PARTiamo per quale museo? Non ancora inaugurato e già scoppia la polemica

PARTiamo per quale museo? Non ancora inaugurato e già scoppia la polemica

Taglio del nastro giovedì per i Palazzi dell'arte di Rimini che ospitano la collezione della Fondazione San Patrignano. Sarà "uno spazio d'arte perfetto per l'era di Instagram dove il principale criterio è quello dei like", ha scritto il critico d'arte contemporanea Luca Beatrice. Non ci sta il presidente della commissione cultura Davide Frisoni: "Mi dissocio. Non credo che dichiarare al mondo che il nuovo Museo non avrà né curatore né linea culturale, sia "culturalmente" intelligente".

Luca Beatrice è un noto critico d’arte contemporanea, ma anche componente del comitato tecnico-scientifico del museo Fellini. Sabato Il Giornale ha pubblicato un suo articolo che sin dal titolo è molto chiaro: “Un mondo a-Part. Ecco il “museo” di tutti senza linea né curatore“. Scrive che “intanto è improprio chiamarlo museo, molto meglio uno spazio d’arte o una raccolta”. Incorona Letizia Moratti come la vera protagonista dell’operazione Part (Palazzi dell’arte di Rimini), che si inaugura dopodomani. Ma soprattutto sostiene che “Rimini propone uno spazio d’arte perfetto per l’era di Instagram dove il principale criterio è quello dei «like». Anche le opere contemporanee, nei cui confronti c’è bisogno di ricorrere a ragionamenti e speciose teorie affinché tutto funzioni, si devono sottoporre al rito del «Mi piace, non mi piace». I visitatori per una volta saranno liberi e senza condizionamenti potranno esprimere le loro preferenze senza che altri scelgano per loro. E nessuno si sentirà meno intelligente perché gli piace la pittura o al contrario meno sensibile perché si arrovella su questioni teoriche. Probabilmente saranno proprio i social a rivelare quale sia la vera arte del 2020, che cosa rispecchi meglio il gusto dei nostri tempi, separando una volta tanto l’offerta a uso e consumo dei soli addetti ai lavori rispetto alle passioni reali del pubblico”. Per concludere: “Non fosse stata sputtanata da certa politica, potremmo usare davvero l’espressione «democrazia partecipata» per il PART. In ogni caso è un nuovo modello, da seguire con attenzione. Il primo cuoricino se lo merita fin da subito”.

Davide Frisoni

Ma che museo sarà il Part? Di certo se dovesse effettivamente avere i tratti del museo dei like, Davide Frisoni – artista lui stesso, ma anche presidente della commissione cultura e consigliere di maggioranza che siede sui banchi di “Patto civico” – scriverebbe subito un netto “non mi piace”. Questo il suo commento alla anticipazione del Giornale: “Comprendo a questo punto le motivazioni dell’ex assessore alla cultura (Massimo Pulini, ndr) di andarsene a metà mandato. Non credo che dichiarare al mondo che un nuovo Museo d’Arte moderna e contemporanea (PART Rimini) non avrà né curatore né linea culturale, sia “culturalmente” intelligente. Dichiarare poi che sarà solo il museo dei “Like” è un autogol pazzesco. Come se la cultura si potesse accontentare solo del “mi piace/non mi piace”, senza approfondimento, senza lavoro, senza intelletto. Non lo si fa nemmeno con il vino, con il cibo. E’ una decisa dichiarazione di morte del pensiero, del giudizio, cioè di tutto ciò che ci rende differenti dal resto del creato”. E conclude così: “Come presidente della Commissione Cultura del Comune di Rimini mi dissocio da queste dichiarazioni pubbliche. Una scelta comunicativa sbagliata che sicuramente non gioverà alle sorti del museo e della città. Faremo in modo di rimediare al più presto…”.

Si attende di conoscere dalla viva voce dell’amministrazione comunale quale sarà il futuro del Part, quale la sua identità più vera, mentre si avvicina il taglio del nastro. Da giovedì a domenica è attesa l’anteprima gratuita aperta al pubblico che sarà anzitutto l’occasione per vedere l’opera conclusa che occupa il Palazzo dell’Arengo e il Palazzo del Podestà. Qui è stata accolta la Collezione della Fondazione San Patrignano, frutto delle donazioni di importanti artisti italiani e stranieri. Qui è stata trasferito, seppure per un periodo limitato di 18 mesi, anche il “Giudizio universale” di Giovanni da Rimini, di proprietà della Diocesi, in prestito dal Museo.

“La raccolta d’arte contemporanea ospitata dal PART è il risultato, in continua crescita ed evoluzione, della prima grande iniziativa italiana di endowment su modello anglosassone: le opere della raccolta sono state donate alla Fondazione San Patrignano con atti che impegnano la Fondazione a non alienarle per un periodo minimo di cinque anni, contribuendo alla loro messa in valore rendendole visibili al pubblico; successivamente potranno essere cedute solo in caso di esigenze straordinarie della comunità per soddisfare prioritarie necessità degli ospiti in percorso di recupero dalla tossicodipendenza”, spiega l’amministrazione comunale.

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