L’estate che verrà in quali condizioni troverà Marina centro?

L’estate che verrà in quali condizioni troverà Marina centro?

Strutture chiuse, aree degradate, simboli arrugginiti, anche se legati a Fellini. America Graffiti, l'ex Delfinario, il ristorante dei Marinai, la rotatoria di piazzale Fellini... Nel cuore turistico di Rimini la situazione è questa.

Siamo già entrati nella seconda metà di febbraio. Il tempo di un brivido e ci ritroveremo all’inizio della stagione balneare senza neppure accorgercene. Rimini si prepara per affrontare la 177.ma battaglia della sua lunga storia turistica. Fu infatti il “30 luglio 1843 con l’inaugurazione del primo stabilimento balneare a Rimini che nacque di fatto l’industria moderna del turismo”, come ebbe a dire due anni fa il sindaco Andrea Gnassi. Inutile nasconderci che le aree focali della città che maggiormente riscuotono l’attenzione di ospiti e mass media (quando questi ultimi puntano l’obiettivo su Rimini) sono il centro storico e Marina centro con il lungomare Tintori, il Grand Hotel e la zona del porto canale/darsena. Per questa volta, faremo altrettanto, ignorando volutamente la distrazione congenita della Pubblica Amministrazione verso alcuni distretti, in particolare la fascia nord del territorio urbano.
Stando a recenti dichiarazioni alla stampa, il Comune prevede di terminare i lavori in corso alla stazione ferroviaria e a Castel Sismondo, entro la metà di marzo. E la zona mare, nell’istante in cui lo starter premerà il grilletto, sarà pronta a scattare come una saetta dai blocchi di partenza? Mah… , abbiamo qualche dubbio e alcune certezze. Partiamo dalle certezze, coronavirus permettendo. L’epidemia, entrata a gamba tesa nella salute e nell’economia mondiale ha generato un enorme punto interrogativo che sta profilandosi all’orizzonte del turismo locale e nazionale. Si spera che la situazione non precipiti. Durante un vertice in Regione con le associazioni albergatori di tutta la regione, l’assessore al Turismo regionale Andrea Corsini insieme con il governatore Stefano Bonaccini hanno detto senza giri di parole che c’è seria preoccupazione: stanno arrivando le prime disdette di turisti privati e organizzazioni che gravitano intorno al mondo economico/escursionistico. Si spera che l’emergenza-virus termini presto e comunque il governatore Bonaccini ha voluto dare un segnale di incoraggiamento dichiarando che «sapremo risollevarci anche stavolta, come abbiamo sempre fatto». Speriamo proprio.

America Graffiti: “chiuso per cessata attività”

Riprendiamo il filo del ragionamento interrotto dalla prepotente irruzione “COVID-19” e continuiamo le nostre considerazioni al netto della sua presenza che vogliamo immaginare solo temporanea e meno virulenta di quanto si teme. Dunque, fiere e manifestazioni minori a parte, tre eventi di notevole importanza porteranno in riviera un consistente numero di persone. Dal 7 al 10 di maggio, un tripudio di penne infilzate su cappelli di feltro grigioverde invaderanno la città per la novantatreesima adunata nazionale degli alpini. Grazie a parenti e amici al seguito, si prevede l’arrivo di circa 4/500 mila persone. Dieci giorni dopo, i ciclisti del centotreesimo Giro d’Italia faranno tappa “sotto l’arco d’Augusto”. Qualcuno spera che il sindaco non lo venga a sapere: per scongiurare che li dirotti tutti sulle piste ciclabili cittadine. Per chiudere il triangolo, dal 28 al 31 maggio, un lucido guizzar di muscoli in tuta e scarpe da tennis, balenerà tra i padiglioni della fiera in occasione di “Rimini Wellness 2020”. È indispensabile essere attrezzati al meglio per accogliere tanti ospiti, ma nei luoghi “caldi” di cui si accennava, forse qualche problema di troppo c’è.

