“Non tutti gli eventi fanno bene al nostro turismo”. Parla Callà, presidente Fipe

“Non tutti gli eventi fanno bene al nostro turismo”. Parla Callà, presidente Fipe

Il lungo ponte che ha chiuso aprile e aperto il mese di maggio è stato una opportunità più unica che rara. L'invasione che si è vista non è da considerare qualcosa di "miracoloso". E allora che bisogno c'era di concentrare tanti eventi? Lo chiede il presidente provinciale di Fipe Confcommercio, Gaetano Callà, che invita anche a mettere un po' di ordine negli eventi. Ma in questa intervista affronta tanti altri temi, dalla concorrenza sleale degli eventi enogastronomici ad un turismo di basso profilo. E chiede un tavolo di confronto fra associazioni di categoria e palazzo Garampi.

“Il nostro turismo è in discesa e gli eventi fatti in questo modo sono fine a se stessi”. Il presidente provinciale di Fipe, la federazione dei pubblici esercizi, ma anche vicepresidente di Confcommercio riminese, Gaetano Callà, ci sta a riflettere sulla provocazione lanciata da Riminiduepuntozero, analizzando la situazione generale del nostro turismo e l’impatto di iniziative e manifestazioni sulla economia e sulla vivibilità della città.

Allora presidente, ci spieghi il suo punto di vista.
Il lungo ponte del 25 aprile-1° maggio è stato una opportunità eccezionale, una occasione più unica che rara. Se si aggiungono il bel tempo e i ben noti prezzi competitivi della riviera di Rimini, si comprende come l’invasione che si è vista non sia da considerare qualcosa di “miracoloso”. A fronte di queste condizioni favorevoli, che bisogno c’era di concentrare tanti eventi?

Lo dica lei.
Non ce n’era bisogno. La programmazione degli eventi andrebbe fatta con una logica di diversificazione, valorizzando i periodi “morti”, e anche in un dialogo con le associazioni di categoria. Ben vengano gli eventi, sono utili se gestiti bene, direi sacri, ma è ora di cominciare a puntare su quelli che fanno bene al turismo. Non è che si possa essere soddisfatti perché ci sono le strade intasate. Anche perché se i tanti eventi sovrapposti rendono invivibile la città, gli ospiti non tornano. Vanno diluiti, studiati meglio e scelti in base al turismo che portano. Gli eventi che fanno bene al turismo sono soprattutto legati al congressuale, ci sono 4-5 grosse fiere organizzate da IEG che portano un lavoro di qualità all’alberghiero e all’extralberghiero nell’arco di tutto l’anno.

E gli eventi che non fanno bene al turismo quali sono?
Quelli che sono ad uso e consumo del territorio, di un pubblico quasi esclusivamente locale.

La Notte Rosa?
Si era puntato molto sulla notte rosa ma sta scemando, bisognerebbe rivederla e migliorarla, rinnovarla.

E gli eventi enogastronomici?
Li vedrei meglio legati alla cucina e alle eccellenze del territorio, come una valorizzazione dei nostri tesori enogastronomici, invece spesso non è così. Bisognerebbe fare un po’ di ordine. E poi questi eventi vanno anche a discapito della ristorazione, di chi per tenere aperto i ristoranti paga tasse ed affronta costi salati ed è soggetto a mille controlli. Viene sottoposto ad una concorrenza un po’ sleale da chi, grazie a certi eventi, beneficia di “vetrine” create ad hoc. Il settore della ristorazione è già gravato fin troppo dall’abusivismo.

Torniamo al turismo: perché è in discesa?
Dal punto di vista strutturale la nostra offerta turistica è rimasta ferma al passato, ha bisogno di essere rinnovata, la “cartolina” è sempre quella, il lungomare è ancora il retrobottega degli alberghi, il percorso avviato dal piano strategico non mi pare abbia prodotto granché di importante e il traguardo dei vent’anni che si era dato per imprimere la propria vision di cambiamento si avvicina sempre di più: del parco del mare se ne parla da tempo ma …

Incide senz’altro anche il quadro di incertezza legata alla Bolkestein…
A mio avviso ci vuole un po’ di coraggio. I bagnini hanno già ammortizzato abbondantemente i loro investimenti, e se oggi l’amministrazione crea le condizioni per riqualificare col parco del mare, l’opportunità va colta. Anche perché credo che troveranno meccanismi legislativi per tutelare i titolari delle concessioni.

