Lettera: i pallinari fanno paura, purtroppo nessuno li affronta a dovere e loro spadroneggiano

Lettera: i pallinari fanno paura, purtroppo nessuno li affronta a dovere e loro spadroneggiano

"Nei mesi di luglio e agosto di quest'anno, tra le 21 e le 23, dalla mia attività sono partite 700 telefonate (sempre registrate) a tutte le forze dell'ordine (nessuna esclusa) per denunciare la presenza di pallinari". Soggetti pericolosi. A quelli dell'est Europa si sono aggiunti anche gli orientali. "Sono organizzatissimi", controllano l'arrivo della polizia. Generano seri problemi di ordine pubblico e di sicurezza: "quando litigano creano una specie di onda d'urto umana".

Dove c’è ressa, persone di ogni estrazione sociale e cultura, ci sono loro: i pallinari. Coloro che con tre campanelle, tre ditali o tre coppette e una pallina sfidano, o meglio “sfilano” denaro ai passanti (gonzi).
Le pantegane escono dalle tane solo quando c’è formaggio. Tutto considerato, nella stagione balneare appena archiviata, a tratti di groviera se n’è vista. Con molti buchi, ma qualcosa s’è visto. Quindi, come detto, appena hanno annusato odore di formaggio, ovvero polli da spennare, in un nanosecondo i sorci si sono organizzati per rodere quanto più possibile per poi dileguarsi, a stagione finita, chissà dove. Come noto, l’Italia è un paese con la Giustizia dalle maglie molto larghe e lasse. A causa di un malinteso senso dell’accoglienza, senza dimenticare alcune associazioni angelicamente dedite a un volontariato peloso, le nostre frontiere sono allo sbracamento. Aperte a tutti. Belli, brutti, buoni e cattivi. Più cattivi che buoni? Qualcuno li avrà contrastati? Purtroppo la cronaca ci ha abituati: i birbaccioni, come direbbe Alberto Sordi, nel Bel Paese hanno vita facile e i loro diritti, quelli sì, vengono tutelati con precisione svizzero/tedesca. Sennò sono guai…
Riguardo al tema in oggetto, la redazione del giornale ha ricevuto una lettera da parte di un operatore turistico che nella piaga delle palline (quanto frullano!) adagia il ferro arroventato della protesta. Sortirà qualche effetto propedeutico al miglioramento della prossima stagione balneare o per dirla alla O’Hara di Via col vento, “Dopotutto, domani è un altro giorno” e chi s’è visto s’è visto e ci penseremo?
Per correttezza, va detto che in alcuni passaggi abbiamo edulcorato la forma della lettera senza peraltro modificarne sostanzialmente il senso. Eccola. Attenzione alla firma. È motivata…

«Sono un barista di Marina Centro. Nei mesi di luglio/agosto di quest’anno, tra le 21 e le 23, dalla mia attività sono partite 700 telefonate (sempre registrate) a tutte le forze dell’ordine (nessuna esclusa) per denunciare la presenza di pallinari che secondo le autorità competenti commettono un reato depenalizzato, compresa l’evasione fiscale, così come il favoreggiamento che scatta appena le forze dell’ordine imboccano il viale, con telefonate spia che vengono inviate da entrambe le direzioni. Quindi, ci sono alcuni “pali” che spiano la polizia. Come si può facilmente immaginare, il fenomeno, anche per noi commercianti non è esaltante. Gli italiani devono subire imposizioni, chiusure, mascherine e distanziamento per motivi sanitari. Ai malfattori di turno che invece arrivano in questo paese in barba alle regole è tutto concesso. Distanziamento? Non se ne parla. Le mascherine? Non pervenute. Le canaglie esperte in giocoleria truffaldina che solitamente gravitano a Rimini sono dell’Est Europa, ma questa anomala estate ha portato una ventata d’aria fresca: i “pallinari” orientali. Qual è la differenza? Che questi ultimi non hanno neppure il banchetto di cartone: agiscono direttamente per terra. Non possono sequestrare loro nemmeno quello. Il quartier generale della “novelle vague” del sol levante era di stanza davanti a un ristorante asiatico di viale Vespucci. I cittadini riminesi queste cose non le vogliono più vedere. Sono insopportabili. Facciamo continuamente figure di m***a, a causa di questa gente e di chi la tollera. È inaccettabile che la gente (normale) metta le mascherine, stia attenta ai distanziamenti, sanifichi i locali e le suppellettili, metta in opera tutti gli accorgimenti d’obbligo, segua le regole, per dirla in breve e questi quattro ceffi facciano i loro comodi indisturbati. E tutti, tutti gli stranieri, qui fanno la voce grossa. Li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, spesso e volentieri sono nostri vicini. Si è perso totalmente il controllo della situazione. Le forze dell’ordine non lavorano gratis. Le paghiamo tutti noi cittadini, non dimentichiamolo. Non fatemi telefonare settecento volte in settanta giorni, dieci chiamate a sera per chiedere interventi mai portati a termine. Le volte in cui requisiscono il banchetto a quella gentaglia, poi salgono in macchina. Quando ancora i fanali posteriori dell’auto non sono usciti dall’orizzonte visivo, i cialtroni sono già tornati al lavoro. Sono organizzatissimi. Sanno tutto delle forze dell’ordine. Li spiano, li controllano. E noi dovremmo anche pagare? Sul marciapiedi, normalmente ci sono una dozzina di energumeni (parlo sempre dei pallinari) quasi sicuramente gonfi di precedenti penali. Succede che quando litigano creano una specie di onda d’urto umana. Magari tua figlia o tuo figlio, tua moglie o chi altri sta passando sul marciapiedi rischia di venire calpestato o di prendersi un pugno. Stiamo scherzando? Possiamo andare avanti così? Tutto questo è un’ingiustizia sociale e soprattutto, un pericolo. Abbiamo visto scoppiare risse improvvise, esplose da un momento all’altro. Davanti al mio bar, quest’anno si formavano imbottigliamenti e assembramenti. Un delirio di persone. Per superarli, la gente a passeggio era costretta a transitare dentro il mio locale. Noi, con la tensione addosso, dovevamo lavorare con la speranza che non ci fossero zuffe che invece accadevano con preoccupante frequenza. Sono convinto che l’atteggiamento alquanto sterile delle forze dell’ordine non abbia fatto bene all’immagine della città. Il danno economico ne è la logica conseguenza. Questo lo sappiamo. Ciò che ancora non si è capito bene è chi ci “guadagni”, rispetto a questo scempio».

Firmato: Anonimo per paura

Curiosità: se nel web cercate “pallinari”, vi renderete conto che il termine è usato solamente nella nostra zona. Pertanto è un neologismo squisitamente locale. Che fortuna. Brevettiamolo.

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