Le opere sparite di Gruau? Cercate nei meandri degli uffici comunali

Le opere sparite di Gruau? Cercate nei meandri degli uffici comunali

Fra le 35 opere mancanti la perdita più grave sono tredici pezzi, dei quali non ci sono riproduzioni.

È vero che esiste un tesoro di opere artistiche nascosto negli archivi del Museo della città e non esposto? E che fine hanno fatto le opere del grande artista riminese andate scomparse? Lo abbiamo chiesto a Massimo Pulini, assessore alle Arti del Comune di Rimini.

Assessore, qual è lo stato di salute degli archivi museali? Esistono opere di grande valore che non sono ancora esposte al pubblico?
Faccio una premessa. Tutti i musei (italiani, comunali, statali e diocesani) hanno una parte esposta e una in magazzino. In alcuni casi quello che è nei depositi può essere oggetto di studi ulteriori e di nuove scoperte tali da renderlo più prezioso dei reperti esposti. Per quanto riguarda i depositi comunali, ci sono cose interessanti ma non di grande eccellenza. Nel percorso espositivo attuale sono state fatte delle scelte, alcune delle quali precedono il mio arrivo (mi riferisco per esempio all’ex direttore Foschi). I magazzini hanno certamente una grande componente legata all’archeologia ma bisogna anche sottolineare che il proprietario della maggior parte dei reperti è lo Stato, non il Comune. Noi siamo incaricati dallo Stato, e svolgiamo una funzione di servizio. Non possiamo spostare certi beni senza il consenso della sovrintendenza.

Quindi in nessun archivio del territorio si trovano opere che meriterebbero più spazio?
In realtà un luogo c’è e si tratta del Museo degli sguardi, sezione a parte situata a Covignano. Lì la parte esposta è una percentuale molto esigua del totale, perché non c’è altro spazio utilizzabile in quella sede. Si tratta di collezioni, raccolte che provengono anche da personalità importanti, che sono state donate al Comune. Fra queste ci sono, per esempio, quella di Delfino Dinz Rialto (nobile veneziano che ha passato gran parte della vita in Africa e America Latina) e la collezione Canepa. Ci sono opere latino-americane, africane, asiatiche. Una parte degli oggetti proviene dallo stesso museo missionario del santuario delle Grazie. La rilevanza e la quantità del materiale in deposito è sicuramente superiore a quello esposto.

Come possono essere utilizzati questi materiali in archivio?
Pensiamo di portare parte di questa collezione in città, nella sede museale dell’ex ospedale. Fino a poco tempo fa questa avrebbe dovuto ospitare il museo Fellini. Dal momento che quest’ultimo verrà allestito in piazza Malatesta, pensiamo di portare il materiale del Museo degli sguardi all’ex ospedale. Per ora, però, non c’è una deadline prefissata. Di sicuro nel 2018 faremo una mostra con una collezione africana, che poi potrebbe confluire nel museo definitivo.

E per quanto riguarda il resto delle opere archiviate?
Con gli oggetti di più alto valore abbiamo allestito mostre temporanee, per esempio quella sul ‘900, in cui abbiamo attinto dai depositi. Siamo in attesa, inoltre, di rinfoltire la sezione medievale, pre-sigismondea, del museo. Il respiro espositivo dei materiali visibili è più intenso o meno a seconda dei periodi storici. C’è un forte nucleo archeologico e una grande componente legata al periodo malatestiano. Poi c’è un’altra parte che documenta la pittura del ‘600, con presenze importanti, mentre il ‘900, purtroppo, è scarsamente rappresentato. Spiccano però alcuni Fondi, soprattutto il Gruau e il Fellini.

A proposito del Fondo Gruau: un commento sul “buco” delle 35 opere del grande artista riminese andate smarrite?
È un aspetto che se comunicato ai giornali per numeri risulta clamoroso e rilevante. Non che non lo sia, ma va chiarito il percorso che ha portato alla realizzazione della raccolta delle opere di Gruau. Esso è iniziato quando l’artista era ancora in vita. Prima di arrivare alla definizione del notaio che sanciva il legato della raccolta (il Comune), il materiale ha avuto un deposito fluido, con aggiunte e sottrazioni continue (da parte anche dello stesso Gruau). La vastità del materiale e la quantità di copie dello stesso oggetto non hanno aiutato. Della raccolta fanno parte infatti alcuni disegni in pezzi unici e alcuni manifesti pubblicitari stampati in moltissime copie. Nella fase pre-museale esistevano degli elenchi ma non una inventariazione con timbri e segnature alfanumeriche. Solo due anni fa questo è stato fatto, su mia richiesta. C’erano elenchi che identificavano le opere attraverso descrizioni, a volte simili fra loro e confondibili. Il materiale era archiviato in modo diversificato e considerato replicato in quantità. Esso veniva anche dato in concessione agli uffici comunali, per adornarli. Io penso che l’avvicendamento degli uffici, unito alla mancata inventariazione timbrata, possa aver causato lo smarrimento. Magari per la scarsa considerazione di qualcuno. L’andirivieni continuo delle opere non ha favorito l’ordine. Non credo però che ci sia stato un dolo vero e proprio.

Come colmare una sparizione così grave? C’è qualche speranza di ritrovare le opere?
Il figlio adottivo di Gruau (Aldo) possiede le copie di alcune delle opere venute meno. La vera lacuna riguarda invece circa 13 pezzi, di cui non abbiamo riproduzioni. Negli anni passati l’erede ha manifestato l’intenzione di sopperire alle mancanze del museo con copie sue, ma prima dobbiamo risolvere con lui la questione della gestione della tomba del padre. Aldo infatti ha chiesto che il Comune di Rimini si occupi della manutenzione del monumento funebre, e siamo in trattativa. Nel momento in cui acconsentiremo a questo, credo che egli tornerà disponibile ad aiutarci. Per quanto riguarda il possibile ritrovamento, può sempre capitare che un impiegato o un dirigente comunale vada in pensione e che il sostituto trovi qualcosa negli uffici, magari nascosto dietro un armadio. Noi abbiamo cercato negli sterminati spazi comunali ma per ora non abbiamo trovato nulla.

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