Comunque lei sostiene che il turismo riminese ha perso colpi.
Il nostro turismo si è impoverito e continua in questo trend. Anche l’exploit del turismo russo, soprattutto di quello “ricco”, è già pressoché scomparso. Il turismo da convogliare su Rimini deve essere quello nazionale e internazionale, non solo i flussi provenienti dalla nostra regione e dai territori limitrofi. Non si possono dare tutte le colpe all’amministrazione comunale, ma di certo chi governa la città può fare molto, ad esempio dal punto di vista delle opere pubbliche e di introdurre meccanismi che incentivino la riqualificazione. Una offerta datata e prezzi stracciati attirano un turismo di bassa qualità. Vogliamo parlare dei giovani?

Parliamone.
Il mondo della notte ha dato lustro alla riviera, ha salvato il turismo in un certo periodo, è stato una leva economica e di immagine, poi è stato criminalizzato da tutti e fatto morire. Ma i giovani sono il futuro e non si può non avere un “progetto” turistico per loro. Parlo di progetto perché quella che serve è una idea strutturata, la risposta non sono gli eventi caotici e “alcolici”.

La città sta migliorando nel centro storico?
Bisogna dare atto al sindaco Gnassi di avere fatto molto per dare un’anima culturale alla città, e mi riferisco soprattutto al Galli: alla città senza il suo teatro mancavano il cuore e l’identità. Ma importanti anche gli altri interventi portati avanti con decisione, da piazza Malatesta al ponte di Tiberio (che però non so cosa aspettino a pedonalizzarlo). Non tutto a mio parere è stato fatto bene e nemmeno tutto il centro storico ha ancora ricevuto l’attenzione che merita. Bene aver liberato piazza Malatesta, ma il mercato ambulante ha avuto la collocazione migliore?
Le piste ciclabili: quelle del lungomare non credo ce le invidino, mentre io apprezzo molto quelle che conducono nell’entroterra. La viabilità ha ancora degli “imbuti” paurosi, i parcheggi sono ampiamente insufficienti.

Le associazioni di categoria stanno assolvendo al loro compito, oppure sono un po’ troppo schiacciate sull’amministrazione comunale e sono venute meno ad un ruolo di stimolo, anche di critica, e soprattutto di “visione” sulla città?
Svolgono bene il loro ruolo principale, che è quello di seguire i propri associati dalla creazione alla gestione delle imprese. Detto questo, sono d’accordo che le principali associazioni di categoria dovrebbero saper perseguire anche idee condivise per il bene della città, mentre a volte si contrastano a vicenda e questo fa comodo alla politica perché più siamo divisi e più gli amministratori agiscono come vogliono.

Anche quest’anno il Comune ha aumentato la Tari, dalle categorie non è però arrivata una risposta forte e unitaria.
Perché non siamo uniti. Veniamo tartassati… quest’anno la Tari a Rimini è aumentata del 2,9% quando in altre città della Romagna si sono avute delle riduzioni. Non si può continuare a spremere chi paga sempre, anche a copertura dei “buchi” lasciati dai furbi. Spetta al Comune trovare strade perché ciò non accada.

L’amministrazione comunale vi consulta prima di decidere, ad esempio, di aumentare la Tari?
Direi che alla fine fa come vuole. Magari chiede alle associazioni di categoria di trasformarsi in esattori delle tasse, ma noi esattori non siamo. Il commercio vive una profonda crisi da anni a Rimini, cosa ha fatto il Comune oltre ad aumentare le tasse?
Io ho la mia attività a Rimini nord: l’impianto di illuminazione ha 40 anni, le vie principali, Pallotta e Roma, sono una oscenità, da rompersi le gambe.

Non è ora che voi associazioni di categoria vi sediate a un tavolo insieme al sindaco e all’assessore per parlare di tutto questo?
L’abbiamo sempre chiesto un tavolo di lavoro, magari qualche volta si è fatto ma poi…

Una cabina di regia sul modello di quella prevista per la Destinazione Romagna?
Potrebbe essere utile. Gli operatori, i pubblici esercizi, i gestori delle attività economiche in genere, sono le sentinelle del territorio. Dove si spengono le luci, e purtroppo se ne sono spente molte nel commercio a Rimini, la città si indebolisce e diventa più vulnerabile da tutti i punti di vista.
Un luogo di confronto di questa natura aiuterebbe anche le associazioni a muoversi su uno stesso binario, pur avendo ovviamente proprie “politiche”.

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