L’uomo di Gambettola

L’uomo di Gambettola

Passo casualmente in via Nigra e vedo un gruppo di persone discutere davanti alla vecchia sede della Fondazione Fellini. La discussione è animata e si

Passo casualmente in via Nigra e vedo un gruppo di persone discutere davanti alla vecchia sede della Fondazione Fellini. La discussione è animata e si svolge in inglese. Scopro poi che si tratta di un americano, un russo e un giapponese. Uno di loro, il russo, mi ferma e mi interroga in un italiano incerto.

Dialoghi dei minimi sistemi

di Sempronio

– “E’ questa la sede della Fondazione Fellini?”
– “Era questa, ora non lo è più” – la mia risposta è oggettiva. Gli indico anche un cartellino sbiadito dove si può leggere che la vecchia fondazione è chiusa in attesa della nuova.
– “Dov’è la nuova sede?”
– “Non esiste, o meglio, non esiste ancora. Forse fra tre anni ci sarà una grande sede perfino dotata di sale cinematografiche. Ma ora non c’è.”
Vedo una certa perplessità nel mio interlocutore. Si volta e dice qualcosa ai suoi amici.
Poi di nuovo: “La guida della città dice che è qui…” e mi mostra la guida ufficiale di Rimini dove, in effetti, si dice che la sede è in via Nigra.
– “E’ una guida vecchia”, dico io per trovare una scusa. Comincio a sentire un insolito malessere, uno smarrimento, un senso di colpa per conto terzi.
– “L’abbiamo appena presa all’Ufficio Informazioni”.
– “E’ vecchia, è vecchia! La Fondazione è chiusa da due anni”.
– “I miei amici vogliono vedere qualcosa di Fellini. I suoi libri, ad esempio…”
– “I libri non li trovereste qui perché la nipote del regista li ha portati nel garage di casa sua”.
– “Vorremmo comprare qualche poster, un gadget, una maglietta…”
– “C’erano ma non so che fine abbiano fatto”. Il senso di colpa cresce, mi prende alla gola.
– “Vorremmo vedere allora i suoi disegni…”
– “Sono chiusi in cassaforte”.

A questo punto interviene il giapponese piuttosto su di giri: “Noi abbiamo dato il premio Imperiale a Fellini e voi chiudete la Fondazione?”.
Gli tiene dietro l’americano ancora più sostenuto: “Noi gli abbiamo dato cinque volte l’Oscar e voi chiudete i suoi disegni in cassaforte?”.
Non è da meno il russo che ricorda i successi di Fellini in Russia. E’ un susseguirsi di battute feroci sulla città, sul regista che ne ha raccontato l’anima e che la città dimentica preferendo i DJ ecc. ecc.
Infine il russo mi chiede, come se gli fosse venuto un dubbio: “Ma Fellini era di Rimini, vero?”.
Ecco allora affiorare in me l’antico detto evangelico “prima che il gallo canti mi tradirai”; un po’ seccato dalla insistenza di questi stranieri mi giro per andarmene e gli grido: “Non siete informati, Fellini è nato a Gambettola!”.

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