Rimini città d’arte?

Rimini città d’arte?

Noi secondo il sindaco dovremmo rivaleggiare con Roma, Venezia, Firenze...

Lasciamo stare che solo un idiota come il bullo del lungarno poteva pensare che, essendo nel mirino di Pd e magistratura “indipendente” per aver lasciato il Pd e fondato un partito, potesse comprarsi una villa milionaria sulle colline di Firenze e passarla liscia.
Intendiamoci: io sono un garantista assoluto, quindi Matteo Renzi fino a prova giudiziaria è innocente.
Ma un politico non può essere così stupido, oltre che idiota, da esporsi a quel modo.
Datoché per comunisti ed ex-comunisti soprattutto la politica è sangue e merda e la vendetta è un piatto da gustare freddo.
Dice poi Matteo Renzi che, secondo il dettato costituzionale, non possono essere i giudici a decidere cos’è un partito e Open, effettivamente, è una fondazione, non un partito.
Ma a parte la contiguità tra Open e Leopolda Viva, il problema è un altro.
Perché è proprio a partire dalla “questione morale” di Enrico Berlinguer che col tempo si sono prodotti moralismo, giustizialismo e protagonismo da uomo solo al comando e chi non è con me peste lo colga.
Protagonismo che ha distrutto la politica tutta e con essa partiti ormai ex-costituzionali, ridotti a bande armate senza più cervello né identità culturale.
Essendo loro unico tratto distintivo l’identificazione col capo cui credere obbedire combattere senza dibattito né democrazia interna: esattamente l’opposto del modo con cui la costituzione definisce i partiti.
Nei quali oggi il Duce ha sempre ragione.
Tutti tranne Zingaretti, che con quell’aria da Politburo stalinista anni ’60, si trova ad interpretare il ruolo del Capo senza partito in grado di garantire un minimo di Centralismo Democratico di cui vivevano i comunisti fino al crollo del muro.
O come vive quel pover’uomo di Bonaccini che, subendo la stessa contraddizione del partito che non c’è, ha fatto un manifesto elettorale da pompe funebri per cui potrà sempre dire: io non c’ero.
Di idiozia in idiozia, m’è arrivato l’altro giorno un depliant del comune che inneggia a “RIMINI CITTA’ D’ARTE”.
Come dire che Rimini potrà e dovrà rivaleggiare e attrarre più turisti di Roma, Venezia e Firenze messe assieme, e solo per motivi culturali.
Quando la cultura dalle nostre parti è sempre stata roba che si mangia se non altro perché, distrutta dalle bombe dell’ultima guerra, ricostruita da capomastri e geometri anni ’50, Rimini, la mia adorata città, è stata ridotta a un ammasso di cemento e mattonelle Iris che l’anno fatta diventare (per colpa di predecessori e compagni di Gnassi) la città più brutta d’Italia.
E noi secondo il sindaco dovremmo rivaleggiare con Roma, Venezia, Firenze ecc.?
E’ come se il primo cittadino di Milano si inventasse da un giorno all’altro, per la sua città, l’etichetta di “posto di mare” per incrementare i flussi turistici.
Come mai tanta insipienza?
Perché anche Gnazi, da uomo solo al comando come Renzi e Berlinguer, ha distrutto il partito aprés moi le déluge, facendo fuori tutti quelli che, dicendogli di non fare cazzate, forse potevano impedirgli di farle.
Di qui, solo di qui, “RIMINI CITTA’ D’ARTE” che, se i miei concittadini avessero un po’ di cervello, dovrebbero scompisciarsi dalle risate invece di continuare a dire che questo è un sindaco “che fa”.
Certo che fa, ma nella maniera sbagliata e noi a pagare.

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