L’ente camerale di Rimini passato ai “raggi x” da un ispettore di Saccomanni

L’ente camerale di Rimini passato ai “raggi x” da un ispettore di Saccomanni

Oltre un mese è durata l'ispezione alla Camera di Commercio di Rimini, che è stata rivoltata come un calzino dall'ispettore inviato dal ministero dell'Economia e delle Finanze.

Oltre un mese è durata l’ispezione alla Camera di Commercio di Rimini, che è stata rivoltata come un calzino dall’ispettore inviato dal ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Fabrizio Saccomanni, un addetto dei servizi ispettivi di finanza pubblica che fanno capo alla Ragioneria generale dello Stato. Controlli di quelli che a rotazione vengono effettuati su tutti gli enti camerali, ma a Rimini è stata la prima volta in assoluto dal momento in cui Manlio Maggioli (nella foto di Riccardo Gallini) si è insediato alla presidenza circa 20 anni fa. Scenderà dalla poltrona nel 2014, quando non potrà più essere rieleggibile, dopo tre mandati pieni di cinque anni ciascuno e qualche anno ulteriore a seguito della parentesi del commissario prefettizio Sbordone che ha tenuto a battesimo la Camera di Commercio di Rimini nel 1993. Da questo punto di vista c’è chi ha paragonato Maggioli a Breznev, ma in realtà l’imprenditore di Santarcangelo ha battuto in durata anche il capo assoluto dell’Unione Sovietica, seppure per soli due anni.

Nelle deliberazioni della giunta camerale che si possono consultare online sul sito dell’ente, fra quelle del 19 febbraio scorso risulta una presa d’atto “in ordine alla prossima ispezione alla Camera di Commercio di Rimini da parte dell’Ispettorato Generale di Finanza” e nulla di più. E in effetti l’esame, chiamiamolo così, c’è stato, ed anche parecchio approfondito. Ha toccato molti fronti critici andando a scandagliare gli atti compiuti dal 2001 ad oggi in via Sigismondo numero 28.
Da quel che trapela, l’ispezione avrebbe messo nero su bianco trentacinque rilievi, alcuni da matita rossa ed altri da matita blu. I più insidiosi, soprattutto per le ripercussioni economiche che potrebbero avere, hanno a che fare con il calcolo del “monte salari“, che l’ispettore ha contestato addirittura per un arco temporale di dodici anni.
Il 3 dicembre il segretario generale Maurizio Temeroli, anche a seguito di sollecitazioni arrivate dai dipendenti dell’ente camerale, ha chiamato tutti a raccolta ed ha spiattellato, seppure per titoli, davanti al personale in servizio le risultanze della verifica interna, incentrata su aspetti amministrativi e contabili. Si va dai compensi agli organi amministrativi dell’ente agli incarichi conferiti, dal salario accessorio del personale ai contributi promozionali elargiti, dalla retribuzione di posizione percepita dai dirigenti fino a mettere in discussione l’opzione esercitato dalla Camera di Commercio sull’aumento di capitale di Aeradria.

“L’ispezione è durata dal 4 marzo al 10 aprile 2013”, conferma il segretario generale della Camera di Commercio, Maurizio Temeroli, a Rimini 2.0. Che ci tiene subito a mettere alcuni paletti. Il primo: “Si tratta di ispezioni routinarie, assolutamente normali e non frutto, ad esempio, di un ricorso o di denuncia. Peraltro il nostro ente non era mai stato oggetto di ispezione ed ora è arrivato il nostro turno”. Il secondo: “Le tipologie dei rilievi toccano soprattutto alcuni elementi ricorrenti in ogni ispezione e peraltro riguardano aspetti complicati e controversi: le modalità di costituzione dei fondi per dipendenti e dirigenti, cioè il cosiddetto salario accessorio, i compensi agli organi camerali, il controllo dei versamenti dei risparmi sui consumi intermedi, cioè economie da versare al bilancio dello Stato, ed altro”.
Temeroli spiega che il cartellino rosso sul compenso degli organi è, fra tutti i rilievi evidenziati, il meno preoccupante. E chiarisce senza mezzi termini che l’eventuale errore nel quale la Camera di Commercio potrebbe essere incorsa, in realtà sarebbe solo il frutto di un vero e proprio caos normativo. In buona sostanza la contestazione consiste nel fatto che a Rimini i compensi degli organi camerali (consiglio e giunta) sono stati adeguati all’inflazione programmata (“applicando le indicazioni del ministero dello Sviluppo Economico”, puntualizza Temeroli) mentre secondo il ministero Economia e Finanze non si sarebbe dovuto applicare l’adeguamento. Un incremento dei compensi comunque contenuto, visto che – dice Temeroli – “un consigliere della Camera di Commercio percepisce un gettone di presenza di 180 euro lordi per ogni seduta, e si va dalle quattro alle sei l’anno per ogni consigliere, e un membro di giunta percepisce il 10 per cento della indennità che spetta al presidente, in questo caso si parla di circa 3 mila euro l’anno (le cifre sono sempre da intendersi al lordo) per componente di giunta”. Al presidente vanno infatti circa 30 mila euro l’anno”.

