L’unica, vera passerella di Rimini, è piena di buche, dissesti e rattoppi

L’unica, vera passerella di Rimini, è piena di buche, dissesti e rattoppi

Corso d'Augusto dovrebbe essere il "tappeto rosso" della città, la passerella nel cuore della Rimini romana. Invece è stata creata una passerella posticcia al ponte di Tiberio mentre quella vera si trova in uno stato pietoso, in alcuni casi anche col pericolo per pedoni e biciclette di rovinare a terra.

Rimini: città di tipica pianta romana con “forum” centrale. Come tale, il modello urbanistico si basa sullo schema del cardo massimo (nord-sud) e del decumano massimo (est-ovest), le due vie al cui intersecarsi sorge il “foro” ovvero la piazza principale, fulcro dinamico della vita urbana. L’arco d’Augusto (27 a.C.) sancisce il confine orientale del decumano massimo e contemporaneamente la fine di via Flaminia che da Roma termina proprio lì, mentre il ponte di Augusto e Tiberio ne marca il confine occidentale, ma segna anche l’inizio della via Emilia.

Il decumano massimo della nostra città, Corso d’Augusto, dovrebbe essere una sorta di lungo “tappeto rosso” per accedere all’arco romano più antico esistente in Italia e al celebre ponte che si distingue per grandiosità strutturale e tecnica ingegneristica. Dal 21 d.C. le cinque arcate in pietra d’Istria del ponte resistono ostinatamente all’avvicendarsi dei secoli, a vari eventi bellici e a non pochi terremoti.

Dunque, qual è il problema? Il problema è il “tappeto rosso”, che in particolare nella parte occidentale, quella che introduce allo scenario del ponte romano, risulta a tratti liso, in parte bucato, e malamente rabberciato in più punti. La pavimentazione, in cubetti di porfido, mostra pure depressioni a “macchia di leopardo” talvolta piuttosto accentuate e parecchio pericolose. In varie zone molti cubetti sono stati scalzati dalla loro sede. Il catrame gettato saltuariamente sulle voragini più importanti è solo un palliativo. Considerando che i tempi non sono più quelli delle sommosse popolari e delle manifestazioni di piazza degli anni Settanta, il sospetto è che la vera responsabile del cattivo stato della pavimentazione stradale sia l’incuria.

Che sia mancata un’adeguata e costante manutenzione lo affermano con disappunto, appena ci vedono fotografare il pavé, coloro che hanno le attività che affacciano sul corso. “Che non ci vengano a raccontare che si sono create le buche perché a causa dei lavori alla passerella lungo il canale è aumentato il traffico di auto e moto: le buche e i dissesti, qui c’erano anche prima”, sostiene un noto imprenditore che ha l’attività lungo l’accidentato corso.
Una signora che transita con uno scooter elettrico per disabili, scruta guardinga il terreno e appena ci vede si ferma e ci manifesta il proprio malcontento. Tradisce una certa rassegnazione nel tono della voce: “Nelle mie condizioni non mi posso permettere cadute. Una decina di giorni fa sono anche andata dai carabinieri, ma come vede… “. In quella, un altro passante indica un cubetto addossato a un muro: “L’ho levato io da là in mezzo. Stavo passando in bicicletta, e per poco non sono finito lungo disteso. Mi chiedo cosa aspettino a rimettere a posto il fondo stradale. Se vuole fare fotografie agli avvallamenti, vada anche più avanti, verso la chiesa dei Servi. Ce ne sono anche là”. Ringraziamo. Ne eravamo a conoscenza; ci andiamo ugualmente per non dispiacere il nostro interlocutore e neppure l’obiettivo: nessuno dei due rimane deluso poiché anche nei pressi di Santa Maria in Corte (dei Servi) immortaliamo vari isolotti di “perfido porfido” languidamente collassato.

Le recenti cronache cittadine ci ricordano che quando il Sindaco ha inaugurato la passerella sospesa lungo via Bastioni Settentrionali, al termine del discorso di prammatica si è scatenato un forte temporale. In quell’occasione qualcuno ha intonato il trito adagio della “sposa bagnata… “, altri hanno letto l’acquazzone come un segnale della divinità latina Giano Bifronte (tra l’altro, protettore di tutti i momenti, tutte le manifestazioni della vita che segnano un inizio… ) per manifestare il proprio dissenso verso l’opera appena terminata: del resto, se così fosse, come dargli torto? A fronte di mesi e mesi di lavori, polvere e calcinacci, perforazioni, deviazioni del traffico, denunce e appelli del F.A.I., Italia Nostra, Rimini Città d’Arte, e tante altre voci autorevoli critiche ospitate da Riminiduepuntozero, ebbene, dopo tutto questo, il corso d’Augusto è tuttora nelle condizioni che vedete in foto (e state attenti a non inciampare).

Il buonsenso suggerisce che prima si dovrebbe proteggere e sistemare ciò che già si ha, e solo in seguito intervenire con nuove opere. Proprio per non incorrere nelle ire degli dei (rigorosamente romani).
Non è ancora finita: a breve ci sarà l’inaugurazione della passerella galleggiante, attualmente in fase di ultimazione, per raccordare piazzetta Pirinela (Borgo San Giuliano) e via Bastioni Settentrionali. Che succederà, dopo il discorso d’inaugurazione, signor Sindaco? Ha chiesto a Giano?
Chi può, prenoti un posto sull’Arca!

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