Perfect Day

Perfect Day

Catastrofi di cui non si sia avuta la minima avvisaglia fino a quando non era troppo tardi. (Nicola Lagioia, Ferocia, 2015) Sulle sorti del Borgo Sa

Catastrofi di cui non si sia avuta la minima avvisaglia fino a quando non era troppo tardi.
(Nicola Lagioia, Ferocia, 2015)

Sulle sorti del Borgo San Giuliano non dobbiamo essere troppo pessimisti. Basta essere solo molto pessimisti.
La differenza tra il troppo e il molto è misurabile dall’esistenza stessa del Coordinamento Abitanti del Borgo San Giuliano. Una presenza che determina lievi scivolamenti, minuscoli slittamenti dall’eccessivo di molte delle nuove strade battute del commercio e del turismo.
Con quel distratto sentimento di generosità alcuni mesi fa avevo puntualizzato a una delle giovani menti artistiche e pensanti della “Società de Borg” che la vision imperante nella Città doveva aver offuscato (o rischiarato secondo un opposto punto di vista) il loro brainstorming sul titolo da dare alla Festa.
La mia compagna da sempre mi rimprovera di questa mia indefettibile munificenza nell’elargire qualche frammento delle mie leonardesche conoscenze: “Non dare le perle…”. Ma tanta era la mia insopprimibile sensazione che qualcosa non andasse in quel titolo Perfect Day (o andasse troppo bene secondo il già richiamato opposto punto di vista) che chiesi se possedevano le informazioni necessarie. Non le avevano. La perla era che Perfect Day è una canzone di Lou Reed del 1972 che sembra una canzone d’amore, ma è in realtà un inno allo sballo. La prova provata è nell’utilizzo di Perfect Day per la scena cult di Trainspotting (1996) di Danny Boyle, quella in cui il protagonista Mark va in overdose (la si può vedere qui su YouTube).
Di questo mio scibile, per dirla tutta, non c’è alcunché di leonardesco: sono solo sofisticate particelle del pulviscolo dei miei primi quarantacinque anni che rispuntano dalle trascorse bolge di musica e film (lo Slego qui, Castelsismondo Cinema lì, il Supercinema di Santarcangelo là).
Il buco nero lasciato dall’informazione è stato, dopo di allora, velocemente riempito con l’assemblaggio al titolo di un “…tanimodi”. “In ogni modo, comunque” sempre sballo è. E con l’inserimento di un concerto titolato “Quanti gradi separano Perfect Day di Lou Reed dal Borgo?”. L’equivalente di un sigillo culturale, come se, con questi opportuni e opportunistici cerotti combinati, l’elemento implicito del problema potesse risolversi e smettere d’interrogarci.
“Inglese e romagnolo, ambizione e ironia, multiculturalità e riminesità”: questa è la narrazione del combinato. Ci esalta, tuttavia, che il secondo premio della Lotteria della Festa de Borg sia “tanta birra quanto pesi”. A questa ricompensa si può chiedere conferma sui progressi della nostra vita, per dirla leopardianamente sulle “magnifiche sorti e progressive” del nostro Borgo.
All’altro lato dell’asse del tempo – come dire “c’era una volta” – qui c’era il Tempio del Genio della Città (Genius Ariminensium), sulle cui rovine è stata edificata la chiesa di San Giuliano. Lo dice un’epigrafe, attestata ma perduta.
Di nuovo qualcosa, e ciò non molti anni fa, nella forma e destinazione d’uso di questo territorio si è smarrito, sbandato da ogni parte per l’accumulo di sviamenti. Oggi lo testimonia la ripetuta incisione “Ponte di Tiberio 14 d.c.” sulle panchine di design nell’inaugurabile denominato “Parco archeologico” del medesimo. Non 14 d.C. Occorrerà che qualcuno restituisca l’uso corretto della maiuscola a Cristo. Troppa lingua inglese usata a sproposito… poi i risultati sono che ci si dimentica l’italiano, persino quello delle abbreviazioni. Tanimodi non c’è niente da fare: dietro la fighettaggine spunta sempre il gabbietto.

Nella immagine, il manifesto (disegnato da Marianna Balducci) della Festa de Borg in programma dal 3 al 4 settembre.

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