“Nel Ceis degli abusi edilizi il sindaco continua a nominare i componenti del cda”

“Nel Ceis degli abusi edilizi il sindaco continua a nominare i componenti del cda”

Carlo Rufo Spina affonda ancora il coltello nella piaga della "intollerabile coesistenza tra Anfiteatro romano e Ceis". Lo spostamento "non è più procrastinabile". Invece era il 2018 quando l'amministrazione comunale elencava gli abusi e li sanzionava ma tutto è ancora fermo al solito punto. Al momento palazzo Garampi ha aperto un contenzioso col Ceis, ma pochi giorni fa Andrea Gnassi ha indicato i suoi tre rappresentanti al vertice della struttura educativa.

Partiamo dalla risposta dell’assessore Roberta Frisoni alla interrogazione presentata dal capogruppo di Forza Italia Carlo Rufo Spina nel consiglio comunale di due giorni fa: “Anfiteatro romano-Ceis, una coesistenza non più tollerabile”. Perché cominciare dalla fine? Abbastanza semplice: perché l’assessore, fornendo una prima risposta al consigliere (ne seguirà poi una scritta) ha detto che “rispetto agli abusi edilizi che sono stati rilevati e accertati dall’amministrazione comunale, e perseguiti con gli strumenti a disposizione, sono state emesse le ordinanze di demolizione ma gli atti sono stati impugnati e siamo in attesa degli esiti, comunque saranno emesse le diffide rispetto alle situazioni che sono state riscontrate“. La gravità c’è tutta, ammessa dall’assessore. Ma che cosa stride enormemente davanti a questa ammissione? La notizia che il sindaco Gnassi (allievo del Ceis) pochi giorni fa (come ha fatto notare Spina) ha nominato tre componenti del consiglio di amministrazione all’interno di quel Ceis che, a questo punto, fronteggia il Comune anche a suon di carte bollate, stando a quanto riferisce l’assessore, sugli abusi commessi all’interno del blasonato asilo Italo-Svizzero. Come è possibile che la stessa amministrazione comunale che ha aperto un contenzioso col Ceis, relativo ad una serie di abusi, appunto, che lo stesso Comune ha rilevato e sanzionato, nomini per il triennio 2020-2022 propri rappresentanti al vertice dell’organismo che ha la responsabilità della conduzione del Ceis? Fra l’altro dalle poche notizie trapelate nei giorni scorsi sulla assemblea dei soci, nemmeno una parola è uscita sul trasferimento dalla attuale sede.

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Nella sua interrogazione, Carlo Rufo Spina – che sul tema batte da anni – è partito
dal 15 novembre 2018, data della relazione tecnica con la quale il Comune di Rimini “accertava all’interno dell’area occupata dal Centro Educativo Italo-Svizzero, gravi violazioni e abusi edilizi con riguardo alla costruzione di n. 5 padiglioni, risultati in assenza totale di titolo ovvero in difformità del titolo stesso”. Gli uffici inviavano gli atti “per competenza alla Procura della Repubblica di Rimini, al Comando di Polizia Municipale, alla Unità operativa dell’ufficio controlli edilizi, all’Ufficio Sue nonché alla Soprintendenza dei beni culturali, architettonici e monumentali”. La Soprintendenza “accertava la violazione del vincolo monumentale di inedificabilità assoluta del 1914 con riguardo a tutti i fabbricati edificati all’interno dell’area del Ceis”. Non solo. Sottolinea Rufo Spina che “il Ceis, Ente di diritto privato, non ha mai stipulato una convenzione con il comune di Rimini per l’utilizzo dell’area che occupa“.
Una lista da far tremare le gambe, “ma sono trascorsi ormai due anni e non si è fatto nulla”, ha rimarcato il consigliere di minoranza, “se non il perpetuarsi di una situazione di assoluta illegalità e le nomine della struttura apicale del Ceis continuano allegramente da parte del sindaco“. Spina ha poi riferito: “Faccio anche notare che una persona che è andata ad iscrivere la figlia ha chiesto informazioni sullo spostamento della struttura, se corrispondesse al vero oppure no, e gli è stato risposto che qua nessuno ci…”. Sul finire della frase di Spina è sparito l’audio, come accade quando chi interroga termina il tempo a sua disposizione. Ci… manda via, ci sposta? Mah! E’ un particolare che lascia il tempo che trova. La sostanza non manca in questa storia.

Proseguendo nella interrogazione Rufo Spina ha anche ricordato “la posizione chiara espressa dal ministero dei Beni culturali in data 23.05.2017″, questa: “l’eliminazione delle costruzioni poste all’interno dell’area dell’anfiteatro consentirebbe certamente il ripristino delle condizioni prescritte nel decreto del 1914” e “le strutture del Ceis impediscono la piena fruizione di un monumento tanto significativo per la storia non soltanto riminese nonché l’accesso da parte della cittadinanza ai valori storico-artistici di cui tali resti sono testimonianza”. Così concludeva il ministero: “la ricostruzione delle vicende che hanno interessato, in questi ultimi decenni, il monumento riminese (anfiteatro, ndr) dimostrano come le strutture periferiche del Ministero hanno più volte rivolto al Comune di Rimini sollecitazioni verso la presa in carico di una organica progettualità in merito, manifestando il proprio pieno sostegno a progetti che riqualifichino e valorizzino l’anfiteatro”. Parole scritte sulla sabbia perché l’anfiteatro continua ad essere occupato dal Ceis e l’abbattimento dei fabbricati abusivi (a differenza di quanto sta avvenendo alla lunga lista di bar e ristoranti beccati in fallo dal Comune), non parte.

Rufo Spina dice basta: “la coesistenza tra Anfiteatro Romano e Ceis non è più tollerabile e lo spostamento del Ceis risulta non più procrastinabile“. Quindi alcune domande al sindaco (assente dal consiglio comunale), “che pochi giorni fa ha rinnovato i componenti di sua nomina nel consiglio di amministrazione per altri tre anni”, e all’assessore competente: “quando sarà pianificato lo spostamento del Ceis in altra area e il conseguente abbattimento dei fabbricati abusivi; quale area il Comune ha individuato per il trasferimento del Ceis; se tale trasferimento prevede, nelle intenzioni dell’amministrazione, un impegno di spesa a carico del bilancio comunale e, in caso affermativo, di quale importo; se la Corte dei Conti è informata dell’affidamento di un’area comunale ad un Ente privato in assenza di qualsiasi convenzione, titolo e corrispettivo“.

L’assessore Frisoni ha riferito che alcune demolizioni sono state fatte dal Ceis, ma senza specificare nulla di più. Ha rimandato ad una commissione consiliare che tornerà sull’argomento a breve, ha detto che non è vero che manchi “un titolo giuridico originario come sostiene Spina, perché esiste una delibera di giunta del 1946 con la quale ha inizio la costruzione e poi tutta la storia dei Ceis”. Ed ha fatto balenare ancora una volta l’ipotesi dell’area stazione, “che potrebbe ospitare la collocazione del Ceis”. Tempi biblici.

Replica di Spina: “Con la delibera del 1946 si dotava di una provvidenza economica il nascente Ceis per sostenere gli orfani di guerra, ma la situazione è cambiata da decenni. E io ho la vostra dichiarazione, rilasciata dall’amministrazione comunale, in cui dite che attualmente non c’è alcuna convenzione per l’occupazione dell’area, quindi attualmente manca il titolo giuridico”.

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