Retroscena: i giochi sulla “nuova questura” sono partiti 8 mesi fa

Retroscena: i giochi sulla “nuova questura” sono partiti 8 mesi fa

Mentre il sindaco Gnassi faceva campagna elettorale a favore di Bonaccini, con tanto di sceneggiata del citofono, il progetto che ha reso pubblico solo dopo l'esito del voto era già consolidato. Ma l'ha tenuto segreto a tutti, anche alla sua maggioranza. Le tante domande senza risposta che si aprono adesso. Un pasticcio che contraddice scelte già ratificate.

Come minimo è un pasticcio. Può diventare una buccia di banana per la giunta e in modo particolare per il sindaco Andrea Gnassi. La vicenda ha ancora contorni abbastanza fumosi, in parte svelati dal consigliere di maggioranza ed ex segretario provinciale del Pd Juri Magrini.

Bisogna partire dal comunicato dell’amministrazione comunale che risale a tre giorni fa. “Con delibera approvata in seduta odierna, la Giunta comunale di Rimini ha approvato il Programma integrato di Edilizia residenziale Sociale (Piers) per aderire, entro i termini previsti, alla raccolta delle diverse manifestazioni di interesse territoriali, disposta dalla Regione Emilia Romagna con la delibera 2322 dello scorso novembre. Con questo atto, l’Amministrazione comunale sonda la possibilità di accedere a un finanziamento regionale per la costruzione di alloggi in edilizia residenziale pubblica e sociale, volendo anche rigenerare parti urbane che versano in situazioni di particolare precarietà. L’area scelta è quella con una superficie utile di 2.265 metri quadrati, da acquisire tramite esproprio o accordo bonario, sulla quale sussisteva dal 1999 il Piano Attuativo relativo al programma ‘Nuova Questura di Rimini’, in seguito revocato a causa delle gravi inadempienze del proprietario esecutore di un immobile che mai è stato utilizzato in questi anni come sede della Polizia di Stato”.

C’è poi il passaggio che, alla luce di quello che sveleremo più avanti, merita grossi riflettori accesi: “Le ultime vicende – che hanno visto nei fatti tra 2018 e 2019 il Ministero dell’Interno clamorosamente abdicare all’impegno già preso per l’utilizzo dell’edifico a Cittadella della Sicurezza, procurando un serio e tangibile danno ala comunità riminese e alle forze dell’ordine qui di stanza – vedono ora la concreta possibilità di trasferire rapidamente gli stessi obiettivi logistici nell’immobile della ex caserma militare ‘Giulio Cesare’. Allo stesso tempo, ciò determina la possibilità o meglio la necessità di riqualificare il quadrante originale ex Dama/Nuova Questura, impiegando le aree del piano attuativo già revocato, racchiuso tra le vie Giovanni Pascoli – Ugo Bassi – IX Febbraio 1849 e Flaminia, a potenziale superficie per edilizia sociale per un totale di 36 alloggi. Questo attraverso una spesa di 6,6 milioni di euro, il 20 per cento della quale (1,1 milioni di euro) finanziato da Comune di Rimini e Acer, e il resto dalle risorse del bando regionale per il quale è stata presentata manifestazione d’interesse”.

In chiusura viene sottolineato che “l’amministrazione comunale vuole semplicemente verificare la possibilità di accedere a un canale di finanziamento specificatamente dedicato all’edilizia popolare, su una partita di pianificazione strategica molto più vasta e complessa e che dovrà essere oggetto, prima di approdare al vaglio del Consiglio comunale, di adeguati approfondimenti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Approfondimenti e percorso partecipativo per arrivare a un eventuale Piano particolareggiato che, come prevede il bando regionale presuppone anche la partecipazione degli abitanti per definire gli interventi in concorso di progettazione per le azioni previste. Si parte dal ‘tradimento’ dello Stato italiano sulla Cittadella della Sicurezza, si transita dalla reale opportunità ora offerta dalla ex caserma ‘Giulio Cesare’ ad ospitare la sede delle forze dell’ordine, e si passa anche dalla rigenerazione di un’area oggi a forte rischio degrado come quella di via Ugo Bassi, per colpa della scandalosa storia della nuova Questura, rimasta lì, sul groppone della città e dei cittadini per colpe non proprie”.

