Le “birre nazifasciste” ripugnano agli antifascisti di casa nostra, quelle di Lenin no

Le “birre nazifasciste” ripugnano agli antifascisti di casa nostra, quelle di Lenin no

Ci risiamo con l'indignazione degli amministratori di palazzo Garampi per i faccioni di Mussolini e di Hitler sulle bottiglie di birra e di vino. Questa volta le ha scovate il "Coordinamento Rimini antifascista", al quale evidentemente il sorridente compagno Lenin sulla premium non fa né caldo né freddo. Prosit. Per l'assessore si tratta di un "fatto ripugnante". Più della invasione di nomadi, borseggiatori e senzatetto che assediano il centro e le periferie?

Per l’assessore alle attività economiche Jamil Sadegholvaad è un “fatto ripugnante” che in un negozio di Rimini si trovi qualche bottiglia di birra e di vino coi faccioni di Hitler e Mussolini. E il Coordinamento Rimini antifascista si è preso la briga di fotografare questo pericoloso affronto nazi-fascista alla democrazia e denunciare il caso a prefettura, forze dell’ordine e Comune, come riferisce oggi il Carlino.

D’altra parte a Rimini era stato il sindaco Gnassi a prendere carta e penna, nel luglio del 2015, “e sottoporre ai parlamentari italiani, e agli esponenti riminesi per primi, la necessità di intervenire per ampliare, aggiornare e rendere più stringente la legge Scelba (del 1952) per il contrasto ai reati di propaganda e apologia del fascismo, anche tramite il divieto di realizzare e vendere gadget e immagini”. Il tutto perché due giovani turisti americani avevano protestato “per le immagini evocanti Mussolini e Hitler, veicolate attraverso gadget e mercanzia varia in alcuni negozi della città”. Ne era nato addirittura un disegno di legge, miseramente naufragato, a firma dell’onorevole Emanuele Fiano (Pd), con lo scopo di punire “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici”. Come se nelle patrie galere ci fossero posti liberi.

La consigliera regionale Nadia Rossi si era fatta artefice di una risoluzione regionale contro la vendita “di oggetti vari con immagini del regime fascista e nazista”. L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, aveva messo nel mirino i monumenti dell’epoca fascista, perché “ci sono persone che si sentono colpite, a volte anche offese… quando passano sotto…” Un delirio. Il Pd e la sinistra alla sua sinistra, non hanno però stappato grandi risultati al voto del 4 marzo, segno che quel che conta per gli italiani evidentemente non è la minaccia rappresentata dai dittatori in formato più o meno alcolico in vendita al minimarket. Nonostante tutto il Pd e la sinistra insistono.

Mussolini, Hitler ma anche Lenin sulle birre in vendita, ma il sanguinario comunista passa inosservato

Non altrettanto preoccupato l’assessore Sadegholvaad, non solo alle attività economiche ma anche alla sicurezza, si dimostra verso quei ben più gravi fenomeni di insicurezza e degrado cittadino che periodicamente tornano alla ribalta delle cronache. Proprio oggi la notizia sulla «Banda di parcheggiatori abusivi che assedia il Borgo San Giuliano», coi residenti esasperati che raccolgono firme perché «Qui non si vive più». Da tempo immemore senzatetto e ubriachi assediano la zona del mercato centrale coperto, senza che l’assessore abbia mai trovato tutto ciò ripugnante. Ma poi sa l’assessore che se si volessero sanzionare tutte le bottiglie in commercio coi faccioni ripugnanti bisognerebbe infilare nella lista anche il “Rosso Stalin”, pure in versione “Il compagno”, e il “Rossissimo Lenin”? Nella fotografia pubblicata dal Carlino (a sinistra) si intravede anche una birra “Lenin”. Fa parte della serie (una è dedicata anche a Guevara e un’altra a quel sant’uomo di Stalin) che raffigura anche Benito e Adolf. Nulla di ripugnante nella bionda intitolata al sanguinario Vladimir Ilyich Ulyanov? Forse è sfuggita al Coordinamento Rimini antifascista. O forse non la trova pericolosa come la “birra nazifascista”. Oppure agli antifascisti e a palazzo Garampi risultano indigeste solo le etichette nere, mentre quelle rosse le considerano ricostituenti che dovrebbero diventare mutuabili?

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