Più di sessanta azionisti ex Carim chiedono a Crédit Agricole di essere risarciti

Più di sessanta azionisti ex Carim chiedono a Crédit Agricole di essere risarciti

Il credito e il gattopardo: le banche cambiano ma i problemi restano.

Un nutrito gruppo di azionisti della ex banca Carim ha inviato a Crédit Agricole una diffida che solleva questioni di un certo peso: viene messo in discussione il modo in cui è stato determinato il corrispettivo di adesione all'Opa (0,194 euro) e la decisione di fissare a 0,032 azioni ordinarie Crédit Agricole Cariparma il valore di una azione Carim. Ma ci sono anche rilievi sull'ultimo bilancio del "forziere" in mani riminesi, compreso il destino delle opere d'arte (l'Astronomicon e altro) di sua proprietà.

Oltre una sessantina di azionisti della fu Cassa di Risparmio di Rimini (incorporata per fusione in Crédit Agricole Cariparma), alcuni dei quali hanno deciso di disfarsi delle loro azioni in occasione dell’Opa, ma che in larga parte ne sono ancora titolari, circa un mese fa hanno inviato alla banca presieduta da Ariberto Fassati una formale diffida (l’avvocato che se ne occupa è Davide Lombardi, che da tempo segue le vicende di banca Carim, in particolare a tutela dei piccoli azionisti). In buona sostanza, mettono in discussione sia il corrispettivo a suo tempo calcolato di adesione all’Opa e sia quello del concambio. E chiedono il risarcimento del danno subito perché hanno visto volatilizzarsi il valore delle azioni che detenevano, in alcuni casi “pacchetti” davvero importanti ridotti ad un pugno di mosche o quasi. Ora sono in attesa di una risposta da Crédit Agricole Cariparma, ma sono pronti a percorrere ogni via giudiziaria per vedere accolte le loro richieste.

Cosa contestano questi azionisti? Anzitutto il valore di 0,194 euro per azione e, nel caso del concambio, la decisione di fissare a 0,032 azioni ordinarie Crédit Agricole Cariparma il valore di una azione Carim (in pratica chi aveva 1.000 azioni della vecchia banca se ne è viste assegnare 32 di quella nuova). Si tratta di “valori palesemente falsati e non corrispondenti in alcuna maniera alla reale rispondenza del valore delle azioni coinvolte”, si legge nella diffida.
I rilievi mossi sono pesanti. Anzitutto, si sostiene che banca Carim è andata al di là di un’azione informativa nei confronti dei propri azionisti, e con la lettera a loro recapitata nell’aprile dello scorso anno, avrebbe perorato “in maniera del tutto anomala ed impropria l’adesione all’Opa” lanciata da Crédit Agricole. Sostanzialmente si sarebbe trattato di una “sollecitazione al disinvestimento”. E ciò emergerebbe non solo dal tono della lettera ma anche da telefonate arrivate direttamente agli azionisti “esercitando esortazioni, ammonimenti e pressioni indebite affinché cedessero le proprie azioni”. E come prova vengono citate centinaia di testimonianze. Per “convincere” gli ex azionisti di Carim ad aderire all’Opa, si segnala ad esempio che sarebbe stato fatto pesare l’argomento che “le azioni di Crédit Agricole Cariparma spa non sono e non saranno negoziate su un mercato regolamentato, né su un sistema multilaterale di negoziazione, né attraverso altre modalità, rimanendo pertanto illiquide”: questo ha messo nero su bianco la lettera di Carim agli azionisti. Come poteva, banca Carim, asserire con certezza che “i titoli di altra persona giuridica (socio di maggioranza), non sarebbero stati quotati in borsa né fatti transitare in alcuna piattaforma di scambio, neppure in futuro”?, incalza la diffida.

Non solo. Già all’epoca Carim indicava “come certo l’indice di concambio che avrebbe interessato l’imminente operazione di fusione”, individuandolo esattamente in quel 0,032 che solo in seguito sarebbe stato ratificato. Perché è vero che il valore di concambio di 0,032 era già circolato nel comunicato stampa di offerente ed emittente dell’8 febbraio 2018, ma si trattava di una “mera ipotesi contenuta nel progetto di fusione e non l’esito definitivo dell’iter giuridico-istituzionale che la legge prevede per determinarlo”, che evidentemente si sarebbe concluso solo in seguito. Risulta poi anomalo, sempre secondo la diffida presentata dal nutrito gruppo di azionisti, che il valore di 0,032 sia stato ratificato pari pari, con lo stesso identico coefficiente stabilito da Carim e Crédit Agricole, dall’esperto nominato dal Tribunale: “pare una coincidenza difficilmente credibile” che “in un calcolo così complesso e legato alla ponderazione di innumerevoli ed eterogenei fattori, si sia raggiunto lo stesso risultato fino all’ultimo decimale”. Finita? No. Ci sarebbero anche “conflitti di interesse” che pur essendo citati nel “Documento d’offerta” sia in capo a Carim che a Crédit Agricole, non sono stati minimamente menzionati nella solita lettera dell’aprile 2018.

