Mons. Lambiasi all’Immacolata: “Al centro i cittadini coi loro problemi, non gli eletti col loro potere”

Mons. Lambiasi all’Immacolata: “Al centro i cittadini coi loro problemi, non gli eletti col loro potere”

Tanta gente ieri in piazza Cavour per l'atto di affidamento della città alla Madonna. “Santa Maria noi ti apriamo il cuore per affidarti la nostra Cit

Tanta gente ieri in piazza Cavour per l’atto di affidamento della città alla Madonna. “Santa Maria noi ti apriamo il cuore per affidarti la nostra Città: datti da fare per aiutarci a costruire ponti per una convivenza umana e civile, ponendo al centro i cittadini coi loro veri problemi e le loro giuste attese e non gli eletti con i loro poteri e i loro indifendibili privilegi”, ha pregato il vescovo.

Il pomeriggio dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata, in piazza Cavour il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi ha guidato l’atto di affidamento della città alla Madonna. In mezzo alla folla dello shopping natalizio, vicino alla pista del ghiaccio e ai gazebo di polizia e di associazioni di volontariato e commerciali, numerosi cittadini e passanti hanno alzato lo sguardo verso la statua in bronzo dell’Immacolata, posta in una nicchia sul balcone dell’ufficio del sindaco e di cui pochi, invero, notano la presenza. Uno dei primi storici di Rimini, Cesare Clementini, nel mettere in fila i santi patroni della città fornisce un elenco gerarchicamente così ordinato: “Regina de’ Cieli, S. Godenzo Vescovo e Martire, S. Giuliano Martire, S.Antonio Confessore, S.Colomba e S.Innocenzia Vergini e Martiri”. Elenco che poi si amplierà, come ha scritto Pier Giorgio Pasini sul Ponte, ma al primo posto rimarrà sempre la “Regina de’ Cieli”, cioè la Madonna, la cui immagine i Consoli cittadini vollero collocare sull’angolo del palazzo comunale a dominare la piazza e tutta la città.
La collocazione della statua risale comunque al 24 marzo 1696, mentre il baldacchino bronzeo che ancor oggi l’adorna è del 1699. All’atto di affidamento è seguito un omaggio floreale. Il vescovo Lambiasi, che ha raggiunto il balcone dall’interno di palazzo Garampi, ha accolto la corona di rose rosse e bianche come i colori della città portata in cima al balcone da due vigili del fuoco con una grande scala mobile issata su un mezzo di soccorso che sostava sul Corso d’Augusto.

immacolata-rimini-minPrecedentemente, da un postazione microfonica in piazza tra la folla di comuni cittadini e autorità (tra gli altri il vicesindaco Gloria Lisi, il questore Maurizio Improta, il vicario episcopale Maurizio Fabbri e altri sacerdoti), il vescovo Lambiasi s’è rivolto a Maria con queste parole: “Santa Maria noi ti apriamo il cuore per affidarti la nostra Città: datti da fare per aiutarci a costruire ponti per una convivenza umana e civile, ponendo al centro i cittadini coi loro veri problemi e le loro giuste attese e non gli eletti con i loro poteri e i loro indifendibili privilegi. E tienici sempre dalla parte della vita che nasce, che cresce e che muore. Santa Maria, donna di comunione, noi ti apriamo il cuore per ricordarti che viviamo tempi difficili: la nostra coscienza comunitaria accusa deficit vistosi di solidarietà, e al senso del bene comune si sostituisce spesso l’istinto della fazione. Mentre sale la temperatura di una conflittualità aspra e astiosa, continua a precipitare verticalmente l’accoglienza dei poveri, dei solitari, dei diversi. Santa Maria, donna forte e tenera, tu che alla Parola del Signore hai detto sì, senza se e senza ma e hai vissuto l’esperienza del rifiuto e l’amarezza dell’esilio, mettici nel cuore una salutare inquietudine finché non riconosciamo il tuo Figlio benedetto nei poveri, nei malati, nei profughi, nei perseguitati e non lo accogliamo nei senza tetto, nei senza pane, senza libertà, senza futuro”. Infine Lambiasi s’è rivolto anche ai “suoi”, dicendo: “Santa Maria, madre di misericordia, facci il regalo del pane buono della fraternità. Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, che non sembra estranea neanch’essa alle lusinghe della frammentazione e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. Te lo chiediamo per la nostra Città perché lo spirito di parte non la riduca a terra contesa, o peggio, a isola di nessuno. Così che tutti i poveri possano sedersi, con pari dignità, alla mensa comune. E la pace diventi il traguardo felice del nostro cammino incerto, fino all’ultima sera della storia e della nostra vita”. Infine il vescovo ha indirizzato la benedizione ai presenti e all’intera città.

Con l’affidamento e l’omaggio floreale alla Madonna, Lambiasi ha accolto la proposta fattagli qualche tempo fa da Marco Ferrini, presidente della Confraternita di San Girolamo, e da don Sebastiano Benedettini, rettore del santuario di Santa Chiara, la chiesa vicino all’arco d’Augusto dedicata alla Mater Misericordiae. Ieri Marco Ferrini ha introdotto la cerimonia in piazza Cavour dicendo che “a Rimini, spesso e in vari modi, la Madonna ha dato prova della materna cura verso i suoi figli e del bene che viene a noi dal Cielo. Nei momenti difficili Maria è stata per Rimini una “presenza reale” e sollecita. Basta coglierne i segni nei prodigi e nei miracoli compiuti in passato. Oggi chiediamo che cresca la responsabilità e la testimonianza cristiana resa ancora più urgenza da una dilagante colonizzazione ideologica che, come dice papa Francesco, fa tanto male e distrugge la società, il Paese e la famiglia. Vogliamo affidare a Maria le famiglie minacciate da pressioni sociali ed economiche. Le famiglie, secondo il loro ordine sociale, sono necessarie per il bene di ciascuna persona ma anche per il bene comune della città e dell’intera nazione. Ferrini infine ha ringraziato i vigili del fuoco, che hanno permesso di rendere l’omaggio floreale alla statua dell’Immacolata sulla facciata del palazzo municipale.

Serafino Drudi

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