“Laboratorio aperto” del ponte di Tiberio: i revisori chiedono le fatture delle spese fatte

“Laboratorio aperto” del ponte di Tiberio: i revisori chiedono le fatture delle spese fatte

Chi sa quante risorse pubbliche si spendono, e in che modo, per le attività che si svolgono nell'area del ponte di Tiberio e nell'ala moderna del Museo che beneficiano dei finanziamenti Por-Fesr? Nella loro relazione al bilancio 2019 coloro che hanno il compito di verificare i conti del Comune, pongono una serie di rilievi. E chiedono tutte le pezze d'appoggio sul milione e mezzo utilizzato.

Era il 2017 quando su Rimini 2.0 pubblicavamo questo articolo: “Laboratorio aperto” del ponte di Tiberio: così si spendono quasi 2 milioni di euro. Quando si parla di laboratorio aperto si fa riferimento all’utilizzo di soldi pubblici, parecchi, di varia provenienza: Europa, Stato e Regione. Una bella fetta dei quali destinata a chi ha la gestione del progetto. Sul sito del Laboratorio aperto del Comune di Rimini si trovano alcune informazioni, non tutte. Il link al sito della Regione Emilia Romagna che rimanda alla documentazione, collega ad una pagina inesistente. Ci sono poi alcune sintesi delle attività svolte, ma manca del tutto un rendiconto delle spese sostenute. Come può il normale cittadino farsi un’idea di quello che gira intorno al laboratorio? Semplicemente non può. Ma a quanto pare risulta un’impresa difficile anche per coloro che hanno ricevuto il mandato di verificare i conti di palazzo Garampi e questo appare abbastanza clamoroso.

I revisori del Comune di Rimini, nella loro relazione sul rendiconto 2019 che ha messo in fila una quantità di sottolineature con la matita rossa da far venire le vertigini, dedicano un “capitolo” anche al laboratorio.
Per decifrare quello che scrivono i revisori è bene spiegare che per “POR FESR” s’intende il Programma Operativo Regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.  I progetti (di tipo culturale, turistico e tecnologico) riguardano l’area del ponte di Tiberio ridisegnata da passerelle galleggianti e non, e l’ala moderna del Museo di via dei Cavalieri.

Cosa dicono i revisori contabili?
“In data 26 Marzo 2020 viene richiesta al Collegio una autocertificazione relativa all’indetraibilità dell’I.v.a. su alcune spese finanziate con Fondi Europei, anche questa richiesta senza la benché minima documentazione di supporto”. I revisori scrivono “anche” perché lamentano che anche sulle spese di rappresentanza sia avvenuta la stessa cosa (mancherebbero i giustificativi). I Fondi Europei ai quali fanno riferimento sono proprio delle spese che afferiscono al “POR FESR 2014-2020 – Asse 6 – azioni 2.3.1 e 6.7.2”.
Riferiscono i revisori che il responsabile comunale competente, si rivolge a loro al fine di compilare, per la parte di diretta competenza, le dichiarazioni per la rendicontazione delle spese relative ai progetti POR FESR di cui sopra per la dichiarazione di indeducibilità Iva. Per il riconoscimento dell’Iva come costo ammissibile, occorrerebbe una dichiarazione di indeducibilità firmata dal revisore dei conti. Il precedente Collegio le aveva firmate. La richiesta arriva ai revisori il 26 marzo e l’1 aprile scade il termine fissato dalla Regione per caricare le dichiarazioni. Il 26 marzo era un giovedì, e quindi si andava verso il weekend, e il 1° aprile era un mercoledì.

