L’estate 2020 a Rimini? “Dovrà essere rassicurante”

L’estate 2020 a Rimini? “Dovrà essere rassicurante”

"Più dei 500 euro che il governo potrebbe elargire per indurre una famiglia ad andare in vacanza, penso che serva rassicurare le persone". Ma non è un concetto astratto, anzi, un vero e proprio decalogo. Più in generale, per lasciarsi il cigno nero alle spalle il prima possibile, occorrono decisioni fulminee che difficilmente potranno essere prese dai soliti burocrati. Il pensiero di Bonfiglio Mariotti, che spiega anche la campagna nazionale di Assosoftware "chi può paghi".

Il governo e le regioni hanno adottato le prime misure per cercare di rispondere al disastroso impatto della pandemia sul sistema economico italiano, ma è opinione abbastanza condivisa che non siano per nulla sufficienti. A suo parere cosa occorre fare per evitare il default e la chiusura di migliaia di imprese?
Per prima cosa e a scanso di equivoci, rispondo che non sono un economista. Mi occupo di impresa, innovativa quanto vogliamo ma sempre occupata dalla gestione dei problemi di ogni giorno. In questo periodo siamo ancora più impegnati del solito perché è adesso che abbiamo l’opportunità e il dovere di guardare a ciò che accadrà dopo. Dalla progettazione di nuovi servizi e progetti, al mantenimento e all’ampliamento delle piattaforme software, come i nuovi e interessanti sviluppi della collaborazione digitale fra le imprese e le professioni. I problemi che vedo sono i problemi di tutti.

Quali?
La “potenza di fuoco” annunciata pubblicamente lunedì 6 dal premier Giuseppe Conte come immediata per fornire liquidità, al di là delle intenzioni sembra essere qualcosa di diverso. L’azione di governo è necessaria per tamponare l’assoluta mancanza di liquidità nel Paese, ma intanto il Decreto legge annunciato non è ancora definito e, sopratutto, deve essere “approvato” dall’Europa. Prevede prestiti, quindi non erogazioni, fino al 25% del fatturato 2019. Non sono somme a fondo perduto ma sono soldi nostri che vengono anticipati e che dovremo restituire, non si sa in quanto tempo e con quali interessi. Purtroppo la liquidità promessa non credo possa arrivare prima di fine maggio: il Decreto non prevede alcuna manleva giuridica per le banche che, per evitare problemi futuri con lo stato, faranno le istruttorie prima della erogazione e chiederanno i bilanci 2019 non ancora chiusi, oppure garanzie. Insomma, nonostante lo stato non sarà facile. Le banche sono già state interessate dal governo per erogare la cassa integrazione, ma non sono riusciti a completare che pochissime pratiche per l’anticipo degli ammortizzatori sociali. Quindi tutti dovrebbero incominciare a pensarci da soli nell’immediato. Se vogliamo evitare il default servono anche erogazioni a fondo perduto, almeno per i settori più deboli.

Anche il tessuto socio-economico della riviera romagnola, e in particolare quello riminese a trazione turistica che già presentava il respiro corto, viene messo duramente alla prova: a suo parere cosa dovrebbe fare il “pubblico” e quale reazione pensa debba venire dai privati?
Un mio caro amico commercialista e titolare di un importante studio a Milano, mi dice sempre che gli occorrerebbe un ingegnere, meglio ancora un matematico, per “vedere” oltre il contingente. Intende dire che servirebbe una cabina di regia ristretta ma con persone diverse dalle solite che oramai conosciamo da decenni, perché solo uscendo dagli schemi si può pensare una soluzione efficace: il Covid-19 è un cigno nero come non avevamo mai sperimentato, più delle mucillagini, più della crisi finanziaria del 2008: serve un Dna da startup per ripartire subito, cioè le prerogative delle società innovative concepite per crescere velocemente. Serve pensare adesso, lavorare adesso, programmare adesso, senza le lungaggini di piani a medio e lungo termine: quelli si facciano dopo.
I privati romagnoli sono la realtà in cui ho più fiducia in questo momento perché sono loro ad avere fatto la storia della riviera. I valori e la storia delle nostre imprese hanno radici in quelle delle nostre famiglie. Le amministrazioni pubbliche (comunali, provinciali e regionali), e i soprintendenti di turno, devono togliere, e non solo allentare, i lacci di una burocrazia che è sempre più asfissiante, devono smetterla con i dehors, le tende, i tavolini sul marciapiede e le regolamentazioni più cervellotiche di quelle europee. Volendola dire con un hashtag provocatorio: #sburocratizzare.

