Ladies vendetta: Renata & Sabrina

Ladies vendetta: Renata & Sabrina

Quello che le donne non dicono... lo svelano i manifesti elettorali.

“Riccione, prima di tutto” e “Riccione, una nuova stagione”. Ovvero la mora e la bionda. Ma per farvi un'idea su quale candidato d'epoca (l'usato sicuro lo propone anche Pizzolante) scegliere c'è solo un modo.

L’importante è essere fotogenici
Come si sa, durante le elezioni più che l’entità dei programmi elettorali – di solito impalpabile – conta l’arte della comunicazione. Essere fotogenici, in sintesi, è meglio che essere sapienti. La sapienza è per pochi – e con pochi voti non vinci le elezioni. L’apparenza è per tutti e poco importa, come dice Il piccolo principe – un libro per tutti, mentre l’opera di Saint-Exupéry resta per pochi – che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. L’essenziale, elettoralmente parlando, è essere fotogenici.

L’usato sicuro e la strategia della vendetta
In questo caso, quanto accade a Riccione è esemplare. Visto il tracollo della Giunta Tosi, un po’ tutte le liste hanno dovuto spremersi per comunicare i propri intenti in modo rapido – tra due mesi si vota – e capace. In campo, al momento, ci sono 4 candidati al trono sindacale. In sostanza, vince l’usato sicuro. Renata Tosi, il Sindaco decollato, si ricandida con i suoi fan – Noi Riccionesi, insieme a Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale – è già la terza volta dopo quella del 2009 (contro Massimo Pironi, vittorioso) e del 2014 (contro Fabio Ubaldi, vincente). Il PD mette sul piatto un altro usato sicuro, Sabrina Vescovi, pluriconsigliere comunale a Riccione (esordio nel 1992), già Presidente del Consiglio comunale (dal 1999 al 2004), già Assessore riccionese (dal 2004 al 2009), già consigliere provinciale (fino al 2012). Il neonato Patto Civico, nato su ispirazione di Sergio Pizzolante (deputato dal 2006), spalleggiato da Fabio Ubaldi (già candidato Sindaco PD nel 2014), candida Carlo Conti, che è stato Assessore allo sport durante la Giunta Tosi. Il volto nuovo, semmai, è quello proposto dal Movimento 5 Stelle, che candida Andrea Delbianco, comunque i ‘grillini’ pigliano voti anche se candidano l’estintore. I più preparati alla gara elettorale sono Renata Tosi e Sabrina Vescovi, ci sono già i manifesti in giro per la cittadina. La loro strategia – in assenza di palpabili programmi elettorali – è basata sulla vendetta: la Tosi vuole vendicarsi perché, a suo dire, le è stata sottratta ingiustamente la poltrona sindacale dalle chiappe; la Vescovi rappresenta l’ansia vendicativa di un partito tutto – il PD – che non ha digerito la clamorosa sconfitta elettorale del 2014. Quanto agli altri, “l’importante è che non vinca la Tosi”, dicono alcuni, “basta che non torni il PD al governo”, latrano altri.

La candidata bionda e quella nera. Tanto è uguale
Ora facciamo un esercizio. Tentiamo, con le armi spicce della semiologia di strada, di leggere come comunicano i candidati Sindaco di Riccione. Partiamo dalla disfida tra le due donne – ci sono solo loro, al momento – confrontando i manifesti promozionali. Cominciamo con le somiglianze. I manifesti elettorali promuovono due belle donne (energica cinquantenne la Tosi, classe 1970 la Vescovi), una bionda l’altra nera, in piano americano, che sorridono entrambe su uno sfondo marino. Perché bisogna sempre sorridere – ottima dentatura per entrambe, per altro? Perché bisogna sempre essere carini e coccolosi con il possibile elettore? Perché sempre il mare sullo sfondo e mai altro? A vederle così, Sabrina e Renata, Sab e Renny, paiono una lo specchio dell’altra, potrebbero scambiarsi le liste e le casacche di partito – ma, attenzione, sui manifesti non compaiono simboli – nessuno se ne accorgerebbe. Passiamo alle differenze.