Quel che pesa di più rischia invece di essere altro. Ed è il famoso salario accessorio. “E’ una questione molto tecnica – taglia corto Temeroli – e la contestazione riguarda un presunto errore nel costituire il fondo a partire dal 2001. Le norme che regolano la costituzione dei fondi cambiano negli anni, ogni volta che si modifica un contratto nazionale di lavoro, la materia è disciplinata da normative, circolari applicative, dai pareri dell’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni”. Insomma, un coacervo di leggi e leggine nel quale non è facile muoversi.
Sta di fatto che, se alle contestazioni la Camera di Commercio riuscirà a rispondere in modo convincente, l’allarme rientrerebbe, ma in caso contrario le presunte irregolarità finirebbero col pesare anche in futuro perché se fosse vero che sono stati distribuiti soldi non dovuti a dirigenti e dipendenti, l’ente dovrebbe risponderne. “Parliamo di irregolarità che, se ci sono state, hanno dato qualche soldo in più ai dipendenti, non si parla d’altro”, tiene a chiarire Temeroli.
Ma trattandosi di dodici anni, le somme eventualmente elargite in più potrebbero dare un totale consistente, si parla di qualche milione di euro? Qui sta il problema. “Però, aggiunge Temeroli, ci sono anche le prescrizionì per cui se si dovesse andare a recupero non sarebbe per tutti gli anni, e comunque stiamo parlando di cose che al momento è prematuro approfondire perché nemmeno io saprei quantificare questi importi, ci stiamo lavorando e controdedurremo punto su punto”.
Gli errori di cui si parla, dunque, al momento non sarebbero stati quantificati. Ma, giusto per farsi un’idea, il fondo per la contrattazione integrativa che risulta dalla relazione a preventivo 2013 per il personale non dirigente, prevede complessivamente risorse (fra stabili e variabili) di oltre 500 mila euro. Importi alti.
Circola voce che l’ispezione abbia prodotto il blocco temporaneo della produttività per la gran parte dei dipendenti, che può essere distribuita solo con il benestare dei revisori dei conti, i quali non avrebbero ancora firmato. Ma Temeroli smentisce: “E’ vero che non è stata ancora liquidata ma non è vero che sia stata stoppata”.

E veniamo al capitolo Aeradria. L’ispettore ha storto il naso nel constatare che la Camera di Commercio nel 2012 ha partecipato all’aumento di capitale della società di gestione dell’aeroporto. Avvenuto nonostante i bilanci di Aeradria fossero in rosso da tempo.
“L’aumento di capitale al quale abbiamo partecipato a metà del 2012, era destinato a realizzare investimenti e dunque siamo in grado di documentare di esserci comportati secondo la legge”, risponde Temeroli. Il rilievo chiede proprio alla Camera di Commercio di dimostrare che l’aumento di capitale sia stato destinato agli investimenti, in modo da rientrare nella norma che fa divieto alle pubbliche amministrazioni di trasferire risorse finanziarie alle proprie partecipate se sono in deficit da un triennio, a meno che – appunto – i denari non siano destinati ad investimenti.
Nella primavera del prossimo anno ci sarà il rinnovo degli organi camerali e alla presidenza si insedierà Salvatore Bugli (da anni vice di Maggioli). E con ogni probabilità saranno lui e i nuovi vertici ad ereditare questa grana.

Una ottantina di dipendenti e una miriade di partecipazioni

Due sedi, una in via Sigismondo e l’altra a Marina Centro, 27 consiglieri in rappresentanza delle categorie economiche provinciali e dei rappresentanti dei lavoratori e dei consumatori, 9 membri di giunta più il presidente, due dirigenti, il segretario generale Temeroli (in carica dal 2001 e con un contratto che scade nel 2016) e il vice Giuseppe Mazzarino (entrambi con contratto a tempo determinato) una ottantina di dipendenti. E’ questa la carta d’identità della Camera di Commercio di Rimini.
Temeroli è uno dei dirigenti di Camera di Commercio più pagati in ambito regionale, con circa 210 mila euro lordi annui (il vice percepisce circa 105 mila euro), dietro solo ai suoi pari grado di Bologna e Modena.
Numerose le partecipazioni dell’ente camerale che sul suo sito internet ne indica 12 fra società e consorzi (ad esempio Rimini Fiera, Rimini Congressi, Aeradria, UniRimini, Società Palazzo dei Congressi, eccetera) e 8 fra associazioni, fondazioni ed enti. Figura poi anche in altre realtà ma senza legami partecipativi diretti, come Apt, Fondazione Carim ed altre (in tutto 7) e in numerose società del sistema camerale.

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