Il Collegio non compila e non rispedisce alcuna rendicontazione. Il 3 aprile però risponde per iscritto alla richiesta.
“L’Ente era informato della necessità di avere la suddetta attestazione sicuramente da oltre un anno, tanto che ci viene comunicato che quella precedente era stata rilasciata dall’Organo di Revisione non più in carica, dal mese di settembre 2018; quindi non si comprende, nello spirito di massima collaborazione sempre tenuto da questo Collegio, come mai ci si riduca sempre all’ultimo giorno“. Primo.
Secondo. “Il Collegio ritiene che quanto richiesto non sia un parere di cui alla fattispecie invocata dall’Ente e quindi riconducibile all’art. 49 del regolamento di contabilità, in quanto come si evince dai pochi allegati alla richiesta, trattasi di “attestazione” penalmente rilevante in quanto sotto forma di autocertificazione ai sensi degli artt. 46 e 47 della legge 445/2000; il Collegio ritiene che detta attestazione non rientri tra i compiti riconducibili al Collegio stesso, in quanto tra l’altro facilmente esternalizzabile a qualsiasi professionista e/o società di revisione, trattandosi di atto di scienza. Il Collegio sta effettuando gli approfondimenti a supporto di tale tesi”.
Terzo. “Nella denegata ipotesi il Collegio fosse tenuto a rassegnare l’autocertificazione, siamo fin d’ora a chiedere quanto segue:
l’autocertificazione, sottolineiamo penalmente rilevante, deve essere firmata dal revisore dell’Ente; quale tra i tre componenti, il cui ruolo è paritario, deve firmare? Soprattutto se nella fattispecie per responsabilità, per coperture finanziarie, a fronte dell’assenza di specifico riconoscimento economico della prestazione nessuno fosse interessato alla firma dell’attestazione/certificazione?
Trattasi di due progetti finanziati dal Fondo Europeo del valore complessivo di 1,5 Mln per i quali serve la seguente documentazione…”.
Progetti del valore di 1 milione e mezzo di euro che secondo il Comune di Rimini i revisori avrebbero dovuto “autocertificare” in un lampo e senza avere ricevuto tutte le necessarie pezze d’appoggio. Ma, soprattutto, chiedono di vedere le carte.
Quarto. I revisori elencano in dettaglio i documenti di cui hanno bisogno:
“Riscontro delle modifiche progettuali;
Scomposizione in voci di spesa ammesse a finanziamento;
Buono d’ordine o conferma d’ordine CIG/CUP dal quale poter verificare se fin dall’origine la spesa che si intende attuare rientra tra le attività commerciali dell’Ente oppure tra le attività istituzionali;
Per ciascuna voce di spesa, documento che comprovi l’avvenuta prestazione;
A fronte dell’avvenuta prestazione documento fiscale (fattura o altro documento equipollente) con individuazione del regime I.v.a. applicabile (es.: esigibilità immediata ovvero all’atto del pagamento);
In relazione alla datazione dei documenti, al momento non noti al Collegio, le dichiarazioni I.v.a. presentate per gli anni di competenza dei giustificativi (2017, 2018 2019);
Registri I.v.a. per gli stessi periodi di cui al punto precedente”.
Non è finita, perché i revisori pretendono (trattandosi di autocertificazione negativa ovvero “che l’Ente non ha detratto”), anche “tutte le fatture che sono state inserite nelle dichiarazioni I.v.a. al fine di verificare che tra le stesse non siano state inserite le fatture relative ai due progetti finanziati dalla U.E. per i quali è richiesta l’autocertificazione. Il Collegio si riserva di richiedere ulteriori delucidazioni e quant’altro ritenesse necessario.”

Com’è andata a finire? I revisori hanno ottenuto tutte le carte? Nella loro relazione lasciano agli atti il seguente (si presume momentaneo, in attesa di conoscere tutti i tasselli della storia) the end: “Dopodiché tutto tace e ad oggi nessuna risposta neppure a questa missiva“.

Sempre sul tema va segnalato che la gara pubblicata dal Comune lo scorso 27 gennaio, con scadenza 13 febbraio, è ancora “in fase di aggiudicazione”. C’è stato il lockdown che ha certamente rallentato il tutto, ma siamo già tre mesi oltre il termine e non si conosce il vincitore. A tema c’era la “manifestazione d’interesse a partecipare alla procedura per l’affidamento in appalto di servizi inerenti alla gestione del Laboratorio Aperto Rimini Tiberio” per un importo di 429.342,49 euro.

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