La Voce: la presa di posizione dell’Associazione Stampa Emilia-Romagna

La Voce: la presa di posizione dell’Associazione Stampa Emilia-Romagna

L'ultimo atto de La Voce di Romagna e il confronto che ne è seguito sono oggetto di una presa di posizione dell'Aser.

L’ultimo atto de La Voce di Romagna e il confronto che ne è seguito sono oggetto di una presa di posizione dell’Associazione Stampa Emilia Romagna, che sul proprio sito scrive: “La Voce di Romagna non è più in edicola, dopo il secondo fallimento a cui è andata incontro, questa volta con la società Edizioni delle Romagne dei figli di Gianni Celli. Il travagliato percorso di questo giornale è stato sempre documentato sul sito dell’Aser, compresi i numerosi e ingiustificati attacchi al sindacato dei giornalisti e a chi lo rappresenta”. L’Aser pubblica la sentenza del Tribunale di Rimini che, con sentenza del 7 marzo, ha dichiarato il fallimento di Edizioni delle Romagne srl a seguito della istanza presentata dalla Casagit. E segnala la “ricostruzione dell’ex direttore della Voce, Franco Fregni, che evidenzia le ragioni del fallimento”, di Davide Brullo – “la lettera diffamatoria di un giornalista dell’ultima stagione del quotidiano (sulla quale il Direttivo dell’Aser deciderà se e in quali forme intervenire)” – e “la puntuale risposta del  fiduciario sindacale dei giornalisti rimasti in carico a “Editrice La Voce srl in fallimento” Paolo Facciotto”, comparsi su Rimini 2.0.

Solidarietà del Consiglio nazionale dell’Ordine ai vertici Casagit
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti esprime solidarietà ai vertici della Casagit, oggetto di un ingiustificato attacco da parte di ex collaboratori del quotidiano “La Voce di Romagna”. Il Consiglio parla di “continue violazione delle regole contrattuali, con giornalisti e fotografi lasciati senza stipendio e contributi per mesi, pur avendo l’editore beneficiato per lungo tempo di generosi contributi pubblici”. E aggiunge: “Le accuse mosse, sulla Rete, dagli ex collaboratori sono rivolte al: “Sindacato dell’Ordine dei Giornalisti nella figura della Casagit”, definizione che denota quanto meno uno stato di confusione e ignoranza nei confronti degli organi di categoria da parte degli autori del comunicato. Per questi ex Voce, la Casagit avrebbe determinato il fallimento della società editoriale con “la pretesa – legale quanto irrisoria a fronte delle pretese economiche del corpo redazionale residuo – di 30.550,08 euro”, richiesta che avrebbe “mandato a gambe all’aria le speranze dei giornalisti e l’uscita giornaliera de La Voce di Romagna”. Queste affermazioni non tengono conto di quanto dovuto all’Inpgi (per la mancata corresponsione dei contributi), al Fondo complementare e dei mancati versamenti all’Erario, oltre ai debiti nei confronti di agenzie di stampa, fotografi e collaboratori, tipografie, fornitori di carta, compagnie telefoniche e banche. Voci che, sommate, ammontano a diversi milioni di euro (solo nel precedente fallimento il buco nei confronti dell’Erario era pari a 3 milioni di euro, quello verso l’Inpgi 1,6 milioni di euro)”. “Il Consiglio nazionale dell’Ordine, che già nel gennaio 2016 con un proprio documento aveva espresso solidarietà ai giornalisti della Voce (vittime di una allucinante trafila di inganni e intimidazioni e di licenziamenti antisindacali) ritiene inaccettabili le espressioni usate nei confronti della Casagit, definita indecorosamente da alcuni ex Voce un servizio alla “casta dei giornalisti”.” Aggiornamento 16.3.2017

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