Passa un giorno e (il 18 febbraio) Magrini fa pelo e contropelo all’annuncio della giunta. “Non sosterrò questa operazione”. Spiega che:

1) la giunta ha portato a conoscenza della maggioranza solo sabato 15 febbraio alle 11 la decisione di procedere con una delibera (adottata due giorni dopo, proprio alla scadenza dei termini del bando regionale) su questa delicata e ingarbugliata partita, “senza neppure informare che era stato preparato un piano elaborato da mesi a cui hanno lavorato tecnici, presumo pagati, e l’ACER che però ha approvato la delibera, anche quella in fretta e furia, venerdì 13.02.2020”;

2) il confronto all’interno della maggioranza non c’è stato (ma questo non è una novità su tante questioni, decise solo dalla giunta e ancor più dal suo capo, ndr) – fa notare Magrini – su un aspetto cruciale: “Quali aree sarebbero potute essere interessate da questo bando regionale, quali edifici, visto che il bando prevede anche la possibilità di acquistare immobili degradati e in disuso”. Esempio, argomenta Magrini, “perché non comprare alcuni ex hotel fatiscenti a monte della ferrovia, fuori fascia turistica, che creano degrado in alcune parti del territorio comunale? Quale sviluppo urbanistico e quali funzioni sviluppare o togliere nel quadrante di città che afferisce allo stadio-questura-caserma, perché non incrementare per esempio proprio lì aree verdi?”. Se non è questo un argomento da sviscerare all’interno del gruppo di maggioranza, quale?;

3) invece la giunta ha deciso per tutta la maggioranza che l’area da far rientrare nel bando regionale è quella che comprende la nuova questura. “E’ stata ripresentata la scheda 8.14 del PRG che era stata ritirata giustamente (non si trova più nelle NTA del PRG) dopo che la società DA.MA (e successivi responsabili della stessa), si era resa indisponibile a trovare un accordo col Ministero per l’affitto della Questura. Infatti quella scheda e quel piano integrato avevano in sé un “motore immobiliare” che serviva per pagare il costo di costruzione della funzione pubblica Questura”;

4) Prosegue Magrini che “invece di ripianificare in riduzione l’area” della nuova Questura, ormai spogliata della funzione “cittadella della sicurezza” che pare venga dirottata all’interno della caserma Giulio Cesare, “si è riproposta la stessa logica edificatoria, anzi si incrementa il residenziale (pubblico e privato) da 4.900 mq a 18.809 mq. Qualcuno potrebbe dire che si riducono complessivamente le superfici, vero, ma le superfici di previsione non quelle esistenti e comunque le superfici della Questura volano nella Giulio Cesare e non spariscono”. Alla faccia di “basta consumo del territorio”, aggiungiamo noi, lo slogan che ha fatto la fortuna politica del sindaco Gnassi (l’ha ripetuto anche al convegno sulla criminalità che si è tenuto venerdì scorso, vantandosi di avere inaugurato una nuova stagione urbanistica non più “contrattata”);

5) il piano partorito dalla giunta e che ha fatto arrabbiare Magrini, contiene anche “l’idea di spostare gli uffici del Comune proprio in quell’area, senza considerare che il Consiglio Comunale pochi mesi fa aveva approvato un protocollo con le Ferrovie dello Stato” per collocare gli uffici comunali nel perimetro della stazione. “Presumo che nessuno abbia avvisato RFI e che si dovrà a questo punto rivedere tutto il protocollo (qui). Non contenti si è pensato di incrementare anche il commerciale di una dimensione indefinita ma presumo di qualche migliaia di mq per potenziare lo stadio. In sostanza dietro ai rendering ben confezionati, ci sono scelte non fatte dagli organismi deputati o fatte solo da qualcuno, miopie forse volute e scelte che a questo punto è probabile diventino obbligate. La cosa curiosa in conclusione è che si sta facendo i conti senza l’oste perché di tutte le aree interessate della “ex Questura” il Comune ed Acer non possiedono neppure un filo d’erba“.

La delibera di giunta che lo scorso luglio incarica Acer di delineare un programma per insediare o ristrutturare complessi abitativi di edilizia sociale e popolare nella zona della nuova Questura

