Piazza Malatesta: se il povero pino potesse parlare…

Piazza Malatesta: se il povero pino potesse parlare…

Se il sindaco si dice attento al destino degli alberi noi lo prendiamo in parola. Ma non bastano le parole per professarsi ambientalista. Guardate il trattamento riservato alle radici del malcapitato...

In una pausa pranzo delle maestranze, abbiamo scattato qualche fotografia ai lavori di riqualificazione di piazza Malatesta. Vorremmo rimanere nel “solco” tracciato dal sindaco Andrea Gnassi quando rispose alla lettera che gli scrisse l’architetto Roberto Mancini, preoccupato per le alberature in odore di taglio. Il primo cittadino, in un passaggio della risposta sosteneva che “i platani sono elemento necessario. Le dico di più: se non ci fossero, bisognerebbe prevederli perché quella cortina bellissima di verde e natura è componente funzionale del Museo. Per questo i tecnici studieranno modi, maniere e procedure anche per ‘salvare’ gli esemplari malati e pericolanti, fino a prevedere magari degli specifici supporti”.

I tecnici (Hera?) che in questi giorni si stanno occupando del rifacimento dei sottoservizi, preso atto delle succitate dichiarazioni, non hanno toccato gli amati platani del Sindaco. Però, a ben guardare, Gnassi mica ha nominato il pino tra i civici 30 e 32, avranno strologato i “tecnici”. E giù di benna a tranciar radici!

Siccome non vorremmo mai essere tacciati di avere pensieri viziati da pregiudizio, per avere un parere “super partes”, abbiamo sottoposto le foto all’associazione “Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio onlus” (organizzazione no-profit per la tutela di alberi, foreste, giardini e paesaggi, per la divulgazione scientifica e culturale e per l’educazione ambientale).

Ecco la risposta: “Ancora una volta, si interviene nella zona critica radicale dell’albero. Bisogna sempre chiedere se c’è un tecnico forestale o agronomo esperto di apparati radicali che stia seguendo lavori così delicati. Va anche rimarcato che il pino si comporta diversamente dagli altri alberi. Se viene manomesso l’apparato radicale, la propensione al cedimento è altissima. Noi non possiamo sapere cosa succederà. È chiaro che non si sta rispettando la zona critica radicale dell’albero. Questo comporta possibili grandi rischi. Normalmente, come associazione chiediamo si faccia chiarezza su questo genere di interventi a ridosso di grandi pini. In modo particolare, dove si utilizzano anche i “bobcat”. La domanda è: ci sono tecnici esperti che controllano questo genere di lavori?”

L’ultimo dei Mohicani di Porta Galliana

Giriamo il quesito a chi di dovere. Dicessero, una buona volta, il nome del qualificato tecnico (sicuramente preparato in arboricoltura) che prende decisioni tanto cruciali. Siamo certi che la nostra curiosità verrà finalmente appagata. Ovviamente chiediamo anche rassicurazioni sul tipo di intervento che ha coinvolto il pino.

Il riposo del “guerriero”: gli esecutori naturalmente non hanno “colpe”, non fanno che attuare ciò che viene loro chiesto di fare

Già che siamo in argomento, saremmo curiosi di sapere qualcosa circa “l’ultimo dei Mohicani” di Porta Galliana. Anche nel suo caso, a occhio e croce, si direbbe che la “zona critica radicale” non sia stata affatto rispettata. Non sembra che se la passi troppo bene. Pare quasi che con il ramo spezzato (da cosa?) saluti. Speriamo solo che non sia un saluto premonitore…

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