In vista di quel ritorno graduale alla normalità di cui parlano gli esperti, come dovrebbe attrezzarsi la destinazione turistica Rimini?
Non credo che qualcuno abbia la ricetta giusta. Pensando solo alla prossima estate, mi chiedo cosa farei io se volessi andare in vacanza a luglio o agosto: sceglierei una valle sperduta in cui il primo ospedale degno di questo nome si trovi a decine di chilometri di distanza? Non credo proprio. Oggi abbiamo bisogno di certezze e rassicurazioni, di sicurezza, molti hanno paura e ne avranno ancora per molto tempo anche in modo irrazionale. Più dei 500 euro che il governo potrebbe elargire per indurre una famiglia ad andare in vacanza, penso che serva rassicurare le persone.

Ergo?
Rimini dovrebbe essere ed apparire, ovvero fare e comunicare alcune poche essenziali certezze.
Primo: abbiamo una sanità all’avanguardia, un ospedale efficiente che ha curato anche tutti i malati di Covid di San Marino e parte di quelli della provincia di Pesaro.
Secondo: la nostra città è pulita e le strade sono disinfettate ogni notte.
Terzo: i migliori hotel della città hanno un ufficio-ambulatorio interno con un medico che consente ai turisti di non dover andare in ospedale o ad un pronto soccorso per ogni cosa.
Quarto: il Comune di Rimini insieme all’Asl e agli altri Comuni della provincia organizza un ulteriore servizio medico a domicilio per gli hotel più piccoli, con lo stesso obiettivo di garantire l’indispensabile ai turisti presso le strutture alberghiere che li ospitano.
Quinto: tutte le camere degli alberghi sono dotate di gel igienizzanti, così come le toilette di bar e ristoranti e i principali snodi pubblici della città.
Sesto: piscine super-igienizzate.
Settimo: gli stabilimenti balneari hanno adottato un protocollo volontario ma condiviso, di distanziamento di ombrelloni e lettini.
Ottavo: abbiamo aumentato la dotazione di parcheggi.
Nono: per arrivare a Rimini e in riviera si può riscoprire il piacere del classico viaggio con la famiglia in macchina, non è necessario prendere treni o aerei affollati.
Decimo: da Rimini si può partire per escursioni o soggiorni sulle colline e nelle valli interne in bicicletta sulle bellissime ciclabili che costeggiano il fiume o in auto su strade scorrevoli e veloci.
Per farla breve, ritengo che la gente vada rassicurata perché per l’immediato il distanziamento sociale, l’igienizzazione di locali e luoghi pubblici e privati saranno i motivi di maggiore preoccupazione.

Lei è presidente di Assosoftware che oggi ha lanciato sui principali quotidiani nazionali la campagna “chi può paghi”: è un appello di sensibilizzazione, che mette anche un po’ le mani avanti per evitare un collasso ipotizzabile, oppure avete segnali concreti che vi hanno spinto a lanciare questa campagna?
Non sono più segnali, è realtà. Ci sono aziende da decine di milioni di fatturato con bilanci in utile da decenni che hanno approfittato del DPCM facendo o proponendo un taglio netto dei costi, ai proprietari degli immobili e ai professionisti e che hanno rinviato il pagamento di qualsiasi fornitore di due o tre mesi, se non addirittura a fine anno. Al di là di questo, è evidente che le risorse pubbliche non sono infinite e servono sopratutto per aiutare i settori o le imprese più colpite da questa pandemia che rischia di diventare una catastrofe economica. Ecco perché chi è in grado di fare il proprio dovere deve farlo. Purtroppo in Italia i Delvecchio, i Mutti, i Barilla, i grandi imprenditori che sono un esempio nel mondo, sono rimasti pochi ma ho la speranza che l’appello sarà raccolto da tante persone che hanno una visione etica della vita e della funzione sociale delle imprese per aiutare il nostro Paese a risollevarsi.

Il messaggio di Assosoftware è rivolto anche alla pubblica amministrazione a tutti i livelli, solitamente non proprio veloce nei pagamenti verso i fornitori. Si può dire che la crisi aperta dal coronavirus chiede sia al pubblico che al privato, ognuno per le proprie responsabilità, di mettere al primo posto il bene comune, altrimenti l’emergenza sanitaria potrebbe affossare il Paese?
La Pubblica Amministrazione centrale ma anche locale, i Comuni e le Regioni per prime, devono rispettare gli impegni presi con i fornitori. Pagare le fatture scadute subito, senza indugio, ma anche anticipare quelle in scadenza, è un segnale di fiducia e una iniezione di liquidità a costo zero. Il bene comune è un concetto che è diventato troppo astratto e abusato, io preferisco i fatti e i fatti ci dicono che chi può permetterselo deve rispettare gli impegni.

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