Quanti gay vivono a Rimini?

Quanti gay vivono a Rimini?

150 iscrizioni all’Arcigay solo nel 2016. Circa 2000 coloro che fanno parte dell'associazione e che risiedono in provincia. Ma secondo una stima attendibile sono quasi 17 mila i gay che vivono nel riminese.

Il grafico mostra tre stime del numero di omosessuali che vivono nella provincia di Rimini. I primi due istogrammi mostrano il numero di iscritti all’Arcigay, la più importante associazione nazionale di persone LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali). Il terzo indica le stime ricavate da una ricerca svolta dall’Istat nel 2011. Il quarto riporta i numeri ricavati dal Rapporto Kinsey, una ricerca svolta negli Stati Uniti e pubblicata nel 1948.

A Rimini, nel 2016 sono state effettuate ben 150 iscrizioni all’Arcigay ma nella provincia risiedono circa 2000 appartenenti all’associazione, la maggior parte dei quali si sono iscritti da altre parti d’Italia. 
L’Istat stima che le persone che si dichiarano omosessuali nel nostro Paese siano il 2,4% della popolazione. Dato che gli abitanti della provincia di Rimini sono 336.285, si può calcolare che i gay dichiarati siano un po’ più di 8000. Inoltre, sempre secondo l’Istat, il 6,7% degli italiani ha avuto, occasionalmente rapporti sessuali con persone dello stesso sesso o ha provato sentimenti e attrazioni omosessuali. A Rimini, queste persone, che non si ritengono omosessuali e che hanno anche relazioni eterosessuali, dovrebbero essere circa 14.500. 
Secondo il Rapporto Kinsey, il 5% della popolazione mondiale è omosessuale, una stima che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) considera attendibile. In base a questo dato, in provincia di Rimini vivono 16.800 gay. Inoltre, il rapporto Kinsey dice altrettante persone hanno principalmente rapporti e sentimenti omosessuali, anche se a volte vivono relazioni con persone del sesso opposto. 
Come si spiega la differenza tra le diverse stime? È naturale che non tutti gli omosessuali dichiarati siano interessati alle attività dell’Arcigay. La distanza tra la percentuale indicata dall’Istat (2,4%) e quella, più che doppia, che risulta dal rapporto Kinsey (5%) deriva dai metodi con cui sono state realizzate le due ricerche: l’Istat ha raccolto i dati mediante interviste telefoniche, mentre il dottor Alfred Kinsey e i suoi collaboratori hanno effettuato colloqui individuali, sotto il vincolo del segreto professionale. Inoltre il 15% del campione scelto dall’Istat si è rifiutato di rispondere alla domanda sul proprio orientamento sessuale. È logico pensare che, in un colloquio a porte chiuse con un ricercatore, invece, gli intervistati siano stati più disponibili a dire la verità, anche su un argomento estremamente personale.
Secondo l’Istat, inoltre, il 61,3% dei cittadini tra i 18 e i 74 anni ritiene che in Italia gli omosessuali siano molto o abbastanza discriminati. È un motivo più che valido per non voler rivelare il proprio orientamento sessuale a un anonimo intervistatore telefonico.

Negli anni 80 in Riviera il clima era questo.

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