Paolucci cittadino onorario di San Leo regala pennellate poetiche sul Montefeltro

Paolucci cittadino onorario di San Leo regala pennellate poetiche sul Montefeltro

Antonio Paolucci questo pomeriggio ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalle mani del sindaco di San Leo, "la piccola patria che porto nel cuore", ha detto. E da eccelso artista anche nell'uso delle parole, ha tratteggiato da par suo i connotati unici del Montefeltro.

“Sono orgoglioso e felice di ricevere questo riconoscimento che per me, riminese, significa tornare indietro nel tempo e ricordare San Leo così come mi appariva negli anni felici dell’adolescenza e della prima giovinezza. San Leo come la piccola patria lontana e segreta, il luogo del paesaggio, della natura, della cultura, a pochi chilometri di distanza dalle luci e dal clamore della riviera”. Antonio Paolucci oggi ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalle mani del sindaco Mauro Guerra, all’interno della splendida Fortezza, e nell’occasione ha pronunciato parole poetiche all’indirizzo di San Leo e del Montefeltro.

Ci sono luoghi apparentemente marginali, che non sono conosciuti e frequentati da folle immense, ma che sono capaci di suscitare emozione e stupore – ha detto – e uno di questi luoghi è il Montefeltro: “bene ha fatto il Touring Club a fare di San Leo, che del Montefeltro è la capitale, una delle tappe della sua penisola del tesoro”. Il Montefeltro “è più di un territorio, è una subregione come io dico sempre, ha tutti i caratteri fisici, geologici, antropici di una vera e propria subregione, dislocato com’è fra Romagna, Marche e Toscana, con alle spalle i grandi monti dell’Appennino e di fronte l’Adriatico”, ha proseguito. Ha “il suo nume tutelare” nel monte Carpegna, “questo gigante che vigila sulle Romagne e sulle Marche insieme, ed ha il suo cuore tra le valli del Marecchia e del Foglia, un territorio di antichissimo meticciato, dove si sono mescolate lingue, dialetti, culture, tradizioni. Questa terra che è stata il campo di battaglia, ma anche di scontro e di incontro, fra i grandi signori della guerra del 400: Sigismondo Malatesta, Federico da Montefeltro; è stata attraversata da artisti che si chiamavano Piero della Francesca, Melozzo, Paolo Uccello…”

Paolucci ha definito San Leo una “città che è stata colpita e attraversata dai marosi della storia che si sono rimescolati alla base della sua Fortezza: la San Leo del re d’Italia Berengario, di San Francesco d’Assisi, che un giorno del 1213 ricevette proprio qui dal conte Orlando di Chiusi il dono del monte della Verna; la San Leo di Cesare Borgia, di Lorenzo de’ Medici…”.
E poi il Forte, “che è un segno del territorio, una evidenza monumentale che marca lo scenario che ci circonda”. Poesia figlia di una profonda conoscenza di questo territorio, ma insieme di un amore sconfinato, che oggi Paolucci ha dichiarato apertamente, pescando nei suoi ricordi di ragazzo: “Quando penso a San Leo, penso alla strada che facevo quando ero giovane e che mi è rimasta nella memoria e nel cuore, ed era la strada Marecchiese. Venendo da Rimini e lasciandosi Rimini alle spalle, dopo Corpolò, dopo Villa Verucchio, avendo a destra e a sinistra la rupe di Torriana e il Castello di Verucchio, ad un certo punto si entra – ed è questo l’aspetto che mi ha sempre affascinato – in un paesaggio bellissimo e solitario, in un altro mondo, la Valmarecchia, con le sue montagne tondeggianti, con i suoi scogli aguzzi sormontati da Castelli dai nomi famosi, e infine San Leo col suo Forte spiovente sulla valle e con le sue chiese dalla calda pietra arenaria, che ha il colore del sole e del pane, questo mi ha sempre colpito quando arrivavo fino a San Leo venendo da Rimini”. Ed ha concluso: “San Leo è la piccola patria che mi è rimasta nel cuore e che oggi mi accoglie addirittura facendomi concittadino, con ciò riempiendomi di felicità, di orgoglio e soddisfazione. Il ragazzo di tanti anni fa che veniva in bicicletta fino a qui, adesso è diventato cittadino di questo borgo da me tanto amato e sognato”.

La cerimonia si è aperta con il saluto del sindaco di San Leo, Mauro Guerra, che ha conferito la cittadinanza onoraria a Paolucci dopo che la decisione era stata deliberata dal consiglio comunale lo scorso 11 aprile. “Il prof. Paolucci non si è mai risparmiato nel collaborare con la città di San Leo ed i suoi amministratori”, ha detto Guerra, “rendendo frequentemente merito pubblico all’antica Montefeltro ed ai suoi tesori, promuovendo costantemente la città nell’ambito dei più eccellenti circuiti culturali”. Ma in modo particolare, l’affetto e la gratitudine di San Leo verso lo storico dell’arte, sono legati all’impegno da lui profuso a seguito di un evento drammatico, ancora vivo nella memoria: il crollo di una porzione della parete adriatica della Rupe, avvenuto il 27 febbraio 2014. In quella occasione Paolucci fu l’autorevole voce che si levò forte per chiedere di “salvare San Leo”: “è un dovere non solo del governo ma di tutta la Nazione”, disse. “Abbiamo tra le mani uno dei borghi più belli d’Italia, anzi, il paesaggio più bello d’Italia”. E oggi il sindaco gli ha espresso la sua gratitudine e quella di tutta San Leo, perché il messaggio di Paolucci è diventato un “vero e proprio appello alla mobilitazione in favore della nostra città”. E i frutti non sono mancati: “dal febbraio 2014 ha preso corpo un consistente flusso di risorse ministeriali e regionali per affrontare le principali criticità idrogeologiche, il monitoraggio e la prevenzione, con interventi di consolidamento, poderosi e concreti come mai avvenuto in precedenza, sia alla base della rupe e sia sui versanti”.

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