“La Bufala” chiusa

A cominciare dal P.S.B.O. (Piano Salvaguardia Balneazione Ottimizzato). Se tutto filerà liscio, con un paio d’anni di ritardo i lavori saranno finalmente completati. In attesa del taglio del nastro (fine estate/autunno?) nella migliore delle ipotesi piazzale Kennedy sarà totalmente agibile tra lo spirare di giugno e i primi di luglio. Quindi, sotto questo aspetto, all’esordio dell’estate, ancora non saremo in linea. Rimaniamo nella stessa area per rilevare l’improvvisa quanto inaspettata chiusura di “America Graffiti”, o se preferite la vecchia denominazione, del mitico “Nettuno”. Lo storico locale, immagine del boom economico e turistico di un’era fa, atterrato come un disco volante sull’arenile proprio davanti a Piazzale Kennedy, palesa porte serrate, luci spente e palpabile malinconia. Motivo? Senza addentrarci in particolari tecnico-legali che vedranno battagliare gli avvocati delle parti, il tutto è avvenuto per un contenzioso tra concessionari e subconcessionari, causa il mancato pagamento della tassa di registro della concessione demaniale. Particolare non trascurabile, specialmente per i diretti interessati, ci sono dipendenti (la bellezza di venti, ma se ne contano quaranta, in estate) a spasso. Forse, non si sa quando e come, un giorno riaprirà. Per il momento, il cartello affisso sulla vetrata d’ingresso notifica un perentorio: “Chiuso per cessata attività”.

A poche decine di metri di distanza dal Nettuno, analoga mestizia si insinua fra ciò che rimane del ristorante/pizzeria “Fratelli la Bufala – Pizzaioli Emigranti”, altra attività che da più di due anni ha ritirato ai box farine, pomodori e mozzarelle. Nel frattempo, solerti “imprenditori” specializzati nel commercio del rame, hanno pensato bene di spolparne la carogna. All’insegna/simbolo del bufalo è rimasto giusto un pezzo di capoccia e le corna del fulvo metallo, forse perché poste troppo in alto e in posizione eccessivamente visibile in fase di razzia.

Il centro sportivo

Per onor di cialtronesca continuità, appena dietro alla pizzeria è possibile apprezzare ciò che rimane dei 263.000 euro scuciti nel 2015 dal Comune per «restituire alla città una struttura importante, collocata in un’area prestigiosa della città e che meritava di essere nuovamente valorizzata», come all’epoca asserito dall’assessore allo sport Gian Luca Brasini. Si tratta del piccolo centro sportivo su un’area di proprietà del Demanio passata in mano al Comune a fine 2013, «grazie al Federalismo Demaniale e al lavoro fatto dall’Amministrazione». È sempre Brasini che così parlò. A discapito di tutto il vicinato e dell’intera comunità, il centro sportivo a ridosso di importanti strutture alberghiere, dopo pochi anni dalla ristrutturazione giace nelle condizioni che tutti i passanti sono in grado di cogliere: in abbandono. Un risultato davvero splendido.

La rotatoria “spelacchio”

Veniamo al Parco del Mare. A pochi metri dalle due situazioni testé descritte, a fine novembre sono iniziati i lavori di riqualificazione del lungomare Tintori. È interessato il segmento tra p.le Kennedy e viale Beccadelli. Il termine delle operazioni è previsto per il 22 maggio. Sarà così? Ce lo auguriamo. L’unica certezza è che, comunque vadano le cose, a pochi metri di distanza la rotonda del Grand Hotel offrirà il consueto, avvilente spettacolo di sé. Sembra la versione “riminizzata” di Spelacchio, il tristo abete romano che riempì le cronache natalizie della Capitale nel 2017. Qualcuno ricorderà come anni fa, la bella rotonda, ordinata e traboccante di fiori e colori, fosse un motivo d’orgoglio per la città. Ma ci sono i concerti, ci sono i tendoni da circo da montare almeno una volta l’anno e ci sono gli irrinunciabili, pare, eventi di cartello.

Amarcord com’era bella! (foto dal sito riminiriminicom)

Tuttavia, realizzare grandi fioriere mobili, da spostare all’occorrenza, non sarebbe del tutto irragionevole, visto che spesso e volentieri, in breve tempo vengono montati e smontati palchi e strutture utili alla bisogna. Se è vero che l’immagine più iconica del turismo riminese è Il Grand Hotel nella sua maestosità, non si capisce perché avvilirlo con un proscenio così tanto rado e scalcagnato che pare preso in prestito da un cenciarolo romano. E già che siamo in loco, vogliamo spendere due parole per la grande macchina fotografica che dal 1948 attrae la curiosità dei villeggianti che transitano lungo il marciapiedi che circonda il rondò, lato Riccione.

