Perché il sottosegretario Morrone ha ragione nel chiedere una magistratura non politicizzata

Perché il sottosegretario Morrone ha ragione nel chiedere una magistratura non politicizzata

Mentre la Costituzione sancisce e promuove la formazione di partiti politici per rendere possibile la concorrenza nella gestione della cosa pubblica, e quindi la democrazia, non sta scritto da nessuna parte, tanto meno nella Costituzione, che il medesimo sia consentito ai giudici.

Intervengo solo adesso su un fatto di cronaca della scorsa settimana perché volevo vedere quale dibattito avrebbe suscitato.
Mi riferisco all’uscita del Sottosegretario Leghista alla Giustizia Jacopo Morrone il quale, nell’occasione, ha auspicato “…che (tra i magistrati, ndr) ci sia una forte imparzialità e che anche in magistratura siano sempre meno presenti le correnti, in particolare le correnti di sinistra”.

Le parole del Sottosegretario sono state subito demonizzate, ma, al di là delle reazioni d’obbligo (soprattutto a sinistra), non c’è stato alcun cenno di dibattito vero su un tema evidentemente troppo rischioso perché qualcuno volesse affrontarlo seriamente.

Personalmente non sono certo un fan del Senatore Morrone, avendo avuto con lui un paio di scontri a voce e mezzo stampa tutt’altro che melliflui.
Il che non toglie che, sulla questione, io sia assolutamente d’accordo con lui.
Della serie.
Mentre la Costituzione sancisce e promuove la formazione di partiti politici per rendere possibile la concorrenza nella gestione della cosa pubblica, e quindi la democrazia, non sta scritto da nessuna parte, tanto meno nella Costituzione, che il medesimo sia consentito ai giudici.
I quali avranno sì personalmente e individualmente una loro opzione politica, ma nell’esercizio delle loro funzioni non possono, per evidenti ragioni deontologiche, non adoperarsi per superare il partito preso, onde assicurare verità e giustizia a prescindere dalle proprie convinzioni.

Mentre una consuetudine di tipo esclusivamente ideologico ha permesso quella costituzione in correnti che, se oggi sembra “normale”, di fatto finisce per legittimare, incancrenendola, una partitocrazia inevitabilmente prevaricatrice rispetto a una funzione di verità senza la quale viene distrutto lo stesso concetto di giustizia.
Come, da Mani Pulite in poi, è successo nella coscienza del popolo italiano, rassegnato a un uso scandalosamente politico della giustizia, sancito e certificato dalla stratificazione impropria del CSM in correnti cioè in partiti.

Perché è vero che la verità “giudiziaria” non è la verità tout court, ma ciò non toglie l’obbligo morale e civile di tendere alla Verità con la V maiuscola, superando il settarismo di procedimenti ad personam.

Come accaduto di recente all’ex Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, spogliato per intero della pensione e ridotto alla fame non perché abbia rubato (i numeri dicono il contrario), ma perché ha osato governare (al meglio) con una maggioranza di centrodestra invece che di sinistra, quella sinistra che il potere ce l’ha per diritto divino e guai chi glielo toglie.
Parola di Vittorio Feltri, non mia.

Per quanto riguarda poi l’auspicio di Morrone eccepirei solo sul termine “sparizione”, optando invece Hegelianamente e Marxianamente, cioè dialetticamente, per “superamento”.
Ma, in ogni caso, se non è zuppa è pan bagnato.

COMMENTI

DISQUS: 0