L’eccezionale arrivo della tartaruga Caretta: il nido di “Big Luciana” sulla spiaggia di Baia Flaminia

L’eccezionale arrivo della tartaruga Caretta: il nido di “Big Luciana” sulla spiaggia di Baia Flaminia

"Ciò che è accaduto ha dello straordinario, per non dire del miracoloso: in Adriatico la deposizione avvenuta più a nord si è registrata cinque anni fa a Roseto degli Abruzzi, quindi ben 200 chilometri a sud di Pesaro". Sauro Pari, presidente della Fondazione cetacea, parla dell'evento che vede protagonista la Caretta Caretta. Subito ribattezzata col nome del grande tenore. E dice la sua anche sulla risorsa ambientalista per il turismo.

Per esaltare quella buona nelle prossime righe, cominciamo dalla notizia cattiva. Caretta Caretta è la tartaruga marina comune (ma non troppo, oramai). Non troppo poiché la specie è a rischio di estinzione. Per i soliti motivi: cementificazione, degrado delle coste e dei litorali prescelti per la nidificazione, ma soprattutto a causa della pesca a strascico, di quella a rete fissa e con i palamiti (o palangali). E’ frequente che vengano collegati più palangali per costituire lenze lunghe anche 5 o 6 chilometri. Il rischio che anche molte tartarughe finiscano accidentalmente appese alle centinaia di ami è tanto concreto quanto ignorato. I numeri parlano chiaro: la media si attesta sui 40.000 “incidenti mortali” ogni anno. Come se non bastasse, è sempre più prepotentemente alla ribalta il grave problema della plastica, leitmotiv degli ultimi rapporti (da brivido) sulla salute del mare. Un monitoraggio decennale sulla Caretta Caretta nel mar Mediterraneo dimostra che il 35 per cento di esse ne hanno ingerita in quantità sconfortanti.

La spiaggia di Baia Flaminia a Pesaro teatro dell’eccezionale deposizione di uova di una Caretta Caretta

Ma veniamo, come annunciato in apertura di articolo, alla buona novella: la deposizione di uova di tartaruga marina sulla spiaggia di Baia Flaminia a Pesaro. La notizia è di qualche giorno fa. Prima di informare i lettori ci siamo voluti documentare. Abbiamo intervistato un esperto in materia, direttamente coinvolto nell’operazione “Nido”: Sauro Pari. Un personaggio unico e prezioso nell’ambiente naturalistico marino e con idee piuttosto chiare. Come si legge sul sito di Fondazione Cetacea, Pari si avvicina a F. C. nel 2004 quando come editore si occupa della pubblicazione del periodico Fondazione Cetacea Informa. Si innamora immediatamente degli argomenti trattati e da quel momento in poi consegna all’universo marino il timone della propria vita. Prima di arrivare al focus del nostro incontro, non manca di dare qualche scappellotto alla politica ammuffita di chi ancora considera gli ecologisti dei «rompicoglioni, come succedeva negli anni ’70-’80» mentre «l’ambientalismo deve essere finalmente considerato una grande risorsa e volendo, un valore positivo anche dal punto di vista cinicamente commerciale, visto che per esempio il cosiddetto “chilometro zero” registra un aumento del 200% all’anno. Si è cominciato a capire che in qualsiasi àmbito il prodotto eticamente corretto è migliore degli altri e risulta essere molto apprezzato. Tanto è vero che sta crescendo in maniera esponenziale anche in pubblicità. E non è un caso. Vediamo di tradurre questa tendenza anche nel contesto turistico», sostiene Pari. E lancia una sfida alla politica. «Dietro alla colonia Bolognese, realizziamo un’oasi ambientalista, ricreiamo le dune, lasciamo che ricresca la vegetazione spontanea, caratteristica di queste zone. Tipo quella che ha visto lei arrivando qua, per intenderci. Ha notato che intrigante scenografia naturale?» Sì, è davvero suggestiva. Estirpandola alla bellezza della nostra lingua, i modaioli lessicali userebbero il termine “location”.
«Concordo. Vedo che da parte dei villeggianti (ma anche degli indigeni più illuminati) c’è grande apprezzamento per un simile contesto. Certamente, questo non è ciò che attrae un certo tipo di turismo, quello dei “casinisti scoppiati” che fanno solo numero e baccano, che bevono e urinano ovunque senza portare un centesimo di benessere». Parole sante. Speriamo che l’Olimpo della politica locale abbia orecchie per ascoltarle.

Sauro Pari, presidente della Fondazione cetacea

Presidente, da quanto tempo riveste questa carica?
Divento direttore della Fondazione nel 2005. Vengo eletto presidente esattamente dieci anni fa.

Quindi le sarà già capitato di assistere in zona alla schiusa di uova di tartaruga…
Sta scherzando? Ciò che è accaduto ha dello straordinario, per non dire che è miracoloso. Consideri che in Adriatico la deposizione (conosciuta) avvenuta più a nord si è registrata cinque anni fa a Roseto degli Abruzzi, quindi ben 200 chilometri a sud di Pesaro.