Nel centenario del Maestro nessuno pensa a “Fellinia”

Questa, su modello dell’allora celebre fotocamera Ferrania-Galileo, fu costruita dal fotografo Elio Guerra di Pennabilli che ne fece il punto di ritiro per le fotografie che scattava ai turisti sulla spiaggia. Recentemente ribattezzata “Fellinia”, meriterebbe una bella rinfrescata, considerato che quest’anno si celebra il centenario della nascita del “Maestro Fellini”. Siamo sicuri che chi l’ha donata alla città (gli ultimi proprietari, i signori Laura Renzi e Ario Rastelli, come da targa oramai quasi illeggibile) desidererebbe che il loro omaggio beneficiasse periodicamente della minima, ma irrinunciabile cosmesi di mantenimento.

A chiunque abbia attualmente in uso l’opera, giustamente definita dall’ex assessore alla Cultura Massimo Pulini «una vera e propria “architettura – scultura”, uno dei primi oggetti “pop” che siano mai stati eseguiti […]», segnaliamo che non ci vorrebbe poi tanto, per tenerla con la cura che merita. Di fianco al monumento è sparito anche il totem a forma di pellicola che ne raccontava la storia. Andrebbe ripristinato. Per i turisti, naturalmente e per i giovani riminesi che molto probabilmente non ne conoscono la vicenda.

Così versa l’ex Ferrania-Galileo

È invece storia più recente è quella dell’ex delfinario, situato alla fine del lungomare. È chiuso da almeno tre anni. L’ultima, positiva notizia è che dopo inutili lungaggini burocratiche, finalmente il Comune pubblicherà il bando per affidarlo in concessione. È sperabile che se lo possano aggiudicare Gianfranco Santolini e Sauro Pari, rispettivamente presidente del Club Nautico di Rimini, il primo e della Fondazione Cetacea di Riccione, il secondo. Pari sta cercando una nuova sede per l’organizzazione che dirige, attualmente in odor di trasloco. Per la nostra città sarebbe un’ottima occasione per svincolare il luogo dal precedente “business” giocato sulla pelle degli animali, per convertirlo, come richiesto dal bando, “attraverso attività e funzioni ambientali, culturali, sportive, educative e del tempo libero”.

L’ex Delfinario, altro luogo abbandonato e non proprio in ottima salute

L’intento del binomio Santolini/Pari è di presentare un piano finalizzato a trasformare l’ex delfinario in un luogo per la difesa e la salvaguardia della fauna acquatica, grazie all’ampliamento dell’ospedale delle tartarughe marine. Dalle attuali 42 vasche, la Fondazione passerebbe ad averne a disposizione 60. Il Club Nautico, con le competenze che gli sono proprie, curerebbe invece l’educazione sportiva e ambientale dei ragazzi della scuola vela del Club. Comunque, bene che vada, causa le lentezze di cui sopra, l’estate prossima scivolerà via come quella precedente, con un rudere abbandonato, piantato nella sabbia del porto.

L’ex Delfinario

La stesso scenario si presenta sul lato opposto, pochi metri più avanti, alla confluenza verticale del lungomare Tintori con Largo Boscovich e via Destra del Porto. Il Ristorante dei Marinai, che occupava in affitto parte dei locali dell’A.N.M.I. (Associazione Nazionale Marinai d’Italia fondata nel 1932), ha chiuso i battenti dopo che d’improvviso è venuto a mancare il proprietario. Malauguratamente, la licenza non è stata mantenuta vitale.

Il ristorante dei marinai, ex anch’esso

Va specificato (come ci è stato riferito dal Presidente, Comandante Angelo Rizzo) che l’Ass. Marinai si sosteneva grazie all’introito derivante dall’affitto che percepiva dal ristorante. Urge pertanto trovare un imprenditore che intenda riaprire un’attività all’interno della caratteristica costruzione del 1937. Ma non è questo il problema. Il comandante rassicura che di offerte interessanti ce ne sono. Nonostante sia stato presentato un progetto particolareggiato che segue le linee dettate dal competente ufficio comunale, si deve tuttavia attendere l’entrata in vigore del nuovo R.U.E. (Regolamento Urbanistico Edilizio) che però ancora non “prende vela”, a discapito di situazioni analoghe a questa. Morale: anche per la prossima estate, nessuna attività sarà in grado di movimentare e dare luce all’estremo lembo di terra incuneato al termine del lungomare di Rimini. Concludiamo qua il breve, ma emblematico “tour esplorativo” in vista dell’imminente inizio della stagione balneare. E se la parte più rappresentativa della città balneare, come abbiamo appena documentato, non è esattamente in salute, bisognerà correre velocemente ai ripari.

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