Lettera: “Un po’ di aria Bonomi anche dentro Confindustria riminese non guasterebbe”

Lettera: “Un po’ di aria Bonomi anche dentro Confindustria riminese non guasterebbe”

Torna a scriverci il misterioso osservatore di vicende riminesi e non solo. E stavolta parte da via dell'Astronomia per approdare in piazza Cavour. "Se le figure di riferimento della città non suonano la sveglia, invece di applaudire i principini permalosi, qui si mette male".

Era stato un pochino veggente Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna, quando lo scorso aprile salutava l’elezione di Carlo Bonomi alla testa dell’influente organizzazione di viale dell’Astronomia. Scrisse: “Ci guiderà fuori dalla crisi più grave del Dopoguerra, in una vera e propria ricostruzione: una sfida senza precedenti, delicata e complessa, che Carlo Bonomi ha tutte le qualità per vincere … siamo pronti a confrontarci e a dare il nostro contributo in questa missione possibile”.
Bonomi si sta rivelando un gallo illuminato nel pollaio di un’Italia incamminata verso il declino. Esprime la migliore tradizione imprenditoriale lombarda, quella che ha creato valori e ricchezza nel nostro Paese, prima che l’Italia finisse in mano a una classe politica di marziani. La migliore imprenditoria non accarezza sempre il pelo dei politici per il verso giusto, spesso e volentieri va anche in contropelo. Le sue parole consegnate a Repubblica sono state uno squarcio nella menzogna dilagante: “Questa politica rischia di fare più danni del Covid”. Quel giorno ho comprato tre copie di Repubblica, di solito leggo il Corriere della Sera. Mi piace premiare il merito.
A Rimini chi osa queste analisi? Mi pare di aver letto solo su Rimini 2.0 le dichiarazioni di un imprenditore che ha avanzato una critica simile. Un albergatore se non sbaglio, che ha fama di non essere uno di quelli che comandano nell’Aia di Patrizia Rinaldis.
Ha colpito nel segno Bonomi, come si intuisce dalla replica dell’avvocato del popolo dei garantiti: “Quell’espressione è sicuramente infelice, e la rimando al mittente”. Fra le altre cose è anche abbastanza permaloso il presidente del Consiglio. Se gli fai il visino dolce ti sorride, altrimenti sbuffa dalle narici.
Penso che Paolo Maggioli debba cominciare a dare il proprio contributo in questa “missione possibile”, come l’ha definita lui stesso, proprio partendo da Rimini e dalla Romagna perché sul piano nazionale ci pensa già il suo presidente. Il coronavirus ha asfaltato l’economia che abbiamo conosciuto fino ad oggi in Romagna e temo che andremo incontro a mesi orribili, nonostante le rassicurazioni del governatore modenese ancora al suo posto grazie agli errori tattici di Salvini.
La riviera ne uscirà con le ossa rotte dalle regole e regoline che ci difenderanno forse dal virus del covid ma non dalla povertà incombente. Dalla provincia di Rimini, e immagino per volontà suprema del sindaco del capoluogo, si è levata la richiesta di istituire la zona arancione, che di fatto ha avuto effetti da zona rossa. Ma Rimini non avrà i contributi previsti per le zone rosse. Non è facile farsi coglionare in questo modo.
La riviera subirà un crollo del Pil probabilmente mai visto prima. Se le figure di riferimento della città non suonano la sveglia, invece di applaudire i principini permalosi, qui si mette male. Se il “pubblico” non capisce che non può continuare a spendere i soldi dei contribuenti come ha fatto fino ad oggi, si mette malissimo. Se Bonaccini, Gnassi e tutti coloro che sulla bilancia delle decisioni pesano poco o tanto, non capiscono che la rapidità delle risposte è diventata una necessità di vita o di morte, si mette al peggio. Una volta che le imprese avranno chiuso le saracinesche sarà troppo tardi. Bisogna capire che l’economia italiana, compresa quella riminese e romagnola, è stata spenta per tre mesi. Intubata, come morta, e non può ripartire con le misure escogitate e anche solo annunciate fino ad oggi. Ma non potrà nemmeno essere mantenuta a vita dagli ammortizzatori sociali, dovrà riprendere dalla produttività. Quanti nella classe politica odierna saprebbero declinare in praxi la produttività?
Mi pare concorrino tante cose in benefizio di uno principe nuovo, che io non so qual mai tempo fussi più atto a questo“, scrive Machiavelli nel Principe. Chi sarà il nuovo Principe di Rimini, di cui si sente un gran bisogno, non lo stabiliranno più le solite diatribe fra i partiti, ma la forza d’urto della crisi.
Il compianto prof. Paolo Fabbri diceva che Rimini non soffre di cogitus ma di cogitamus. La croce di cui patisce da sempre è la mancanza di un pensiero condiviso, forte, nuovo, coraggioso, intelligente, aperto, preparato. Che non debba essere sacrificato sull’altare dei soliti affarucci e rendite di posizione.
Ecco perché un po’ di aria buona, anzi Bonomi, sarebbe salutare anche a Rimini, dove le soluzioni non si vedono e non le indica nessuno. Il sindaco spera nel Recovery Fund ma nel frattempo l’economia muore. I ristoratori litigano con i bagnini sulla minestra da servire in spiaggia. La Soprintendenza fa la voce grossa sulle tende con piglio napoleonico, ma senza i turisti e senza gli operatori che si spezzano la schiena, dove salteranno fuori i denari per mantenere i vari Napoleone? Così bruciò Roma, che era un impero, mica una provincia emarginata dall’Emilia.
Carlo Bonomi deve aver letto Elias Canetti, e questo me lo rende ancora più simpatico. “La verità deve cadere come un fulmine, altrimenti non ha alcuna efficacia”. Spero che Paolo Maggioli diventi un po’ bonomiano e canettiano in una provincia riminese che ha molto bisogno di fulmini e verità, e assai meno di signorsì.
Sarei contento di poter leggere il punto di vista di Paolo Maggioli.

James Bond, a servizio di Sua Maestà la Regina dell’Adriatico

La lettera precedente

Fotografia: Pixabay, Mario Ierardi

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