Nella accoglienza dei migranti a Rimini si è speso più di tutte le altre province della regione

Nella accoglienza dei migranti a Rimini si è speso più di tutte le altre province della regione

La Corte dei Conti ha verificato le spese della prima accoglienza degli immigrati richiedenti asilo ed emerge che nel 2013 e nel 2014 in provincia di Rimini la spesa pro capite è stata di 45 euro per annualità e nel 2016 di 34,99 euro, superiore alla media regionale.

Nella prima accoglienza degli immigrati il costo pro capite in regione è fra i più alti in Italia e la provincia di Rimini batte tutti i territori dell’Emilia Romagna. Il costo giornaliero pro capite medio per migrante, è oscillato, nel 2013, da un minimo di 4,97 euro per la Sicilia e di 11,63 euro per la Puglia, fino ad un massimo di 56,16 euro per l’Emilia-Romagna, il più alto in assoluto in Italia. Questa è la spesa calcolata dalla Corte dei conti su dati forniti dalle prefetture. Anche nel 2014 l’Emilia Romagna ha speso più di tutte le altre regioni (40,71 euro) fatta eccezione per la Valle d’Aosta e Rimini non ha fatto eccezione.

La Corte dei Conti ha pubblicato il rapporto sulla prima accoglienza degli immigrati e la gestione del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, passando in rassegna il triennio 2013-2016. I costi si riferiscono solo alle risorse destinate alla “prima accoglienza” (“attività finalizzate a definire la posizione giuridica dello straniero, a verificare le condizioni di salute nonché assicurare il sostentamento della persona) degli immigrati richiedenti asilo e di quelli irregolari oggetto del provvedimento di rimpatrio.

Anche guardando i numeri delle prefetture, la musica non cambia di molto. In regione il costo unitario medio nel 2013 è stato di 55,01 euro, il più alto fra tutte le regioni. E a livello di territori Rimini ha battuto tutte le altre province con 45 euro per immigrato; Ravenna 44,17, Forlì 33,83, Bologna 37,41, Ferrara 26,77 e così via. Nel 2014 in Regione il costo medio è sceso a 37,32 ma a Rimini è rimasto a 45 euro, il secondo più alto dopo Bologna.
Nel 2015 è sceso a 33,38 euro in regione ma Rimini ha continuato ad essere fra i più alti: 34,99 euro, dietro solo a Parma e Modena.

Nel 2016 sono sbarcate sulle coste italiane oltre 181 mila persone. In costante crescita: erano 62.692 nel 2011, 13.267 l’anno seguente, 42.925 nel 2013 e poi i picchi del 2014 (170.100), 2015 (153.842) e 181.463 nel 2016.

Il 21% provengono dalla Nigeria, seguono Eritrea, Guinea, Costa d’Avvio, Gambia, Senegal, Mali, Sudan, Bangladesh, Somalia, e altri. La stragrande maggioranza sono africani. I minori sbarcati sono stati 25.846.

Gli impegni finanziari complessivi relativi alle spese per la prima accoglienza, senza includere i costi “indiretti”, che si è sobbarcata l’Italia sono stati pari complessivamente, nel 2016, a 1,7 miliardi, di cui: 1,29 miliardi per la prima accoglienza, 266 milioni per la seconda accoglienza e 111,5 milioni per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

“Nel 2016, 123.600 persone hanno chiesto asilo; le domande esaminate dalle apposite commissioni sono state 91.102: di esse, circa il 56 per cento, provenienti da “migranti economici”, è stato respinto ed il 4 per cento ha riguardato soggetti resisi irreperibili. Delle domande accolte (36.660), solo il 13 per cento ha avuto come esito il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 35 per cento ha riguardato soggetti cui è stata riconosciuta una protezione sussidiaria ed il 52 per cento una protezione umanitaria”, scrive la Corte dei Conti. “Nel 2016, il 56 per cento delle richieste è stato respinto e solo il 13 per cento dei richiedenti ha ottenuto lo status di rifugiato; la maggioranza dei richiedenti è, infatti, costituita da “migranti economici” che non fuggono da situazioni di aperto conflitto, ma partono dal paese di origine spinti dall’aspettativa di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro”.

La magistratura contabile mette anche in guardia sul destino dei tanti migranti che non hanno ottenuto alcuna forma di protezione e che “diventano sostanzialmente irregolari”. Poiché, spiegano, “rimpatriarli è complesso e oneroso, essi restano sul territorio senza diritti, facilmente inseribili anche nei circuiti delle attività illecite e malavitose“. E concludono: “Si dovrebbe, perciò, evitare di riconoscere un “diritto di permanenza indistinto” a tutti coloro che sbarcano e, quindi, ammettere un’accoglienza di molti mesi (se non anni) durante i quali i migranti, non avendone titolo, vengono di fatto inseriti anche nei cosiddetti percorsi di formazione professionale finalizzati all’integrazione, con oneri finanziari gravosi a carico del bilancio dello Stato”.

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