Magrini fa riferimento ad Acer ma non spiega tutto. Ecco il pregresso. Con una delibera del 23 luglio dello scorso anno (passata inosservata ai più, anche perché il titolo non lasciava presagire nulla di quello che è venuto a galla negli ultimi giorni: “Incarico ad Acer per la delineazione di un programma inteso a insediare o ristrutturare complessi abitativi di edilizia sociale e popolare”), richiamandosi alla convenzione approvata un mese prima dal consiglio comunale “per l’affidamento in concessione ad ACER della gestione e manutenzione dei propri immobili di edilizia residenziale pubblica”, la giunta ha incaricato l’ente presieduto da Riccardo Fabbri di stendere il progetto che in fretta e furia Gnassi ha deciso di far partecipare alla manifestazione d’interesse regionale. La delibera di giunta del 23 luglio 2019 motiva così: “di affidare ad Acer Rimini il compito di delineare un programma inteso a insediare o ristrutturare complessi abitativi di edilizia sociale e popolare nell’ambito urbano intorno alla stadio Romeo Neri racchiuso tra le vie Giovanni Pascoli – Ugo Bassi – IX febbraio 1849 e Flaminia“. Fra l’altro l’incarico è costato parecchio: sono state previste risorse “per compensare Acer Rimini di tale attività – entro il limite di € 40.000, da rendicontare sulla base dei costi effettivamente sostenuti”. A disposizione di Acer c’erano 40mila euro. In questo modo, affidando all’Azienda Casa l’onere di elaborare il progetto, tutto è stato tenuto fuori da palazzo Garampi. Chissà se è stato tenuto fuori anche da Acer, nel senso che si è proceduto con un incarico esterno. Con delibera di giunta del 30 dicembre 2019 sono stati previsti altri 20mila euro a favore di Acer per “una serie di indagini, studi e prospettazioni: valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale, relazione geotecnica, zonizzazione acustica (adeguamento), piano particellare, rilievo topografico” e altro sempre per l’area in questione.

Ma quel che conta di più, è che a questo punto si aprono tutta una serie di interrogativi. Perché il sindaco Gnassi, che già nel luglio del 2019 aveva impacchettato il piano B, coinvolgendo anche Acer, nel frattempo ha continuato a sbraitare sulla nuova Questura senza dire nulla del progetto di “riqualificazione dell’area ex Dama”? Perché anche in campagna elettorale in vista del voto regionale ha sfruttato l’argomento in chiave anti-Salvini (con tanto di sceneggiata al citofono), senza scoprire le carte, aspettando l’esito delle elezioni per comunicare le sue intenzioni sull’area della nuova Questura?

Il cemento e il commerciale (a beneficio di chi?) in zona stadio e questura sembrano andare nella direzione ipotizzata dall’ex liquidatore di Da.Ma., Guerrino Mosconi, già parecchi anni addietro, quando disse di essere in contatto con “una società interessata alla nuova Questura, pronta a mettere sul tavolo 10 milioni di euro per ristrutturare l’edificio più una fidejussione di altri 10 milioni a garanzia e, in cambio, chiede lo sblocco della lottizzazione”. Ma davanti a questa proposta il sindaco Gnassi ha fatto sempre muro, senza nemmeno sedersi al tavolo del confronto con il liquidatore. Cosa è cambiato nel frattempo? Sono in ballo nuovi rapporti con soggetti interessati alla Questura di via Bassi?

Non solo. Come fa l’amministrazione comunale a parlare di spostamento della cittadella della sicurezza nella caserma Giulio Cesare, non risultando al momento atti ufficiali che consentano di percorrere questa strada? Va ricordato poi che palazzo Garampi ha speso 600mila euro per trasferire il centro per l’impiego in via Farini e che per poter accogliere gli uffici della polizia di Stato in piazzale Bormaccini per un periodo di 9 più 9 anni, lo stabile è in corso di ristrutturazione, con tanto di delibera di giunta che avalla il cambio di destinazione ad uffici, la monetizzazione degli standard di parcheggi mancanti, la realizzazione della recinzione ed altro. Come ha scritto Magrini nel suo post su Facebook, “la motivazione dell’urgenza pare essere la conferma, senza atti, che lo Stato, il Governo, chi? abbia assicurato che la Questura si sposterà alla caserma Giulio Cesare. Bene, quando vi sarà un atto ufficiale si potrà procedere, anche perché in questi giorni sono in corso i lavori in piazzale Bornaccini per spostare lì la Questura con tanto di contratto d’affitto”.

Infine la domanda delle cento pistole: perché il Comune di Rimini pensa solo oggi alla possibilità dell’esproprio per entrare in possesso dell’area sulla quale sussisteva dal 1999 il Piano Attuativo relativo alla nuova Questura? Come si ricorderà, furono in tanti, dai banchi della minoranza (Alessandro Ravaglioli), ma anche all’esterno, a sostenere che l’amministrazione avrebbe dovuto farlo già da tempo (dal 2008 secondo l’avvocato Davide Lombardi).

Si dice che al burrascoso incontro di maggioranza non ci sia stato solo Magrini a prendere le distanze dal progetto. Ma chi ha protestato si è dovuto accontentare di farlo davanti al capo di gabinetto e all’assessore competente, visto che il sindaco era assente.

La delibera di giunta del 17 febbraio non è stata ancora resa pubblica mentre rappresenta un tassello importante per far luce su tutta l’operazione. Ancora avvolta dal mistero.

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