La scoperta del luogo in cui sono state deposte le uova

Come è avvenuto il ritrovamento?
Alcuni ragazzi hanno il compito di sistemare la spiaggia di Baia Flaminia con le ruspe. Alle cinque del mattino di martedì 31 luglio notano con stupore una grossa tartaruga che si dirige verso il mare. Avvisano immediatamente la locale Capitaneria di Porto la quale ci gira l’informazione. Fondazione Cetacea, come centro recupero tartarughe è conosciuta in tutta l’Emilia Romagna e anche nelle Marche. Ci precipitiamo nel minor tempo possibile sull’arenile Pavarotti. Pochi minuti dopo, quasi fosse un velo e con la delicatezza di una piuma, la mia mano scosta la coltre sabbiosa che custodisce i misteriosi tesori: ne scorgiamo quattro, ma ci affrettiamo a ricoprirli immediatamente per non contaminare o dare disturbo. Sotto ce ne sono certamente molte altre. Normalmente il numero varia dalle quaranta alle centoventi unità, ma non è detto che vengano deposte tutte in un’unica soluzione. Può darsi che la femmina in oggetto torni dopo 5 (ma entro 15) giorni per deporne altre.

Tra turisti, curiosi locali e variegate folle agostane, che misure sono state adottate a difesa del nido?
Di notte stiamo già pattugliando la zona. Alle 17 di oggi (sabato scorso, ndr) faremo un rapidissimo corso ai volontari per creare un gruppo di intervento nel caso ci fosse lo spostamento del nido. Via via che la situazione si evolve, stiamo improvvisando, ma sempre con estrema attenzione. I volontari del turno di notte sanno che non devono usare luci e cercare di far cessare i rumori forti. Anche la tenda che ci ha messo a disposizione la Protezione Civile (a cui siamo molto grati) è stata montata abbastanza lontano. In sostanza, vogliamo evitare qualsiasi turbamento a un eventuale ritorno della mamma per deporre nuove uova.

Quelle già presenti nel nido, quando dovrebbero schiudersi?
Tra la seconda e la terza decade di settembre. Però dipende anche dalla temperatura. A proposito di questo, forse interesserà sapere che il sesso dei nascituri dipende proprio dalla temperatura. Le uova situate nelle zone più calde della sabbia saranno femmine. E solitamente, divenute adulte, nidificano nelle spiagge dove sono nate. Dobbiamo quindi supporre che Luciana (subito battezzata così dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci in onore di Pavarotti) abbia preso il mare da qua.

Non sarà che tra le tartarughe si è sparsa la voce che voi di Fondazione Cetacea avete sede poco distante da qui? Questa spiaggia potrebbe diventare una nursery molto affollata…
Magari! Ci metto la firma. Se poi volessero aprire una succursale a Riccione, saremmo a cavallo (ride, ndr).

A colpo d’occhio, sembra che la Pubblica Amministrazione vi abbia supportato molto bene.
E’ vero. In primo luogo devo dire che questa tartaruga ha avuto la vista lunga perché qui comincia il Parco Naturale regionale Monte San Bartolo con cui collaboriamo da anni per la salvaguardia delle tartarughe marine. Tra noi c’è una sinergia molto forte verso il comune obbiettivo. La Capitaneria di Porto si è messa subito al nostro fianco, l’assessore all’Ambiente del Comune Heidi Morotti tiene il telefono acceso anche di notte in caso di emergenza mentre ieri, durante il fortunale, mi ha telefonato il vice sindaco Daniele Vimini per sapere se avevamo subìto danni. La stessa cosa ha fatto la Croce Rossa. La Protezione Civile è una fonte importante di volontari… Insomma, mi sono accorto che c’è molta attenzione. Avvertiamo un senso di accoglienza. Sono veramente molto soddisfatto. Mi creda, lavorare così è come fare una passeggiata.

Sarebbe bello avere un evento come questo anche in Emilia-Romagna, vero?
Nella nostra regione ci stiamo organizzando con una serie di associazioni ambientaliste con le quali cerchiamo di stringere un serio rapporto di collaborazione dal fiume Po fino a San Benedetto del Tronto. Tra l’altro, oggi sono presenti due volontari di Sea Shepherd (struttura ben diffusa lungo tutta la costa adriatica) con i quali stiamo concertando il controllo capillare delle spiagge. Come dicevo, tentiamo di riunire le diverse anime (inquiete, in quanto assai autoreferenziali, la mia compresa) dell’ecologismo per fortificare una squadra, coesa e compatta, protesa al fine comune che sostanzialmente ci lega. Un primo passo lo dobbiamo alla volontà di Antonio Brandi del WWF di Rimini. Ha dato vita al coordinamento delle associazioni ambientaliste riminesi a cui partecipa anche la nostra. A piccoli passi, ma mettendo da parte le personali vanità per primeggiare, cerchiamo di strutturarci al meglio. Abbiamo bisogno di creare un argine potente contro i numerosi nemici dell’ambiente. E ci riusciremo, non ho dubbi.

Lo speriamo anche noi della redazione. E nel frattempo, forza Big Luciana!

Una festa per il nido

Merita una festa il ritrovamento del nido della Caretta Caretta. E la Fondazione cetacea non ci ha pensato due volte: appuntamento giovedì 8 agosto, a partire dalle ore 18,30, presso l’ospedale delle tartarughe della Fondazione. Aperitivo naturalmente “plastic free”, birra riminese, la musica di Luca Casali & The Roots Band e poi video, foto e curiosità sul nido e tanto altro! “Una serata per raccogliere fondi a sostegno del presidio permanente al nido”.

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