo, di prossima pubblicazione.

Ha decorato il Grand Hotel. Ma le amministrazioni si occupano del proprio ombelico
Tra le molte vite vissute da ‘Spadò’, una era espressamente romagnola. Negli anni Sessanta, infatti, Spadolini installò il proprio atelier a Riccione. E fu incaricato di decorare le aule della sala da ballo del Grand Hotel di Rimini (così la rivista dell’epoca, L’Opinione: “ha dato vita alla nuova atmosfera del Night al Grand Hotel di Rimini, leone di questa Riviera!”). Una fotografia lo ritrae lungo viale Ceccarini, con la fidanzata Yvette e al guinzaglio il carlino ‘Mouffy’, delicato dono del principe Jusupov… Detto questo, qualsiasi amministrazione pubblica degna del suo ruolo avrebbe tentato, per lo meno quest’anno – 110 dalla nascita; 45 dalla morte – di avvinghiare ‘Spadò’, organizzando una mostra, magari in concordia con le autorità francesi, dove Spadolini ha lasciato memoria di sé. Invece niente: Riccione ammira l’ombelico del proprio malgoverno mentre Rimini si bea dell’ego ombelicale dei propri amministratori. E Travaglini travaglia in solitudine, protagonista di un lavoro di ricerca straordinario – ha pubblicato dozzine di studi, tra cui Bolero-Spadò, 2007 e Spadò il danzatore nudo, 2012 – e di investimenti propri – il 28 marzo scorso a Riccione è riuscito ad allestire un convegno su Spadò artista del mistero. L’ultima avventura è quella del documentario con interventi di pregio, Spadò il poeta della danza. Gli autori, Riccardo De Angelis e Romeo Marconi, hanno narrato l’iniziativa nel sito www.produzionidalbasso.com, avanzando una richiesta fondi, necessari per “acquistare i diritti di alcuni filmati d’epoca nei quali Alberto Spadolini esprime tutta la sua abilità di danzatore”. La raccolta prosegue, a rilento: per il momento si sono affiliati 7 sostenitori, giungendo a 360 euro di fondi.

Due quadri inediti da Stoccolma – e la fotografia di Elton John
L’energia di Travagliani, votato a ricostruire l’esistenza del funambolico zio, è inesauribile. Qualche giorno fa ci ha messo a conoscenza dell’ennesima scoperta. Si tratta di due quadri che risalgono al periodo ‘nordico’ di Spadolini, il quale – lo testimoniano i reperti enciclopedici – è ritenuto a tutti gli effetti un “pittore svedese”. Sono due quadri della fine degli anni Quaranta, il cui soggetto, come di consueto, è il mondo della danza: un quadro raffigura alcune ballerine del Kungliga Baletten, il Balletto Reale di Stoccolma, l’altro, del 1948, è un ritratto della diva di allora, Betty Bjurstrom. La delicatezza pittorica di ‘Spadò’ piaceva tanto a Cocteau: “La ricerca pittorica di Spadolini è la trasfigurazione dell’anima della danza. […] Veramente questo artista lavora sopra la materia essendo ispirato dall’universo sensitivo e lo traspone con il suo genio che sprizza dal suo cuore e dalla sua anima”. Se avete ancora la puzza sotto il naso, per capire l’importanza di ‘Spadò’ occorre recarsi alla Tate Modern di Londra. Nella collezione fotografica di Elton John sbuca, perentorio, uno scatto di Dora Maar del 1935, che replica il corpo statuario di Spadolini.

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