Nomadi di via Islanda, perché il Comune vuole sloggiarli dal terreno di sua proprietà?

Nomadi di via Islanda, perché il Comune vuole sloggiarli dal terreno di sua proprietà?

Il Rue (approvato un anno fa) ha previsto aree per la "comunità nomade" a Corpolò e Santa Giustina.

Il terreno è del Comune di Rimini e c'è da chiedersi perché non ci realizza almeno una casetta per ospitare una famiglia sinti. Ecco alcuni interrogativi nel pasticcio sulla gestione dei nomadi.

La tempesta scatenata dalla decisione di Palazzo Garampi di liberare il campo nomadi di via Islanda ha fino ad oggi sorvolato sulla domanda principale e basilare: perché? Qual è il vero obiettivo dell’operazione “casette” (peraltro costosissime, secondo i conti del consigliere Gioenzo Renzi circa 1 milione di euro a fronte di un contributo della Regione di appena 70 mila euro) che dovrebbero essere disseminate in varie parti del territorio comunale?
Cominciamo dal primo punto fermo. L’area di via Islanda è di proprietà del Comune di Rimini. Perché quindi l’amministrazione comunale non realizza “in casa propria” il progetto di dare una migliore sistemazione alle undici famiglie Sinti, ovvero una quarantina di persone in tutto? Potrebbe farlo da subito senza incappare nella protesta dei comitati che non vogliono i nuovi insediamenti in contesti già problematici.
Quell’area, da molto tempo “rifugio” per i nomadi (e vicinissima a quella di via Portogallo, precedentemente occupata allo stesso modo) è passata di mano quattro volte dagli anni 70 ad oggi, l’ultima delle quali per finire nella proprietà del Comune di Rimini, nel 1996, nella forma della cessione gratuita da parte di un noto costruttore della città (probabilmente come corrispettivo/onere di urbanizzazione per realizzare qualche intervento edilizio).
Non solo. Il tema delle micro-aree è all’ordine del giorno da circa un anno e da quella data sono circolate varie ipotesi sulla collocazione di quelle undici famiglie, con una gestione del problema fatta di annunci e pasticci e che ha sicuramente qualche colpa nel caos scoppiato e nella sollevazione popolare che ha segnato le ultime settimane.
Agosto 2016. Le micro-aree individuate dal Comune, “dopo un’attenta valutazione di tutto il territorio comunale”, sono tre: una parte di via Islanda (per un insediamento più piccolo di quello attuale), via della Lontra e via Maceri.
Febbraio 2017. Carlino e Corriere di Rimini pubblicano la mappa di quartieri e frazioni che sarebbero stati individuati per le famiglie sinti: Corpolò, Torre Pedrera, Viserba, Orsoleto (vie Tombari, Cupa, Arno, Gaza, Montepulciano e Orsoleto). Dal Palazzo piovono smentite ma ormai la miccia è stata accesa e l’incendio divampato.
Ma l’affaire s’ingarbuglia ulteriormente se si butta l’occhio sugli attuali strumenti di programmazione, che dovrebbero essere la bussola che orienta le scelte del Comune. Il Regolamento urbanistico edilizio (Rue), approvato esattamente un anno fa, ha individuato due aree per i nomadi. Leggiamo:

Art. 79 – Aree per la comunità nomade
Nelle tavole del RUE sono individuati con specifica grafia in territorio rurale due lotti destinati ad ospitare temporaneamente comunità nomadi. Gli interventi edilizi, assoggettati ad approvazione di progetto di opera pubblica ovvero intervento edilizio diretto potranno essere realizzati alle seguenti condizioni:
realizzazione di edificio con Sc max = 80 mq.;
H max = ml. 4.

Queste due aree in territorio rurale si trovano a Corpolò, in via Casalini, e Santa Giustina, in Via Carpinello.
Questa breve ricostruzione è forse utile a due scopi. Primo: sollevare non solo qualche interrogativo sulla girandola di ipotesi circa la destinazione dei nomadi (attualmente, e da dicembre, è addirittura impegnato un gruppo di lavoro per individuare la soluzione “che risponda seriamente allo spirito della legge regionale e agli obiettivi di integrazione con la comunità locale”. Così spiegavano poco più di un mese fa i consiglieri Piccari, Erbetta, Gianfreda e Pasini. Più difficile dello sbarco in Normandia, insomma, trovare una risposta dignitosa ad undici famiglie (undici) di sinti. Secondo: chiedersi perché tanta fretta, all’improvviso, per sloggiare i sinti da via Islanda. A chi danno fastidio, tutto d’un tratto? Cosa deve accadere, in termini urbanistici, in via Islanda?

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