Le Caritas diocesane senza carità contro Salvini

Le Caritas diocesane senza carità contro Salvini

A sostegno del ricorso alla Corte Costituzionale sul quale si sono schierati sindaci e governatori di sinistra. Le Caritas regionali (fra le quali quelle di Rimini e San Marino-Montefeltro) hanno diffuso un documento dal sapore molto politico. Contro Salvini.

E’ un documento di inusitata durezza e assai politicizzato (c’è anche un esplicito riferimento alla “partecipazione politica”) quello che le Caritas diocesane dell’Emilia Romagna hanno da poco diffuso. Reca la firma del vescovo di Cesena, mons. Douglas Regattieri, che ha la delega della Conferenza episcopale regionale per il “servizio della carità”, e dei direttori delle quindici Caritas diocesane comprese quelle di Rimini e San Marino-Montefeltro.
Perché duro? Perché si tratta di un attacco frontale al Decreto sicurezza del governo in carica, provvedimento simbolo del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Simili fiondate non sono state mai lanciate nemmeno in passato quando a rischio c’erano i valori non negoziabili.
Stavolta non ci si limita a giudizi di valore ma ci si schiera apertamente coi sindaci e presidenti di Regione appartenenti alla sinistra che hanno promosso il ricorso alla Corte Costituzionale: la loro decisione è definita “giusta e da sostenere”, dando così anche un segnale elettorale preciso visto che il governatore dell’Emilia Romagna è fra quelli che sono andati nella direzione che piace alla Caritas. Addirittura si parla di “sindaci”, andando a rimestare nelle polemiche tutte politiche scoppiate a seguito delle prese di posizione dei primi cittadini “disobbedienti”, davanti ai quali autorevoli costituzionalisti hanno spiegato che “un sindaco non può certo dire me ne frego della legge” e in attesa del ricorso alla Corte Costituzionale “non può fare altro che applicare e uniformarsi a quella legge in quanto amministratore pubblico”. Insomma, le Caritas nel ruolo di “arruffapopolo”.

L’ultima parte del testo così recita: “Inoltre, di fronte a gravi disagi inflitti alle persone, in coscienza, non si può rimanere inerti. Riteniamo dunque giusto mettere in atto una sorta di “obiezione di coscienza” ad un decreto che non tutela la vita delle persone. Non possiamo esimerci dagli obblighi di questa legge e tuttavia, come credenti e professanti, sentiamo il dovere di contrastarla con i mezzi a nostra disposizione: l’educazione delle comunità e delle persone a riconoscere il Signore Gesù presente in ogni fratello, in particolare nei poveri; l’accoglienza generosa e prudente di ogni persona che punti al loro sviluppo integrale; la cura di relazioni di prossimità e solidarietà per contrastare una cultura dell’esclusione e dello scarto; un’azione di advocacy e di partecipazione politica a difesa dei più poveri fondata sulla nostra Costituzione; lo studio di strumenti giuridici e amministrativi che permettano l’accompagnamento alla legalità delle persone che incontriamo. In un momento di confusione e disorientamento pensiamo che la Chiesa debba avere il coraggio di essere se stessa, fedele a Gesù Cristo e al magistero di papa Francesco e dei nostri Vescovi e promotrice di una vera cultura della Carità”. Di disorientamento ce n’è anche nella Chiesa, come dimostra non solo questo capitolo riservato alla carità antigovernativa.

Fra i firmatari c’è anche Mario Galasso, direttore della Caritas diocesana di Rimini e delegato regionale. E nessuno si stupirà che il suo nome sottoscriva certi contenuti. Mentre in ambito ecclesiale c’è chi fa notare che i toni usati nel documento non sono nemmeno lontanamente riconducibili allo stile di mons. Regattieri, ma tant’è, è lui che ci mette (forse solo per ragioni di carica) la faccia per l’episcopato regionale.
Come si spiega una simile presa di posizione? Da una parte con l’astiosa opposizione che diversi vescovi stanno manifestando al governo gialloverde, come ben sa chi frequenta la “stampa cattolica” ufficiale. E a voler essere ancora più precisi, nel caso specifico si può pensare che la chiusura dei porti non abbia inciso sulla accoglienza, a spese dello Stato, che ha nelle Caritas la rete più diramata e potente?

Il documento della Caritas

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