Anatomia di Renata
Sguardo sornione, lievemente affaticato, certamente smaliziato, Renata Tosi – cognome che viene dal veneto toso, ‘ragazzo’, che proviene da tonsus, ‘tosato, rasato’, insomma, Renata è una che rade a zero – si affida allo slogan “Riccione, prima di tutto”. La parola “Riccione” è a caratteri cubitali, dandoci a intendere che è questo ciò che sta a cuore al candidato. Notiamo però, in particolare evidenza, le parole “prima”, probabilmente di beneaugurio per la guerra elettorale – meglio prima che male accompagnata – e “tutto”, che inconsciamente definisce i desideri del candidato. L’onnisciente Renata è disposta a tutto pur di avere “tutto”.

Dissezioniamo Sabrina
La Vescovi, cognome nobile, clericale, si presenta pigiando il pedale dell’ego: “Sabrina Vescovi” è scritto a caratteri giganti, così v’imprimete nel cranio il suo nome quando entrate nel bunker della cabina elettorale. Sabrina, sguardo radioso e un tanto nevrotico, si cinge di questo slogan: “Riccione, una nuova stagione”. Lo slogan è sballato per due ragioni. Primo: la stagione politica promessa dal PD non può essere “nuova”. La sinistra, con diverse sigle, ha governato Riccione ininterrottamente fino alla venuta della Tosi. La quale, in due anni e mezzo di governo, è riuscita a far rimpiangere il politburo della vecchia politica. Più che “nuova” occorre dire, a onor di verità, la “solita” stagione politica riccionese. Se poi si vuole alludere a “una nuova stagione” turistica, beh, ai riccionesi occorre sperare che la “nuova stagione” sia equivalente alla vecchia: nel 2016, infatti, Riccione ha incamerato, pur con Governo malmesso, 3.539.347 ‘presenze’, stando ai dati della Regione Emilia-Romagna la migliore performance degli ultimi cinque anni. La novità, insomma, è che Riccione è un brand attraente, indipendentemente dai governi che si fanno e disfanno come le nuvole: su questo vale il voto ragionare.

Morale (semiseria) con Roberto Vecchioni
Renata e Sabrina sono due donne, come si dice in giro, “coi coglioni”. Verrebbe voglia di fare una serenata a entrambe cantando Vecchioni, che stilò l’inno della donna con la gonna. “Prendila te quella col cervello/ che s’innamori di te quella che fa carriera”, “prenditela te la signorina Rambo”.

Morale (seria) con Josif Brodskij
Detta come va detta: gli slogan delle due regine delle elezioni riccionesi non dicono nulla, sono meri specchi per allocchi. Un po’ come tutti gli slogan pensati dai geni della comunicazione per gonfiare le pance degli elettori. I politici, tendenzialmente, pensano che chi vota sia un cretino: si mira alla quantità più che alla qualità, la qualità è elitaria, non produce votanti. Quindi? Quindi l’unica cosa da chiedere ai candidati Sindaco non è come intendono governare Riccione – i programmi, in sostanza, sono equivalenti, tutti promettono le cose che non possono mantenere. Bisogna chiedere cosa hanno letto, quali sono i libri che ritengono decisivi per vivere pienamente. Iosif Brodskij aveva 47 anni quando, nel 1987, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura. Processato in Russia per ‘parassitismo sociale’ – i governi, sempre, sono allergici all’eccentricità dei poeti – dopo cinque anni di lavori forzati, nel 1972, partì per gli Stati Uniti, preferendo l’esilio al comunismo. Davanti agli accademici di Svezia, cioè alla più trita e triste istituzione della letteratura occidentale, si espresse così: “credo che a un potenziale padrone dei nostri destini si dovrebbe domandare, prima di ogni altra cosa, non già quali siano le sue idee in fatto di politica interna o estera, bensì cosa pensi di Stendhal, Dickens, Dostoevskij. […] Come polizza di assicurazione morale, quanto meno, la letteratura dà molto più affidamento che non un sistema religioso o una dottrina filosofica”. Un Sindaco che non abbia letto I fratelli Karamazov, Re Lear, le poesie di Rainer Maria Rilke, semplicemente non è in grado di governare, non conosce a sufficienza l’essere umano. Non puoi ragionare – se non per ragioni di partito, dicendo sciocchezze – sull’istruzione pubblica senza conoscere l’opera di Herman Melville, non puoi speculare di turismo, di scuola, di ‘eventi’ se non hai letto Piccolo testamento di Eugenio Montale e i Quattro quartetti di Thomas S. Eliot. Questo è un dato di fatto. Resta da chiederci cosa leggano i candidati a Sindaco di Riccione. Prima dei programmi, ci mostrino la loro biblioteca. Allora saremo certi di chi è degno votare.

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