Nomadi a San Vito. La soluzione non può essere provvisoria

Nomadi a San Vito. La soluzione non può essere provvisoria

Il Comune di Rimini da una parte mette i blocchi di cemento e dall'altra regala le case. Della serie: far finta di risolvere i problemi.

Si può realmente pensare di affrontare un problema con una soluzione provvisoria (che crea disagi ai residenti)? Ovviamente no, proprio per questo occorre fare una considerazione più ampia.

Non voglio spegnere gli entusiasmi dopo l’installazione dei blocchi di cemento per evitare nuovi arrivi indesiderati, ma solamente avventurarmi in una seria riflessione.
Da mesi i cittadini di San Vito si lamentano a causa di una vera e propria invasione di nomadi in Via Giuseppe Toniolo e nei pressi del parcheggio del Campo Sportivo. Mentre a Rimini celebravano tutti felici, contenti e tolleranti la giornata internazionale dei rom, sinti e caminanti, a San Vito andava in onda un’altra storia. Carovane su carovane, degrado su degrado avevano dato origine, specialmente negli ultimi tempi, ad un campo nomade mobile che puntualmente tornava a farci la festa nelle stesse zone. Le proteste dei cittadini, arcistufi, erano finite sui giornali locali e ciò aveva creato non poco imbarazzo a quei coccola-nomadi dell’amministrazione comunale di Rimini. Perché loro vorrebbero regalare direttamente ai nomadi micro aree e casette. Curioso notare che i malumori siano provenuti pure da tanti sanvitesi solitamente orientati a sinistra e che per giunta, almeno in linea teorica, non dovrebbero avvertire nessun senso di fastidio nei confronti delle soste selvagge dei nomadi. Ma si sa, la realtà poi è ben diversa e il masochismo incomprensibile. Probabilmente Gnassi (con un leggero ritardo) se ne è reso conto e ha cercato di correre ai ripari con le mani e coi piedi per accontentarli in qualche modo e farli sentire almeno apparentemente considerati.
Lo stile è sempre lo stesso, l’ipocrita retorica buonista colpisce ancora: da una parte mette il cemento armato, dall’altra regala le case. Cemento armato che non può essere altro che un tentativo provvisorio per arginare il problema solo superficialmente. Perché i nomadi in questione, infatti, non hanno deciso improvvisamente, folgorati sulla via di Damasco, di ravvedersi, cambiare vita e di mettersi in fila senza corsie preferenziali per fare richiesta di alloggio popolare come fanno tutte le famiglie riminesi. Nulla di tutto ciò è avvenuto, anzi si sono già spostati in fretta e furia a Santarcangelo. Strano vero? Ma l’importante è far finta di risolvere problemi rimasti tali e allo stesso tempo esaltare, nel senso più boldriniano del termine, la “cultura” nomade. Qualcuno che pensa al proprio orticello, potrà anche essere ragionevolmente soddisfatto del provvedimento in questione, ma l’amministratore comunale dovrebbe tener conto di un orticello ben più vasto. Che facciamo, aspettiamo altre lamentele per costruire new jersey in tutte le vie in cui si riscontrano disagi? Senza tener conto delle eventuali altre difficoltà indotte da questi provvedimenti, perché attualmente a recriminare sono proprio i residenti sanvitesi che non sono stati nemmeno preventivamente consultati per ponderare la soluzione. Il risultato? La carreggiata è stata dimezzata e trasformata in un senso unico alternato, regolato da due semafori, di cui uno in corrispondenza di abitazioni private. E adesso? Sempre al punto di partenza.

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