Infine la scelta da parte di membri del CdA di Banca Carim dell’advisor, ovvero la società di consulenza che ha storicamente corroborato i dati dell’operazione (soggetto diverso e che ha preceduto anche il lavoro dell’esperto nominato dal Tribunale delle imprese di Bologna), non sarebbe in linea con i requisiti di indipendenza previsti dalla legge, in quanto già consulente finanziario di Carim nel 2017, mentre l’incarico di esperto indipendente non può essere conferito a soggetti che fra l’altro abbiano avuto rapporti professionali nel triennio antecedente con chi rilascia loro il mandato. E che dire del fatto che l’incarico è stato conferito all’advisor il 29 marzo e il parere di quest’ultimo è stato reso il 5 aprile? Un tempo troppo breve per “un incarico di tale delicatezza e vastità”.

Altri due importanti rilievi gli azionisti di ex banca Carim mettono sul piatto, entrambi ascrivibili al tema del bilancio. Il primo. Nell’ultimo bilancio Carim non sono stati inseriti i crediti (“uno se non il maggior asset creditorio della banca”) ascrivibili alla mala gestio che sarebbe imputabile agli ex amministratori e dirigenti dell’istituto di piazza Ferrari. Né poco né tanto. Zero. E nonostante il processo penale di primo grado si sia concluso con delle assoluzioni ed una pronuncia di intervenuta prescrizione del reato per l’ultimo episodio di falso in bilancio, è imminente l’appello, e comunque – viene sottolineato anche nella diffida – è stato attestato nella perizia disposta dal Tribunale di Rimini “dal punto di vista meramente contabile come i bilanci d’esercizio 2009 e 2010 riportavano dati fondamentali (utile-perdita e patrimonio netto) pesantemente alterati e non rispondenti al vero ben oltre le soglie percentuali allora previste dalla disciplina penalistica settoriale”.
Il secondo. Le opere d’arte della ex Carim sono state quantificate nel bilancio della banca oppure no? “Deve stigmatizzarsi l’impossibilità di rintracciare nell’attivo anche alcuni beni materiali di significativo valore, come le innumerevoli opere d’arte acquisite nel corso di lunghissimi anni al patrimonio societario”. E qui si cita l’inchiesta giornalistica di Rimini 2.0 sull’Astronomicon di Basinio da Parma e più in generale sul tesoro artistico rappresentato soprattutto da quadri di enorme valore anche economico.

L’Astronomicon è passato a Crédit Agricole: Carim si è fatta soffiare anche il prezioso codice di Basinio da Parma

Il tesoretto della Fondazione Carim: circa 5 mln di euro il valore delle opere d’arte depositate ai Musei comunali

Va detto che lo scorso maggio il notaio Fernando Maria Pelliccioni ha annunciato che l’Astronomicon sarebbe stato depositato da Crédit Agricole, ma non donato, presso la Gambalunga, ma fino a pochi giorni fa ad una nostra verifica con i responsabili della biblioteca, il prezioso codice non risultava ancora transitato da piazza Ferrari al civico 27 di via Gambalunga, sebbene la distanza superi di poco i 100 metri.

L’Astronomicon di Basinio da Parma sarà custodito nella biblioteca Gambalunga

Cosa chiedono alla fine gli azionisti “spogliati” del valore che le loro azioni avevano prima della fusione? Che Crédit Agricole reintegri o comunque risarcisca “coloro che hanno aderito all’Opa”; ridetermini “l’effettivo valore del concambio” e configuri “il corretto rapporto di attribuzione di azioni in capo agli ex titolari di azioni banca Carim spa ai fini del ristoro dei danni”, fino “a risarcire il danno emergente costituito dal minor valore attribuito alle azioni della società incorporata e al conseguente pregiudizio subito dai loro titolari nel rapporto di concambio”. Bisognerà attendere la risposta di Crédit Agricole per ipotizzare il sequel, ma al momento si può senz’altro dire che la vicenda del frettoloso funerale di Carim potrebbe riaprirsi, con conseguenze difficilmente immaginabili.

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