No tax area: il Comune di Rimini discrimina tabaccai e molte altre attività

No tax area: il Comune di Rimini discrimina tabaccai e molte altre attività

Negli incentivi a favore delle attività del centro storico l'amministrazione comunale ha escluso una serie di attività: vendita di tabacchi o di sigarette elettroniche, di prodotti alimentari (gastronomie, pizze, kebab) e tanto altro. Nel 2017 anche banche, officine meccaniche ed elettrauto erano tagliati fuori. Ma quest'anno sono tornati in campo. E perché tabaccai no e cannabis shop sì?

Si è discusso molto nelle scorse settimane sui provvedimenti decisi dalla giunta comunale a favore delle attività commerciali del centro storico. In soldoni, l’aspetto più conosciuto di questo “pacchetto” di incentivi è quello dello sconto Imu per i proprietari dei “muri” che decideranno di abbassare gli affitti. Ce ne siamo occupati anche noi spiegando, numeri alla mano, la poca convenienza dell’operazione per i proprietari e la somma assai modesta stanziata dall’amministrazione comunale. Ma chi era al corrente del fatto che gli aiuti non fossero per tutti coloro che dispongono di una attività nel centro storico? La “black list” degli esclusi è anche abbastanza lunga e, soprattutto in alcuni casi, inspiegabile. La si può leggere in un documento allegato alla delibera di giunta numero 108 del 23.04.2019 che si trova sull’albo pretorio online del Comune di Rimini: “Linee guida per l’assegnazione di contributi correlati alle imposte locali pagate (no tax area)”.

Le esclusioni sono eccellenti. Leggiamo dall’allegato A alla delibera:

Non possono ottenere il contributo, infine, le imprese che esercitano, anche in misura non prevalente, una delle seguenti attività:
a) compro oro o attività con finalità similari;
b) messa a disposizione del pubblico di apparecchi da gioco automatici (slot-machines), sale VLT (video lottery terminal), anche se in via marginale o comunque non prevalente rispetto all’attività dell’impresa;
c) centri scommesse;
d) vendita effettuata mediante apparecchi/distributori automatici;
e) vendita di tabacchi o di sigarette elettroniche;
f) vendita di armi, di munizioni e di materiale esplosivo, compresi i fuochi d’artificio;
g) vendita di articoli erotici (sexy shop);
h) attività finanziarie e assicurative;
i) money change e money transfer;
j) phone center e internet point;
k) procacciatori d’affari;
l) commercio su aree pubbliche;
m) attività artigianali o industriali di preparazione e vendita di prodotti alimentari (gastronomie, pizze, kebab) ad eccezione delle specialità tipiche locali e regionali;
n) somministrazione con modalità fast food e self service;
o) centri massaggi;
p) night club;
e inoltre, limitatamente alla finalità di cui al n. 1 dell’articolo 1, comma 2 (“Start-up di impresa”):
q) commercio al dettaglio in sede fissa di generi appartenenti al settore alimentare, ad eccezione di attività che vendono in via prevalente prodotti tipici locali e regionali;
r) commercio al dettaglio in esercizi non specializzati (empori, supermercati, minimarket);
s) commercio al dettaglio di bigiotteria e chincaglieria”.

Per quanto riguarda sale slot e affini una ratio forse c’è: l’amministrazione comunale ha anche adottato un regolamento al riguardo e deciso restrizioni. Quindi ritiene di non dovere sostenere in nessun modo questo genere di attività. Ma gli altri? Perché inserire i tabaccai (che sono numerosi nel centro storico) nella lista nera? I fuochi d’artificio palazzo Garampi li utilizza per una serie di eventi e poi “punisce” chi li vende? I centri massaggi, intesi come luoghi in cui si effettuano trattamenti per il benessere, la salute e la cura del corpo, e non quelli “travestiti” che in realtà offrono altro, perché bandirli? E con il comma m), cioè l’esclusione dei kebab, la giunta Gnassi non rischia di discriminare pesantemente non solo un tipo di cucina ma anche una etnia?
Sono attività che si possono svolgere solo essendo in possesso di una regolare licenza, e allora perché metterle all’indice rispetto alle facilitazioni di cui possono usufruire tutti gli altri?

L’elenco delle esclusioni non è nuovo. Anche nel 2017, ad esempio, l’amministrazione comunale realizzò un avviso pubblico per la concessione di contributi economici a favore di imprese a proposito di imposte locali. In quella occasione vennero tagliate fuori officine meccaniche auto-moto ed elettrauto, imprese e agenzie immobiliari, istituti bancari e agenzie di leasing, che invece nell’ultimo provvedimento non compaiono e dunque si desume che possano beneficiare dei contributi.

No alle tabaccherie e si ai cannabis shop? In provincia di Forlì qualche mese fa la polizia di Stato ha perquisito i negozi di cannabis light in esecuzione di un decreto emesso dalla procura, sequestrando 73 chilogrammi di infiorescenze per un valore commerciale di circa 750mila euro. Sulla vendita della cannabis light si era espresso anche il Consiglio superiore della Sanità e la comunità di San Patrignano da tempo manifesta una ferma contrarietà. Ma il Comune di Rimini dice no ai tabacchi e si alla cannabis light.

L’elenco delle attività escluse nel 2017 e nel 2019.

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