L’estate e il covid: azioni di responsabilità verso i gestori di attività turistiche? L’avvocato Orrù rassicura

L’estate e il covid: azioni di responsabilità verso i gestori di attività turistiche? L’avvocato Orrù rassicura

Federalberghi chiede un "ombrello" normativo per evitare richieste di risarcimento in caso di contagi in albergo. L'assessore Corsini a parole rassicura. Un parere confortante viene dall'avvocato Massimiliano Orrù: "Come si fa a dimostrare che quel cliente si è infettato all'interno dell'albergo e non invece per strada, piuttosto che al ristorante, al bar o altrove? Sfido chiunque a poter provare il nesso di causalità fra la condotta dell'albergatore e il contagio, praticamente impossibile". Intervista.

Federalberghi lo va ripetendo da settimane: serve un provvedimento “ombrello” che protegga le strutture ricettive da eventuali azioni risarcitorie legate a casi di positività che dovessero verificarsi nella stagione 2020 dentro gli alberghi. Lo hanno sottolineato più volte Patrizia Rinaldis e Alessandro Giorgetti. Ma, stando a questa preoccupazione, il provvedimento potrebbe essere utile per ogni altro settore della filiera turistica, ristoranti compresi.
L’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini, se ne è uscito con una dichiarazione che nelle intenzioni aveva forse lo scopo di rassicurare la categoria, ma che non pare abbia raggiunto l’obiettivo. Ha sostenuto che l’albergo resterà aperto e che non ci saranno responsabilità per l’albergatore in presenza di un contagio nella struttura che gestisce. Eppure gli operatori economici insistono e arrivano a mettere in dubbio l’apertura se non dovesse concretizzarsi un atto con forza di legge nella direzione auspicata.
E’ soprattutto la responsabilità civile a mettere in agitazione, perché oltre a dover fare i conti con una stagione di cui non si conosce ancora la data d’inizio e nemmeno i protocolli che dovranno regolamentarla, un’azione risarcitoria andrebbe ad aggiungersi ai già numerosi problemi aperti. Abbiamo chiesto un parere all’avvocato Massimiliano Orrù e, diciamolo subito, ne abbiamo ricavato una valutazione molto rassicurante.

L’avvocato Massimiliano Orrù

Avvocato, in mancanza di un provvedimento normativo che vada nella direzione chiesta ad esempio da Federalberghi, un cliente che dichiari di essersi contagiato nell’albergo che lo ospita in Riviera potrebbe affidarsi ad un legale e chiedere i danni, come si suol dire?
A mio parere farebbe veramente molta fatica. Come si fa a dimostrare che quel cliente si è infettato all’interno dell’albergo e non invece per strada, piuttosto che al ristorante, al bar, eccetera? La giudico una prova diabolica. Vede, un conto sono le azioni di responsabilità sul versante della sanità, che soprattutto in alcuni casi consentono di dimostrare il nesso di causalità fra ospedale o casa di cura o residenza per anziani e il contagio e magari il decesso, ma per l’ospite dell’hotel la vedo dura…, a meno che non stiamo parlando di un turista che viva ‘sigillato’ dentro alla camera d’albergo, senza contatti con nessun altro se non con i dipendenti della struttura, ipotesi assai improbabile: perché qualcuno dovrebbe venire al mare per starsene chiuso all’interno di una stanza? Ma al di là di questa poco probabile casistica, ritengo indimostrabile la “colpa” in capo all’albergo. Sfido chiunque a poter provare il nesso di causalità fra la condotta dell’albergatore e il contagio, praticamente impossibile.

Immagino che questa sua “arringa” renda felici non pochi albergatori già pieni di brutti pensieri in queste settimane… Ma allora una norma “protettiva” non è necessaria.
Ed è la ragione per la quale si parla di protocolli e non di altro. Una volta scritte le linee guida per garantire la maggiore sicurezza possibile per gli ospiti e per il personale di servizio, il discorso può ritenersi chiuso. Perché poi il tema dell’azione di responsabilità legata al coronavirus potrebbe valere per tante altre attività e professioni e dunque non se ne verrebbe a capo. Le dirò di più…

Prego.
Il sieropositivo da Hiv risponde penalmente solo nel momento in cui si dimostra che, consapevole di essere positivo, abbia avuto rapporti non protetti con persone sane non informandole e contagiandole. Vale lo stesso principio.

Poniamo invece il caso che nell’albergo si verifichi un contagio che procuri in seguito la morte dell’ospite: magari il magistrato deciderebbe di chiudere la struttura anche per svolgere tutti gli approfondimenti del caso, o no?
Penso che mai arriverebbe a tanto. Potrei citarle diversi casi giurisprudenziali, specie in ambito di responsabilità medica, anche venuti alla ribalta delle cronache che, sulla base di un principio pacificamente utilizzabile anche in questo situazione, si sono conclusi con l’archiviazione.
Ripeto: stabilire la condotta personale (visto che la responsabilità penale è personale) che si colloca con un nesso di causalità rispetto all’evento è impresa ardua. Quindi a mio parere il quadro non cambierebbe nemmeno in caso di decesso.

Fino ad ora abbiamo parlato di alberghi, ma cosa cambia se ad esempio si parla della spiaggia.
Non cambia nulla. Andremo in spiaggia questa estate, ci daranno delle indicazioni che andranno rispettate per non incorrere in eventuali sanzioni. Poniamo che qualcuno denunci di essersi contagiato nel bar dello stabilimento balneare. Chi accusa per essersi preso il covid-19, posto che, come ho spiegato in precedenza, dovrebbe dimostrare di essere stato contagiato in quel luogo specifico e non in un altro? Il gestore del bar, il barista, il cameriere, i turisti che erano nel locale nello stesso momento, il concessionario… Capisce che non è una passeggiata? Senza che venga individuato con esattezza il soggetto responsabile della condotta che ha causato l’evento, non può succedere nulla.

Aggiungiamo noi che un albergo che dovesse malauguratamente registrare uno o più contagi, avrebbe quasi certamente delle ripercussioni: se la notizia di quell’albergo dovesse finire sulla stampa, quali clienti consapevoli dell’accaduto prenoterebbero proprio lo sfortunato “hotel covid”? E i clienti presenti al momento del contagio forse deciderebbero di andarsene dopo aver fatto la quarantena. Le complicazioni potrebbero essere tante, anche senza la necessità che entri in gioco la Giustizia. Basta molto meno in Italia per burocratizzare fino alla morte anche le cose più semplici. Non vediamo l’ora di leggere i protocolli che il governo licenzierà per il turismo.

Fotografia: PhotoMIX-Company da Pixabay

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